Torino 2011: Day 3
Sarà che gli addobbi per
i 150 anni dell'unificazione rimandano all'idea di Torino capitale,
ma nella terza giornata di proiezioni la sensazione è quella di
essere piuttosto in una capitale europea: Parigi innanzitutto, per le
opere di Mathieu Amalric, Eugène Green e Woody Allen. Oppure la
Londra della scoperta Joe Cornish, fino alla Spagna (ma Barcellona, e non Madrid) di Jaume Balaguerò. Visioni tutte entusiasmanti
e che fanno spiccare il volo al festival, attraverso un mix di generi
ed emozioni che rinnovano lo stupore e il sogno del rito davanti allo
schermo. Amalric (solo regista) parte da una pièce di Corneille per
il suo L'illusion Comique (presentato nella sezione "Festa Mobile"), dove un antico dramma di cavalieri
e principesse è declinato al presente, mantenendo però il testo
originale. Lo straniamento è raddoppiato dai sottotitoli che non
rispettano il parlato in rima, costringendo lo spettatore a mantenere
un rapporto vigile fra testo e significato: sicuramente la cifra
teorica cara al regista ne guadagna, sebbene in modo non
convenzionale. Il grande Balaguerò, invece, abbandona per un momento
gli infetti di REC ma resta nello scenario di un condominio per il
suo Mientras Duermes (sempre "Festa Mobile"), in cui il portiere Gérard perseguita
un'inquilina infilandosi nottetempo fra le sue lenzuola: l'invasione
dello spazio domestico non è una novità per il cinema spagnolo
(viene alla mente l'ottimo El habitante incierto, di Guillem Morales) e
Balaguerò è bravo a trasformare un canonico thriller in una
parabola esistenziale che cerca l'empatia verso un personaggio
sgradevole e in cerca di un posto nel mondo nonché di una ragione
per esistere. Viene spontaneo il collegamento con gli sfortunati
amanti del bellissimo Le pont des arts, di Eugène Green
(protagonista dell'omaggio di “Onde”), che sulle arie di
Monteverdi costruisce un melodramma sulla ricerca dell'amore nella
vita e oltre la morte, dove musica, sogno e filosofia si intrecciano,
ma non mitigano la cifra squisitamente emozionale che l'impossibile e
struggente rapporto fra uno studente insofferente verso l'università
e una cantante di musica barocca regala allo spettatore. Un film
anche questo teorico nella sua costruzione visiva perfettamente
geometrica, ma capace di slanci lirici profondamente toccanti e di
un'ironia velata ma gustosa, che si insinua nei dialoghi e nelle
caratterizzazioni dei personaggi. Non hanno invece
bisogno di transitare verso altri luoghi, dimensioni o epoche i
giovanissimi protagonisti della rivelazione franco-inglese Attack the Block (in Concorso Lungometraggi), decisi come sono a difendere con le unghie e i
denti (o meglio con katane e mazze da baseball, ma c'è spazio anche
per pistole ad acqua caricate a benzina!) il loro quartiere, teatro
di un'invasione aliena. Il regista Joe Cornish (che è amico di Edgar
Wright, con cui ha scritto il Tin Tin spielberghiano e che
concede un cameo al grande Nick Frost) lo ha presentato come un
incrocio fra Super 8 e 8 Mile, ma il suo film è
soprattutto una intelligente e folle corsa in un immaginario capace
di unire pochi mezzi a ottime trovate sceniche, con un ritmo scandito
da dialoghi divertentissimi e una capacità di trasfigurare il clima
da rivolte londinesi in uno scenario fantascientifico. Da noi uscirà
per Filmauro, prendete nota. A tirare le somme giunge infine un Woody Allen in forma
smagliante, che con il nuovo Midnight in Paris (ancora "Festa Mobile") porta un
simpatico Owen Wilson a vivere parentesi di sogno in una Parigi che a
mezzanotte si trasforma nella città degli anni Venti, frequentata da
Fitzegerald, Picasso, Dalì e Hemingway: una fiaba dolce ma
tutt'altro che assolutoria nei confronti della nostalgia che porta a
incensare acriticamente il passato. Allen affronta questo intrigante
spunto con la levità del giovane sognatore, ma anche e soprattutto
con il pragmatismo e la maturità dell'uomo di esperienza, che sa
infine tornare nel suo tempo. Come Torino alla fine della giornata
torna a essere la bellissima città che da anni conosciamo,
lasciandosi alle spalle le illusioni capitoline, ma mantenendo la
concretezza dell'esaltante giornata di cinema che è stata capace
di offrirci.
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