"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 10 aprile 2008

Vampira requiem

A un livello superficiale Maila Nurmi è quella che oggi si definirebbe una “meteora”, ovvero uno di quei personaggi la cui fortuna è stata legata a una stagione breve e particolare nel convulso mondo dello spettacolo. Diversamente dai molti esempi di questa categoria, però, nessuno potrebbe mai affermare che la sua figura sia destinata a restare sepolta nella memoria, per quanto vivo è ancora il culto per il personaggio da lei creato: Vampira.

La sua scomparsa, avvenuta esattamente tre mesi fa, il 10 gennaio 2008, ha rinnovato l’interesse per questa eroina-simbolo, che in poco meno di un anno (quanto è durato il programma televisivo The Vampira Show che l’aveva lanciata) è riuscita a radicarsi profondamente nell’immaginario collettivo, modificando il linguaggio del piccolo schermo e la storia del costume americano (e non solo), catturando l’interesse dei giornali e di personalità del mondo dello spettacolo, che seguivano le sue apparizioni.

L’aspetto più interessante dell’aura mitica che circonda Vampira è dato dal fatto che non sono sopravvissute registrazioni del suo programma televisivo (a parte pochi frammenti visibili nel suo bellissimo sito ufficiale, linkato in fondo a questo articolo) e che quindi ciò che è giunto fino a noi è davvero soltanto il corpo iconico del personaggio, che però non è il solo elemento che contribuì al suo successo. Infatti parecchio scalpore destò il mix calibrato di sensualità e ironia, che emergeva dalle situazioni paradossali in cui Vampira si presentava e dal ritmo dei dialoghi che scandivano ogni apparizione catodica di questa macabra dea: un sapiente assemblaggio di sensazioni opposte, che nel già citato aspetto fisico erano ben rimarcate. Vampira infatti era sensuale ma anche inquietante e, come scrive David J. Skal nel suo saggio “The Horror Show” il suo corpo era “insieme prosperoso e gracile, ben nutrito ma scheletrico”, complice una soluzione di polvere di papaya e crema fredda che, spalmata sulle carni, le faceva letteralmente “dissolvere” l’addome donandole delle forme a dir poco contronatura (96-43-96).

Vampira era dunque questo: un concentrato di contraddizioni, ma anche un’icona mutante in bilico fra desiderio e mostruosità, tra il passato della grande tradizione iconica dei mostri Universal e le tensioni più moderne alla transmedialità che già iniziavano a farsi strada nell’America del tempo. I riferimenti dai quali la Nurmi infatti attingeva erano molteplici: la matrice era Morticia Addams, la “madre” della celebre Famiglia Addams creata negli anni Trenta per una strip a fumetti (da cui sarebbe in seguito derivata anche una famosa serie televisiva), rovesciata però di segno. Se l’icona cartacea era eterea e gracile, Vampira ne capovolgeva i significati nel senso della carnalità esasperata, avvicinandosi in questo modo più alla Moglie di Frankenstein dell’omonimo film cinematografico, mix per l’epoca scioccante e blasfemo di morte e sensualità (e quindi necrofilia).

Allo stesso tempo, però, Vampira è diventato a sua volta un modello, avendo di fatto inventato il personaggio dell’host, ovvero del presentatore di contenitori televisivi notturni dediti alla programmazione di film dell’orrore di quarta categoria. Fu infatti Hunt Stromberg Jr., direttore dei programmi della KABC Tv a pensare a un format che permettesse lo sfruttamento degli exploitation movies acquistati dal canale, per rendere gli stessi digeribili ai più.

Ma l’invenzione di Vampira era tutta di Maila Nurmi, moglie di uno sceneggiatore e nipote di un campione olimpionico, ex spogliarellista di origini finlandesi, che si era cucita da sola il suo costume con pochi dollari per partecipare al “Bal Caribe”, un concorso in costume di Los Angeles nella speranza di farsi notare. Il desiderio si avverò e nel corso della sua breve carriera sotto i riflettori, Maila Nurmi divenne grande amica di James Dean e non volle mai cedere i diritti sul suo personaggio, di cui faceva sfoggio anche in pubblico, mostrandosi sempre con il suo costume: una forma di autopromozione sfrenata ed egoistica agli occhi dei produttori, che per questo cancellarono lo show, costringendo Vampira a un lento declino, culminato poi nell’apparizione in Plan 9 from Outer Space di Edward D. Wood Jr, nel 1959 (come testimoniato anche da Tim Burton nel bel biopic da lui dedicato al regista nel 1994).

Dopo Vampira vennero nuovi “host”, fra i più celebri va ricordata senz’altro Elvira, impersonato da Cassandra Peterson e che ricalca certe caratteristiche dell’originale, tanto da vedersi intentare una causa per plagio dalla Nurmi, risolta però in un nulla di fatto. In Italia invece l’unico esempio ascrivibile al genere è quello di Zio Tibia, comparso alla fine degli anni Ottanta in un ciclo di trasmissioni per Italia 1. Ma più che a questi personaggi ci piace pensare a Vampira come a un possibile ponte fra Betty Page (celebre fetish girl dalla fisicità aggressiva e dal carattere dolce) e Rod Serling, creatore e presentatore della celebre serie tv Ai confini della realtà, l’uomo che rese l’improbabile in una forma colloquiale e vicina allo spettatore dell’epoca.

Il ricordo di Vampira in fondo ci testimonia anche di un periodo lontano in cui la nascente televisione sperimentava nuove forme espressive e inventava un immaginario affine ma diverso da quello cinematografico, aprendo un primo spiraglio nel fantasy sul piccolo schermo. A lei va dunque la riconoscenza degli appassionati di ieri e oggi.

Di seguito ecco la videosigla del Vampira Show, debitamente recuperata dai responsabili del sito ufficiale di Vampira.


Vampira's Attic: sito ufficiale di Vampira

Nessun commento: