"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

sabato 5 settembre 2009

La notte dei morti viventi

La notte dei morti viventi

Due fratelli, Johnny e Barbara, si recano in visita al cimitero dove sono fra i primi testimoni di uno sconvolgimento in atto: i morti stanno tornando in vita e, affamati di carne umana, attaccano i vivi. Barbara riesce a fuggire e a riparare in una casa nella campagna, dove si ritrova anche un altro superstite, Ben. I due si barricano all’interno, dove scoprono essere nascoste anche altre persone. Il gruppo non riesce però a trovare una strategia comune contro il contagio che vede i morti viventi ingrossare sempre più le loro fila. Alla fine saranno proprio le contraddizioni interne al gruppo a causare i danni peggiori.

Un film che è storia. Appare come una frase obbligata, ma è tanto più vera se consideriamo non soltanto la natura fondativa di un progetto che ha ridefinito le coordinate del fantastico inventando, di fatto, un autentico genere (quello dei morti viventi cannibali), che ha poi transitato lungo i percorsi del New Horror sancendone varie svolte; La notte dei morti viventi è infatti storia soprattutto per la sua sostanziale intangibilità: è un film che sopravvive al suo culto, non mostra complessi di inferiorità rispetto alla propria reputazione, al suo essere un modello di produzione indipendente, e non accusa il peso dei suoi difetti. Un montaggio non sempre pulito, alcuni passaggi che oggi soffrono di una certa lentezza, la scelta delle musiche di repertorio che lo fa apparire più datato di quanto non sia non riescono infatti a scardinare l’impeto delle sue ragioni.

Il film sembra infatti rivendicare con forza una sua indignazione verso il mondo che lo circonda ponendo sul piatto una serie di temi che non solo erano dirompenti all’epoca, ma costituiscono tutt’oggi materia fertile per una discussione alta su realtà e società. D’altronde, anche se Romero ha sempre negato la consapevolezza critica del film, limitandosi ad affermare di aver soltanto riflesso gli umori che serpeggiavano all’epoca, è pur vero che il resto della sua produzione è invece caratterizzato proprio da uno sguardo socio-antropologico molto preciso, che oggi è riconosciuto anzi come uno dei maggiori segni distintivi della sua produzione.

Ecco, partendo da questo presupposto, la saga dei morti viventi può essere vista come un percorso di costruzione di uno sguardo, che diventa via via più consapevole della propria natura critica, ma che già all’origine è radicale come pochi. Questo scarto è ciò che fa de La notte dei morti viventi una pellicola così diversa dal resto della produzione horror passata e futura e la rende per certi versi autosufficiente rispetto al resto della saga, ma anche rispetto al filone e al genere in cui si inserisce. Non è un film pop nella concezione più stretta del termine, nonostante intervenga direttamente su un immaginario “basso” che è quello della fantascienza più sgangherata (viene in mente una sorta di versione nobilitata di Ed Wood, con i suoi cadaveri ambulanti fra le tombe e l’esperimento fuori controllo che produce il contagio). Ma, al contempo, si tratta anche di un film che non intende essere di denuncia civile, nonostante porti avanti tematiche tutt’altro che banali, dal razzismo all’incomunicabilità, fino al ruolo dei media, che oggi risalta come uno dei più profetici e potenti: gli unici momenti che vedono il gruppo coeso è quando si inserisce fra loro un elemento mediatico, sia esso la radio o la televisione. Non è la pietà a smuovere il cinico Cooper dal suo nascondiglio dalla cantina, è la voce trasmessa dall’altoparlante, che diventa quindi una chimera, ma anche un elemento riconosciuto come familiare e normalizzatore e che, come tale, assolve anche al ruolo di fornire informazioni utili alla storia (i ghouls vanno fermati sparando alla loro testa): ci sarà tempo per denunciarne la natura cannibalistica dei media, ancora più spregiudicata di quella dei cadaveri ambulanti.

Il resto lo fa una regia efficace, ma che staziona anch’essa a metà fra sensazioni tra loro opposte: a volte appare incerta, chiaramente “guidata” da una povertà di mezzi che fa sentire il suo peso. In altri casi, però, il film si illumina di intuizioni visive geniali che denotano una cultura dell’immagine a metà strada fra la composizione pittorica di matrice squisitamente wellesiana e la nettezza dei comic-book, con isolati primi piani che nella giustapposizione fornita dal montaggio conferiscono al film il suo ritmo. Su tutto domina comunque una splendida fotografia in bianco e nero che descrive spazi espressionistici che d’un tratto si illuminano (o viceversa) a seconda della necessità emotiva richiesta dalle situazioni.

D’altronde l’aspetto visivo è in sé un riflesso della profondità di questo piccolo grande film che tratta temi complessi con semplicità, ed è radicale senza consapevolezza, assolutamente puro. Il film mostra perciò quanto fino a quel momento era stato celato, indaga nei rapporti familiari mostrandone il disfacimento (“Vivere assieme per noi non è una gran gioia, ma morire assieme non risolverà niente”), gioca con le convenzioni ribaltandole nell’amarezza di un finale beffardo ed evidenzia le pulsioni primarie di un corpo visto come carne da divorare, in alcune sequenze di grande impatto grafico. Siamo ancora distanti dal lirismo che caratterizzerà il Romero futuro, ma già il sangue sembra assumere (soprattutto nella splendida e allucinata sequenza dell’omicidio con la paletta da muratore) quella natura scorsesiana di simbolo da versare per mondare le colpe dell’umanità che pone sotto il suo riflettore. Un’umanità che, da sola, è più che sufficiente a determinare la sua catastrofe e che la presenza dei morti viventi non fa altro che mettere di fronte alle sue mancanze. Tuttavia i protagonisti non sono ancora consapevoli di questo, né Ben né Cooper mostrano incertezze o voglia di ammettere i loro molti sbagli e solo nei comprimari sembra agitarsi una certa insicurezza sul da farsi. Ma siamo solo all’inizio della saga, e ci sarà tempo perché tutti si rendano conti del percorso intrapreso.

La notte dei morti viventi
(Night of the Living Dead)
Regia: George A. Romero
Sceneggiatura: John Russo, George A. Romero
Origine: Usa, 1968
Durata: 92’

La notte dei morti viventi su SCAGLIE
Dossier di Splattercontainer
Fansite sul film
Intervista a George Romero sulla sua carriera
George Romero su Wikipedia
La notte dei morti viventi su Wikipedia
Homepage of the Dead: sito sulla saga
Tema musicale de La notte dei morti viventi
Trailer de La notte dei morti viventi

2 commenti:

Sciamano ha detto...

Splendido a distanza di decenni. Forse non il migliore horror di sempre ma resta, penso, quello più "importante" della storia.
COmplimenti anche per le altre recenti rece di film straordinari.

Luca Baggiarini ha detto...

A parlar di zombie ti posto questo...il nuovo progetto della insettimalvagi...seve solo a far venir appetito ..
posso solo dire che i protagonisti saranno 2 personaggi,..uno si chiama carpenter e uno romero il film si chiamera' DOGMA ZOMBIE
http://www.kewego.it/video/iLyROoafMLvW.html