"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 30 marzo 2017

Il manga: Storie e universi del fumetto giapponese

Il manga: Storie e universi del fumetto giapponese

Difficile, in Italia, tentare un confronto sereno sul fumetto giapponese, per molti motivi: in primo luogo per l'impressionante mole di materiale prodotto lungo i vari decenni nell'Arcipelago, e per una forma di mercato organizzato secondo una tale logica industriale da travalicare le facili classificazioni all'Occidentale. Il manga di per sé è infatti diviso in pubblici specifici, generi codificati, ma allo stesso tempo è “aperto” a contaminazioni che finiscono naturalmente per andare oltre gli incasellamenti imposti dal rispetto delle regole tradizionali.

Come se non bastasse, a queste motivazioni intrinseche del mezzo si unisce la particolare dicotomia di un pubblico italiano diviso fra la passione smodata dei cultori, che nell'esaltazione acritica ne deprimono le reali potenzialità rinchiudendole in una fruizione totalmente autoreferenziale; e la diffidenza degli osservatori più distaccati, che appiattiscono il dibattito su sterili confronti con il fumetto occidentale e con la sua presunta maggiore levatura “artistica”, il tutto, ca va sans dire, in un'ottica di assoluta generalizzazione. A corollario possiamo aggiungere anche il rapporto di minoranza che il fumetto nipponico patisce rispetto all'animazione, che per prima ha determinato l'imprinting delle storie giapponesi sulla società italiana e europea.

Il saggio di Jean-Marie Bouissou arriva quindi a colmare un vuoto critico sintetizzato da queste problematiche e lo fa in maniera assolutamente mirabile. L'autore, pur non nascondendo la sua passione per la materia, incarna alla perfezione un punto di vista decentrato quale può essere quello di un europeo adulto (è sulla sessantina), perfettamente consapevole della sua storia e della sua cultura, che si confronta in modo fecondo con una forma espressiva altra, cogliendone in questo modo il variegato insieme di peculiarità.

Bouissou, infatti, riesce a riassumere le fasi storiche che hanno visto il manga evolversi nel corso del tempo, e ne coglie le caratteristiche espressive e commerciali con una sagacia che gli permette, spesso, di sovvertire alcune ipotesi ormai diventate materia corrente nella vulgata contemporanea. In particolare, l'autore riconduce la presunta “sconcezza” delle storie disegnate alla matrice popolare di un Giappone che “adorava le grandi sceneggiate e i fiumi di lacrime, i fantasmi con le catene e il sesso, il piacere e il dramma in tutte le loro forme. Un Giappone che non amava nulla più che […] andare in giro per le strade portandosi appresso dei falli giganti durante le feste popolari e religiose”. Un lato ormai dimenticato e ridimensionato dal confronto con l'Occidente - avvenuto attraverso l'abolizione della politica isolazionista prima e l'occupazione americana all'indomani della Seconda Guerra Mondiale – che quindi trova oggi espressione unicamente in queste forme artistiche.

Si può già notare come Bouissou prediliga una forma critica che unisce all'esplorazione delle caratteristiche tipiche del fumetto nipponico in tutte le sue principali articolazioni, una lucidità storica che gli permette di ricondurre ogni stilema al particolare sentire della nazione, conseguente il suo rapporto con il mondo: iscritto geograficamente in un'area già oltre l'Asia e non ancora in Occidente, il Giappone vive un difficile rapporto identitario con se stesso e con il mondo, che se da un lato gli permette quella versatilità rimarcata in precedenza, ne fa d'altra parte il territorio di costante elaborazione di una problematicità evidente nelle sue storie. Per questo motivo, se Bouissou riesce a centrare molto bene i meriti del manga, allo stesso tempo ne evidenzia anche i limiti, ovvero la tendenza sotterranea a una generale standardizzazione volta a esaltare sempre il rispetto dell'esistente e il mantenimento dello status quo. Anche quando spinge l'acceleratore su quella violenza e quella volgarità subito percepita in Occidente come tratto distintivo e che invece è da contestualizzare in una più ampia casistica di attenuanti che il saggio in questione enumera con straordinaria franchezza.

Il volume si presenta così diviso in tre principali sezioni: una storica (Storia del manga), che passa in rassegna il percorso compiuto dal fumetto, dalle origini alla nascita del manga moderno nel primo dopoguerra, mostrandone la capacità di intercettare le spinte contestatarie negli anni Sessanta e Settanta, fino al raggiungimento dello status di mezzo di diffusione di massa e alla più recente crisi. La seconda parte (Comprendere il manga), entra invece nel merito delle scelte espressive e dei generi, partendo proprio dalle superficiali percezioni degli osservatori occidentali sui fumetti “disegnati male” e sulla loro natura eccessiva, creando anche interessanti collegamenti con la fiaba e la psicanalisi. In questo senso, Bouissou non teme di utilizzare anche moduli analitici tipicamente occidentali, ma la lucidità e il rispetto dimostrato nei confronti della materia gli permettono di evitare qualsiasi decontestualizzazione.

L'ultima parte (Il mondo secondo i manga) passa infine in rassegna i vari filoni e generi, con le più interessanti argomentazioni sull'espressione della sessualità, che pure esprimono la dicotomia fra una morale sociale orientata a contenere gli slanci fisici e le pulsioni vitalistiche destinate a emergere con i progressivi cambiamenti sociali (“Specchio fedele delle evoluzioni della società e della mentalità, il manga non ha smesso di riflettere le trasformazioni della mascolinità e della femminilità nipponici e l'evoluzione della relazioni tra i due sessi che si cercavano e si avvicinavano con tanto desiderio quanta goffaggine, a mano a mano che crollava il muro che il rigido confucianesimo dell'epoca Edo aveva eretto tra loro”).

Un ulteriore punto di forza del lavoro di Bouissou è lo stile, che rende la lettura estremamente scorrevole, quasi “appassionante” e capace perciò di andare oltre i rigidi steccati del fandom per rivolgersi anche ai neofiti, che sicuramente troveranno ampie argomentazioni per esplorare questo variegato universo. Ricco come un manuale e profondo come un'indagine storico-sociologica, Il manga è arricchito, nell'edizione italiana, da un ricco apparato iconografico e da un'introduzione di Marco Pellitteri che, sebbene troppo radicale nel suo differente approccio accademico, fornisce un'utile panoramica d'insieme sul lavoro di Bouissou, offrendone un'ulteriore lettura alla luce della situazione italiana (Paese che, va ricordato, possiede la comunità di cultori più vasta al di fuori della madrepatria). Ulteriore motivo che rende il saggio esaustivo e assolutamente imperdibile.

Il manga: Storia e universi del fumetto giapponese
di Jean-Marie Bouissou
2011
Edizioni Tunué, Latina
400 pagine

Il libro sul sito dell'editore
Jean-Marie Bouissou su Wikipedia France