Immortals
Il Re Iperione giura
vendetta contro gli dei che non hanno ascoltato le sue preghiere e
hanno lasciato morire i suoi familiari tra atroci tormenti. Per
questo intende schiacciare gli elleni e impossessarsi dell'Arco di
Epiro, con il quale liberare i Titani. Zeus impedisce però agli dei
di interferire con le faccende degli uomini, perché confida nella
forza di Teseo, un giovane contadino senza padre che lui stesso ha
educato, sotto le mentite spoglie di un anziano mentore. Così,
quando Iperione uccide la madre di Teseo, il ragazzo promette
vendetta. Teseo ha dalla sua un gruppo di ladri fatti prigionieri da
Iperione e soprattutto Fedra, l'Oracolo della Sibilla, le cui visioni
lasciano presagire un ruolo fondamentale nella battaglia per il
giovane contadino.
Il ritorno alle atmosfere
mitologiche da lungo tempo care al cinema americano, avviene
attraverso lo sguardo trasversale di un visionario regista indiano
che si avvale della collaborazione alla sceneggiatura di due greci.
Questo particolare melting pot ben si adatta alla struttura
apparentemente stolida di una vicenda che in realtà rimescola gli
elementi originali del Mito per dare forma a un'opera curiosamente
“porosa”, dove è possibile vedere in controluce molti altri
titoli.
L'insieme assume quindi
la caratura di una strana rivisitazione delle vecchie vicende già
raccontate da Ray Harryhausen negli anni Settanta e, in particolare,
sembra restituire dignità a quella vicenda dello Scontro di
Titani, così ignobilmente maltrattata dal remake ufficiale di
Louis Leterrier. Allo stesso tempo, è difficile non ritrovare, nelle
coreografie plastiche e piene di effetti slow motion, la
matrice forgiata dallo Zack Snyder di 300. Come a dire,
insomma, l'estrema artigianalità del passato, coniugata con
l'estrema attualità del cinema digitale.
Eppure l'opera di Tarsem,
nel riverberare tutte queste influenze, non assomiglia davvero a
nessuna di esse e riesce a trovare un suo respiro originale, lungo
quella strana linea di confine che – fra kitsch e convinzione
assoluta in ciò che fa – permette a una storia astrattamente
ricercata nelle sue contaminazioni visive di ricondurre le sue
pulsioni a sentimenti primari: la vendetta per l'omicidio della
madre, il risentimento per il silenzio degli dei, il timore per la
sorte degli umani e la fiducia nel loro campione.
Pertanto questo Immortals
è davvero uno strano film, che riesce a trovare una sua
particolare quadra pur nella diseguaglianza delle parti, dove la
vicenda regge gli scossoni di uno sguardo che a volte sembra
ricercare troppo l'estetizzazione, e si barcamena fra la necessità
di mettere in scena momenti grandiosi e la ricerca di un baricentro
narrativo che giustifichi quanto messo in campo. Una simile natura
“oscillante” trova poi un corrispettivo nella scelta di
raccontare il Mito riducendo al minimo l'elemento fantastico. A parte
poche invenzioni strettamente “implausibili” (come l'arco di
Epiro), infatti, il film rifugge completamente la componente fantasy
vera e propria, non mostra creature fantastiche e laddove lo
fa imprime un gusto realistico capace di rendere le stesse
verosimili: il Minotauro, ad esempio, è un gigante con un copricapo
a forma di toro, i cavalieri nemici sono tutti mascherati e
sfigurati, ma la battaglia è principalmente fra uomini. Persino gli
dei e i Titani, stante la loro natura extraterrestre, appaiono come
figure umanoidi che combattono secondo proprie regole fisiche, in un
modo che ben poco ha di fantastico e che lascia sul campo sempre il
sangue. L'estrema stilizzazione del gesto che devasta le figure, non
abdica dunque mai a un'idea di scontro che sia innanzitutto
collisione di corpi estremamente concreti e anatomicamente coerenti
con quello umano.
Tarsem tenta quindi di
iscrivere non un'idea di fantastico nel reale, ma quella di un'epica
che sia comunque riconducibile al principio fondatore della stessa:
un'impresa di uomini, di creature realistiche che combattono, amano e
sanguinano su uno scenario che, pur attraverso la fede in un altrove
distante dalle faccende terrene, comunque mantiene lontano l'elemento
mostruoso. Ecco dunque che, più che a Leterrier, forse dovremmo
guardare al cinema storico-epico americano, alla Troy
per intendersi.
Punto di vista
privilegiato rispetto a questo fluire magmatico imbrigliato in una
forma peraltro solenne e apparentemente impenetrabile, è dunque
quello fornito da un personaggio non allineato, un contadino senza
padre, frutto di una donna violentata da ignoti e educato da un dio:
un personaggio che ritrova il suo senso di appartenenza rispetto a se
stesso e al mondo attraverso lo scontro con il Caos di cui è
portatore il nemico Iperione, secondo una dicotomia bene/male
squisitamente classica.
Il suo sguardo
disallineato trova poi una felicissima sintesi in un effetto 3D fra i
migliori mai visti sullo schermo, che lavora e cesella ogni singola
inquadratura regalando uno stordimento visivo che amplifica la
capacità visionaria del regista: ogni figura, ambiente, spazio o
elemento dilata in profondità le inquadrature, frappone ostacoli
alla vista e permette allo sguardo dello spettatore di perdersi fra i
dettagli disseminati in ogni dove, riscoprendo il gusto infantile per
la meraviglia. Che poi è da sempre elemento fondamentale del Mito.
Immortals
(id.)
Regia: Tarsem Singh
Sceneggiatura: Vlas
Parlapanides, Charley Parlapanides
Origine: Usa, 2011
Durata: 110'
3 commenti:
Dal trailer mi sembrava una vaccata degna del remake di Scontro tra titani, non vedo l'ora di vederlo dopo aver letto la tua entusiasta recensione ;)
si si confermo che Immortals è un bel film, anche io sono andato al cinema scettico dato che trovo Scontro tra titani una porcata immonda e 300 un filmetto carino ma molto sopravvalutato.
Invece il film di Tarsem Singh merita davvero, strano, visionario, violentissimo e con un buon cast, su tutti il grande Mickey Rourke nei panni del cattivo.
Quindi un film sicuramente da vedere.
PS: Quanto è bella Freida Pinto :-P
Mi ha fatto sorridere il tuo pensiero sull'ARCO, in totale linea con il mio... un film così visionario e volutamente ricostruito artificialmente (tra luci, tonalità sature, greenscreen e ambienti in studio) con qualche cedimento "estetico" come un arco posticcio degno della principessa SHE-RA, o uscito dal peggior cartoon glitterato della Syndication anni '80! Nonostante questo, SINGH ci mette del suo e lo fa magistralmente... sembra veder animarsi sullo schermo i dipinti dei vasi rupestri ellenici. Tra simil-realismo, mito e fantasy iper-trofico... non si può non rimanere intrattenuti se non esaltati da questa pellicola. Chi ci ha visto un po' dei classici di Harryhausen e chi qualche spolverata alla "Cavalieri dello Zodiaco". Personalmente, mi è piaciuto molto e non vedo mettano in cantiere il seguito. Tutta un'altra storia, rispetto alla cocente delusione di "Clash Of Titans" e ai suoi futuri sequel... opere di cui non si sentiva il bisogno, né se ne sentirà la mancanza.
Posta un commento