Crossroads è il nuovo spazio del Nido dedicato ad argomenti trasversali alle classificazioni canoniche, dove riflettere su transmedialità e mutamenti dell’immaginario. Quale migliore occasione, allora, per commentare la notizia della settimana, quella che sta tenendo banco tanto negli ambiti finanziari che in quelli più squisitamente artistico-collezionistici? In effetti da quando si è saputo che la Walt Disney Company ha acquisito la Marvel Comics, addetti ai lavori ed appassionati si sono lanciati in una ridda di ipotesi circa il futuro dei due marchi, manifestando soprattutto una forte preoccupazione per il futuro de L’Uomo Ragno & Co. Il nodo del contendere verte infatti sulla presunta incompatibilità dei due universi, fatto che renderebbe l’acquisizione rischiosa per la Casa delle Idee, che potrebbe subire un “ammorbidimento” di toni e tematiche da parte della “buonista” Disney.
Ora, mi pare che elementi in grado di smentire questa tesi ce ne siano più d'uno e anch’essi di varia natura. Innanzitutto non vanno sottovalutate le ragioni più squisitamente commerciali, ovvero il fatto che la Disney con questa operazione vede praticamente risolto uno dei problemi cronici per le major alla perenne ricerca di brand in grado di assicurare loro il consenso: avere a disposizione la casa leader nel settore del fumetto di supereroi, infatti, già mette al riparo Topolino & Co. dal problema di spremersi le proverbiali meningi per allargare il campo d’azione abbracciando un pubblico sempre più ampio.
Ma la prospettiva che più risulta interessante in questo caso non è quella disneyana, quanto quella propria della Marvel: sussistono infatti i presupposti perché questo incontro, annunciato con grande sorpresa generale, fosse invece già scritto nel percorso editoriale della Casa delle Idee. Il primo input in questo caso ci viene fornito dal bell’editoriale che Giorgio Lavagna ha dedicato all’evoluzione del personaggio femminile nei comic americani, comparso sul numero 24 della collana “Super Eroi le grandi saghe” della Gazzetta dello Sport (di cui avevo scritto a proposito della Guerra Kree-Skrull). Lavagna, infatti, evidenzia la natura eminentemente disneyana di alcuni meccanismi seriali del fumetto di supereroi, lasciando intendere una dinamica tipica dei comic americani che proprio nella Disney trova la sua matrice primaria. Ecco un passaggio:
"Il disegno del fumetto supereroico tradizionale non è precisamente realistico. Obbedisce a canoni simili a quelli disneyani. In un contesto così stilizzato, non è che il sesso sia escluso: proprio non esiste. Come fra i personaggi della banda Disney, nei supereroi si è sempre eluso il legame di sangue. I genitori, rei di aver copulato almeno una volta per generare l’eroe, immancabilmente sono morti, sostituiti da figure putative. Batman è orfano, Superman orfano e figlio adottivo, Spider-Man – come Qui, Quo e Qua – viene cresciuto dagli zii. Le donne – tutte single e in carriera – sono fidanzate con gli eroi e praticano la più rigida astinenza sessuale – che è d’obbligo, visto che i supereroi sono chiaramente e visibilmente privi degli attributi necessari."
In realtà è abbastanza evidente come alla base ci sia un certo puritanesimo di marca squisitamente americana, ma il confronto è pregnante e indovinato: si potrebbe anche aggiungere la tendenza a una evoluzione priva di crescita, che vede tanto i supereroi Marvel quanto i personaggi disneyani accomunati dall’essere sempre “bloccati” in un eterno presente. Sono d'altronde meccanismi tipici del fumetto universale, e servono a ricordarci come in fondo la Disney (più di tante altre major che magari sarebbero state preferite da parte del fandom) sia profondamente radicata anche nel mercato delle nuvole di carta, di cui conosce bene le dinamiche e per questo viaggia su una lunghezza d'onda ideale per la Marvel: la distanza apparentemente insormontabile fra i due universi, come si può notare, già si riduce.
Dove però il punto d’incontro fra le due realtà appare inevitabile è sul versante squisitamente progettuale: la Marvel Comics da tempo si è distinta per una politica volta al superamento della pagina scritta e per l’applicazione delle sue Idee in un contesto transmediale. Non è un mistero che la terribile crisi di fine anni Novanta sia stata superata in larga parte aprendo il parco testate a uno sfruttamento che ha abbracciato altre forme espressive, in particolare cartoni animati e cinema. Quello con il grande schermo è anzi oggi un settore la cui influenza non è stata appieno valutata da un fandom spesso preoccupato unicamente di astratti concetti di fedeltà. Al pari dei Transformers (guarda caso altro brand artisticamente gestito in prima battuta proprio dalla Marvel), l’universo dei supereroi attraversa attualmente una fase di ridefinizione nel formato Live Action che ha poi una ricaduta anche sui fumetti: basterà pensare al caso Iron-Man, che, spinto dal successo del film cinematografico, ha ottenuto una seconda giovinezza anche nei fumetti, diventando un personaggio principale dell’universo Marvel. A questo si somma l’idea abbozzata con il progetto dei Vendicatori, mirato a trasportare su grande schermo l’idea della continuity, con pellicole che si rincorrono in un insieme di riferimenti incrociati. E’ lecito pensare che la vera intenzione del progetto sia quella di fare del cinema un sistema in grado di far evolvere i concept di base per dare vita a una ulteriore evoluzione dei personaggi, in linea con i vari reboot che ciclicamente si possono leggere nei fumetti. Il che testimonia l’idea di investire su una forma di autentico intrattenimento transmediale, dove tutte le propaggini audiovisive di un’idea nata sulla carta intrattengano con la medesima un rapporto dialettico proficuo e in grado di rendere l’universo di base ancora più composito.
Chiaramente per realizzare un progetto del genere occorre alle spalle una struttura produttiva solida, e la Disney potrebbe servire proprio allo scopo. Lo scenario che dunque si va profilando potrebbe confermare le ipotesi di chi riteneva il cinecomic non soltanto la moda di un momento, ma un genere in grado di rivoluzionare il cinema dall’interno ridefinendo i contorni dell’immaginario globale.
E’ quindi ancora presto per capire se il futuro sarà o meno roseo, ma di certo le premesse perché risulti interessante ci sono. Nel frattempo vi rimando alle divertenti ipotesi di cross-over fra Marvel e Disney visibili al primo dei link sottoindicati.
Photoshop Contest di Worth1000 sui personaggi Marvel e Disney
La notizia sul sito della Panini/Marvel Italia
La notizia sul sito della Marvel Comics (in inglese)
La notizia sul sito della Walt Disney Company (in inglese)
Le previsioni di Marco Lupoi di Marvel Italia
Le ipotesi di BadTaste
Marvel Comics su Wikipedia
The Walt Disney Company su Wikipedia
5 commenti:
Da un punto di vista industriale è una mossa molto interessante, che non si sa ancora come si tradurrà in senso artistico -- stiamo a guardare.
Da un punto di vista culturale la scomparsa di diversi assetti proprietari è indice di uno scarso pluralismo che non porta a niente di buono.
Il dirigente che nega di pubblicare un mio fumetto alla Marvel è lo stesso che me lo ha negato alla Disney...
Per delle joint venture produttive in campo cinematografico non c'è bisogno di un'acquisizione proprietaria...
Come per l'acquisto di Emi da parte di Sony in campo musicale io pavento questa mostruosità editoriale poco democratica, niente affatto pluralista e sbilanciata nel compromesso del guadagno facile, del guadagno a tutti i costi.
In realtà la mia riflessione intende essere soprattutto fenomenologica e volta ad analizzare le tracce di un percorso che, come ho scritto, ritengo fosse già scritto nelle scelte effettuate da Marvel tanti anni addietro.
Scelte che, come tali, smentiscono le accuse di incompatibilità fra i due universi.
Quanto a previsioni, problematiche occupazionali o di pluralismo è un tema che non ho toccato, lo fanno e lo faranno altri più competenti: preferisco aspettare l'evolversi degli eventi e giudicare a posteriori.
Cioè giudicare quando il danno sarà fatto?
Non ci vuole una laurea in economia per sapere che le fusioni e le acquisizioni causano sempre un bel numero di disoccupati...
So di ripetermi, ma ribadisco che le problematiche occupazionali non sono al centro del mio articolo, che resta una riflessione su aspetti che in generale ho visto poco (o nulla) trattati, perché sopravanzati o da fantasiose ipotesi su cross-over improbabili fra Spider-Man e Super Pippo (non è uno scherzo) o proprio da analisi di tipo economico.
E pertanto rimando a chi ha affrontato i problemi economici sicuramente con molta più competenza di quanto avrei mai potuto fare io.
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