Torino 2011: Day 0
Torino finalmente, con il
suo clima rigido ma per certi versi accogliente, così come calorosi
nella loro compostezza sono gli applausi che accompagnano la
pre-anteprima del festival, una sorta di “Giorno Zero” che
anticipa e si completa nell'unica serata dedicata a Aki Kaurismaki e
al suo Miracolo a Le Havre, da domani in tutte le sale: è la
storia di un lustrascarpe della Normandia che si ritrova suo malgrado
a dover badare a un ragazzo di colore, entrato clandestinamente in
Francia e deciso a raggiungere la madre oltremanica. In mezzo anche
il male che improvviso colpisce la moglie del protagonista e che
costituisce una sorta di terzo personaggio, una metafora di quel
dolore e quella mancanza che affliggono un mondo dove i valori di
solidarietà, altruismo e comprensione sembrano scomparsi e si
trovano ad essere incarnati dal più improbabile degli eroi, un
vecchio squattrinato e “un po' bambino”, poetico eppure buffo
nella sua delicata sensibilità: una figura trasversale nel suo
approccio disincantato eppure mai urlato alla vita, capace per questo
di far sentire inadeguato un mondo abituato allo scontro e al guardie
contro ladri. In fondo è la stessa sensazione che si prova di fronte
a Kaurismaki stesso e al suo approccio al cinema, una specie di
“terra di mezzo” dove convivono le pressioni di un presente
difficile e una sorta di desiderio per una fanciullezza perduta
(frequenti risultano i richiami alle iconografie degli anni Cinquanta
e Sessanta e a generi puri come il noir, incarnati nelle figure di
improbabili poliziotti): fra lo straniamento della recitazione e i
colori di una fotografia che dipinge splendidi contrasti fra i colori
vivi delle strade e l'atmosfera più vissuta della città portuale,
il vero miracolo il film lo fa raccontando la concretezza di un mondo
ideale dove la salvezza è affidata agli ultimi. Il tutto mentre
Kaurismaki, omone dall'apparenza burbera, conquista il pubblico
annunciando serissimo di aver realizzato un film particolarmente
brutto ma in realtà irresistibile, capace di affrontare la serietà
del tema senza rinunciare al divertimento di mettere in scena una
girandola di personaggi improbabili nella loro umanità. Se il
buongiorno si vede dal mattino (o meglio, dalla serata) l'edizione 29
del Torino Film Festival si preannuncia gustosissima.
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