La fortuna editoriale dell’Uomo Ragno è stata per lungo tempo inversamente proporzionale alla qualità dei suoi spin-off animati e Live Action: la cronologia ufficiale riporta ad oggi 7 differenti produzioni animate per il piccolo schermo, che vanno dalla celeberrima serie del 1967 (attualmente visibile nei DVD di Supergulp!) caratterizzata dalla mitica sigla di Paul Francis Webster e Robert Harris, fino al recentissimo The Spectacular Spider-Man (2008), dal taglio adolescenziale, già trasmetto da Nickelodeon e in attesa di approdare su Raidue. Su tutte svetta però la versione realizzata nel 1994, prodotta direttamente dai Marvel Films Animation, sebbene poi realizzata concretamente dalla giapponese Tokyo Movie Shinsa (la casa di Lupin III, Lady Oscar e Detective Conan) e da alcuni studi coreani. Si tratta a oggi della più longeva serie ispirata a un eroe dei Marvel Comics, titolo che peraltro condivide con la di poco precedente Insuperabili X-Men (1992). Non bastasse questo, Spider-Man: The Animated Series fa parte di un insieme più vasto di progetti che durante gli anni Novanta hanno visto gli eroi della Casa delle Idee protagonisti sul piccolo schermo: I Fantastici 4 (1994), Iron Man (1994), L’incredibile Hulk (1996) fino a Silver Surfer (1998), su cui torneremo in futuro.
Passando in rassegna questi progetti (spesso produttivamente slegati tra loro) si può notare come, con tutta probabilità, già in essi risiedesse il seme di quell’invasione che nel decennio successivo avrebbe interessato gli schermi cinematografici: non a caso mente di tutte queste operazioni è stato il produttore Avi Arad, tra i maggiori artefici dell’espansione transmediale dell’universo Marvel dopo i problemi finanziari degli anni Novanta. E Spider-Man: The Animated Series è centrale in questo schema proprio per via della sua capacità di coniugare la storia originale del personaggio (opportunamente aggiornata ai tempi) con la complessità dell’universo creato dalla celebre casa dei fumetti. Ecco dunque che la serie affronta direttamente due punti cardinali della produzione cartacea: la continuity e i cross-over.
Il modo in cui l’operazione viene portata avanti è estremamente sagace: i vari archi narrativi di cui si compone la serie riflettono alcuni tra i più celebri passaggi della saga cartacea, come il costume alieno di Peter Parker (che darà vita al celebre antagonista Venom), lo scontro con i Sinistri Sei (qui ribattezzati “Perfidi Sei”), l’indagine sui genitori del protagonista, le Guerre Segrete, il clone (definito simpaticamente “un fumetto di serie-B”, con ovvio riferimento alle feroci polemiche scatenate dalle scelte editoriali che l’avevano prodotto) e via citando: l’acquisizione dei poteri è invece relegata a un veloce flashback e la serie inizia con l’Uomo Ragno già in azione. Alla fedeltà pedissequa al fumetto, però, si preferisce la ricomposizione attraverso piccole varianti che scompaginano le carte e offrono nuove prospettive sul noto, spesso inserendo gli snodi fondamentali della continuity ragnesca all’interno di saghe più grandi. Il tutto in nome di un’avventura che sia capace di risultare avvincente e originale anche per lo spettatore che già conosce il fumetto. La presenza di una lunga serie di comprimari provenienti dalle saghe parallele dell’universo creato da Stan Lee e soci (Devil, Nick Fury con lo S.H.I.E.L.D., Iron Man, i Fantastici 4, Blade e molti altri) permette inoltre di dare forma a una struttura coerente con la complessità della fonte cartacea, dimostrando la duttilità di una formula in grado di passare in rassegna differenti stadi dell’avventura e del fantastico.
In questo senso la serie opta per cinque brevi stagioni (di circa 13 puntate l’unica) che mantengono una coerenza tematica interna: la prima è di presentazione, la seconda riguarda le mutazioni genetiche, la terza i viaggi interdimensionali, la quarta ha il sapore di un riepilogo che chiude molti archi narrativi, la quinta infine affronta i viaggi nel tempo e nello spazio dando un senso all’intera epopea del Ragno. Tutti questi archi narrativi, poi, si inseriscono all’interno di una continuità più ampia: ecco dunque che non solo i comprimari tornano fra una stagione e l’altra, ma spesso abbiamo dei seguiti incrociati fra gli episodi distanti tra loro anche molte puntate. Il tutto permette all’insieme di costituire un’unica magnifica macro-storia piena di colpi di scena e capace di regalare grande divertimento agli appassionati.
Resta da rendere merito anche allo stile narrativo, che opta per ritmi serrati ma mai frettolosi, capace di restituire anche la complessità psicologica del supereroe con superproblemi (aspetto che invece era spesso trascurato in passato) ed è ben sorretto dalle ottime musiche del veterano Shuki Levy (quello delle prime serie dei Masters of the Universe). Inoltre, per la prima volta, vediamo su schermo un Uomo Ragno nel pieno possesso delle sue eccezionali facoltà fisiche: un personaggio che salta, si muove con disarmante velocità, agilissimo e che nell’affrontare i nemici (con la battuta sempre pronta) si produce in pose da vero aracnide umano, intavolando discussioni mentre è incollato alle mura o al soffitto: può apparire poca cosa, ma è un altro degli aspetti mancanti nelle serie precedenti, dove la sensazione era sempre quella di avere a che fare con un figurante vestito, né più né meno come accadeva nel mediocre telefilm degli anni Settanta con protagonista Nicholas Hammond. La differenza tra Spider-Man: The Animated Series e i suoi precursori, in fondo, è la stessa che passa tra la trilogia cinematografica di Sam Raimi e l’appena citato telefilm.
Certo, non mancano alcuni difetti: prima fra tutti la discutibile scelta di realizzare alcuni sfondi (soprattutto i campi lunghi di New York) con una grafica digitale oggi pionieristica e terribilmente dissonante con il resto dei disegni, dove invece si predilige uno stile dai colori molto accesi e dal design in grado di restituire la bellezza delle figure femminili (pensiamo a Mary Jane Watson o Felicia Hardy) e la robustezza degli eroi. Inoltre, in alcuni momenti si avverte un eccessivo riciclo di inquadrature, spesso a scapito della continuità visiva, difetti imputabili a piccoli problemi di budget. La censura invece non produce grossi danni, se non la trascurabile incongruenza di sostituire tutte le armi da fuoco con microcannoni laser (decisamente un po’ anacronistici, soprattutto se a usarli è la polizia). Una nota anche all’edizione italiana, con un ottimo cast (l’Uomo Ragno è doppiato molto bene da Stefano Onofri), ma dalla scarsa cura: oltre a cambiare spesso le voci di contorno, i curatori non si sono preoccupati di mantenere coerenza con i fumetti, adottando spesso arbitrarie traduzioni dei nomi originali.
Sfortunatamente, sia in patria che in Italia, Spider-Man: The Animated Series non è mai stata editata in DVD, chiunque volesse rivederla tenga d’occhio le programmazioni di Fox Kids dove spesso viene replicata. Un’ottima proposta anche per chi non l’avesse mai vista!
Spider-Man – L’Uomo Ragno
(Spider-Man: The Animated Series)
Regia: Bob Richardson
Sceneggiatura: Mark Hoffmeier, John Semper, Megeen McLaughlin, Stan Berkowitz, James Krieg, Marty Isenberg, Sean Catherine Derek, Larry Brody, Cynthia Harrison, Brooks Wachtel, Doug Booth, Brynne Stephens, Len Wein, Michael Edens, Virginia Roth (personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko)
Origine: Usa, 1994
Durata: 65 episodi (5 stagioni)
(Spider-Man: The Animated Series)
Regia: Bob Richardson
Sceneggiatura: Mark Hoffmeier, John Semper, Megeen McLaughlin, Stan Berkowitz, James Krieg, Marty Isenberg, Sean Catherine Derek, Larry Brody, Cynthia Harrison, Brooks Wachtel, Doug Booth, Brynne Stephens, Len Wein, Michael Edens, Virginia Roth (personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko)
Origine: Usa, 1994
Durata: 65 episodi (5 stagioni)
1 commento:
Spider-Man è il supereroe preferito dalla ricca Marvel, ma il mio rimane il Joker (se lo si può considerare un super-uomo)
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