Super 8
1979. Il piccolo Joe
resta improvvisamente orfano di madre, morta per un incidente sul
posto di lavoro: suo padre Jackson ritiene responsabile del lutto
Louis Dainard, che era arrivato ubriaco in fabbrica e per questo era
stato sostituito dalla donna. Qualche mese dopo, Joe si dedica al
film horror in Super 8 che l'amico Charles sta girando con grande
passione, e nel quale è stata coinvolta anche Alice, la figlia di
Dainard, di cui lo stesso Joe è segretamente invaghito. Durante una
notte di riprese presso la stazione ferroviaria, i ragazzi sono così
testimoni di uno spaventoso incidente, provocato dal dottor Woodward,
che fa deragliare il treno e poi intima ai ragazzi di non raccontare
a nessuno cosa hanno visto. Ben presto le cause del folle gesto
iniziano a chiarirsi quando una misteriosa creatura inizia ad
aggirarsi per la zona, mentre l'esercito impone il coprifuoco in
città.
La prospettiva più
esaltante è sottrarre finalmente il genio di J. J. Abrams ai
contorcimenti narrativi delle sue invenzioni televisive, per vedere
piuttosto in lui un autore completo e capace di instaurare una
proficua dialettica con l'immaginario cinematografico degli ultimi
trent'anni. Se infatti Mission Impossibile III rappresentava
un tentativo ambizioso e non del tutto riuscito di ibridare il format
della classica spy-story con le strategie narrative di Alias,
ben più interessante si era rivelato l'esperimento di rivitalizzare
le coordinate dell'universo di Star
Trek attraverso un approccio che guardava direttamente alle
epopee spaziali di George Lucas. Non appare pertanto peregrino il
fatto che un gioiello come Super 8 innesti una vicenda che
presenta echi da Cloverfield
(che Abrams stesso aveva prodotto) su un'architettura visiva e
tematica che si rifà direttamente allo Steven Spielberg d'annata.
L'operazione compiuta da
Abrams diventa pertanto ricognizione filologica su uno stile che è
contemporaneamente memoria condivisa e forza propulsiva di un cinema
ritenuto evidentemente come modello imprescindibile per leggere tanto
il reale quando la fantasia che da esso deriva. Siamo ai confini
del manierismo, laddove il regista non solo riproduce con fedeltà
intere inquadrature di E.T. o Incontri ravvicinati del
terzo tipo, ma addirittura lavora con la macchina da presa per
conferire a ogni passaggio una natura avvolgente, girando intorno ai
protagonisti, come ad abbracciarli, ma anche come a voler riprodurre
a livello visivo l'effetto della rotazione della pellicola nel
caricatore della cinepresa Super 8.
La bravura dimostrata
dall'autore sta tutta nel saper sfruttare simili elementi mantenendo
sempre un rapporto empatico e non strettamente teorico con i
personaggi, indagati nelle proprie emozioni e utili a riflettere
spielberghianamente l'idea di una comunità articolata, anche
divisa, ma capace di dare vita a una comunione d'intenti. Abrams
riflette questo proposito da un lato nelle difficoltà sopportate dai
ragazzi per portare a termine il loro film, dall'altro nella strenua
battaglia dell'alieno contro le forze che vogliono impedirgli di
portare a termine la sua missione e che non a caso operano
nell'inganno e nel silenzio.
Al pari dei misteriosi
cubi che servono a formare l'astronave della creatura (e che sembrano
guardare anche a Transformers),
il lavoro che Abrams svolge di concerto con i suoi personaggi è
quello di recuperare gli elementi primari della mitopoiesi e del
sense of wonder, cioè quelli
del cinema e, in ultima istanza, della realtà. Si tratta di
un lavoro sotto molti aspetti artigianale e ammantato dall'evidente
soddisfazione del fare, che si riverbera in un tripudio di elementi
materici (il caricatore di pellicola, la cinepresa, i modellini, i
trucchi e le vernici di Joe) ma anche di una certa caratura
immateriale che affonda naturalmente in inquietudini più profonde,
al pari di quanto i film spesso chiamati in causa (in particolare gli
invasion-movie dei Cinquanta) facevano con le isterie collettive,
filtrate attraverso lo schematismo dei B-movie. Oggi, più che alle
paure dei russi o ai complotti militari, pure chiamati in causa con
forza, dobbiamo guardare alle relazioni personali: da quelle più
difficili fra rivali (il vicesceriffo e l'uomo che ha causato suo
malgrado la morte della moglie) a quelle più complesse e articolate
fra amici che si rimproverano le rispettive mancanze, come accade nel
bel rapporto fra Joe e Charlie.
Questa natura a metà fra
ricapitolazione e riappropriazione di un sentimento originale arriva
quindi alla necessità di tarare lo spirito di una comunità
attraverso la possibilità di ristabilire l'emozione della prima
volta. Il film pertanto sta tutto in una serie di inizi: la nuova
vita di Joe che, in seguito alla morte della madre deve imparare a
far da sé; il suo contrapporsi per la prima volta a un padre
autoritario che gli nega la possibilità di effettuare le sue scelte;
il primo amore per Alice; fino alla spiritosa metafora degli zombi
evocati dal film in Super 8. Si tratta in tutti i casi di stabilire
una rinascita, una connessione che rivitalizzi o inneschi nuovi e
virtuosi rapporti, per colmare una distanza fra elementi e persone
altrimenti destinate a restare chiuse nelle rispettive ostilità. Il
tutto attraverso le possibilità offerte da un cinema che è
prospettiva privilegiata per vedere il mondo, elemento unificante di
affetti, che svela segreti (la natura dell'alieno), chiarisce i
sentimenti e aiuta a conservare le memorie di ciò che si è perduto
(i filmati di famiglia di Joe), e che permette dunque la saldatura
fra il fantastico e il reale.
Il toccante momento
finale dell'incontro ravvicinato con l'alieno diventa così la
sublimazione di questo spirito di avvicinamento fra i personaggi e
fra i vari livelli su cui si articola l'intero racconto. A
completamento del tutto resta, durante i titoli di coda, la
divertente visione del film in Super 8: il frutto delle fatiche
collettive è infatti ormai completato e se sarà proiettato in un
festival (come Charlie spera) rappresenterà a sua volta un possibile
nuovo inizio.
Super 8
(id.)
Regia e sceneggiatura:
J. J. Abrams
Origine: Usa, 2011
Durata: 112'
2 commenti:
Film decisamente magico! Straordinari i titoli di coda!
Ale55andra
Bella recensione, che come potrai leggere conferma le ottime impressioni che io stesso ho avuto. Un film hollywoodiano puro, utile e pensante, una volta tanto. Un gioiello.
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