Torino 2012
Ancora un paio di giorni e si alzerà il sipario sul Torino Film Festival: dell'edizione 2012 si sta parlando più del solito, soprattutto in virtù delle polemiche che hanno tenuto e tengono banco sui media, e che sembrano destinate a far passare in sordina due aspetti importanti. Il primo è che stavolta si taglia l'importante traguardo delle trenta edizioni; il secondo è che il programma presentato qualche settimana fa in conferenza stampa sembra particolarmente ricco di proposte allettanti: per fortuna questo aspetto una certa qual copertura mediatica l'ha avuto, quindi rimando ai link in calce per chi volesse una panoramica generale dell'offerta, che comprende comunque la retrospettiva su Joseph Losey, un corposo programma di horror nella sezione "Rapporto Confidenziale", le sperimentazioni di "Onde" (con tanto di personale su Miguel Gomes), e poi concorsi e documentari. Qui mi preme piuttosto fare qualche altra considerazione.
Questa infatti sarà
anche l'ultima direzione di Gianni Amelio, che in quattro anni ha
fatto un buon lavoro: quando c'è stato da criticare qui non ci si è tirati indietro e oggi si può affermare che Amelio, Emanuela Martini
e tutto lo staff hanno dato vita a una formula che è stata capace di
far evolvere il format originario del festival, unendo il rigore
dell'era Moretti alla sperimentazione di quella D'Agnolo-Vallan,
senza dimenticare la cinefilia di Della Casa (cito i direttori dal
1999 a oggi, ovvero da quando seguo il festival). Quindi una formula
che è stata capace di innovare nella tradizione, un punto che è
bene tenere fermo sia nell'approccio alla nuova edizione (per i
confronti del caso con il passato) sia perché siamo a un giro di
boa, in attesa di vedere cosa accadrà dal 2013 in poi.
In virtù di queste
considerazioni, ciò che - da spettatore e addetto ai lavori -
auspico maggiormente è il ritrovare la stessa curiosità che ha
sempre contraddistinto la manifestazione. Di solito a questo punto si
tirano fuori le carte e si spara il nome più grosso, però dopo
tanti anni mi attira di più il gusto della scoperta. Negli ultimi
anni al festival ho scoperto nomi interessanti come Joe Cornish
(Attack the Block), Sean Byrne (The Loved Ones), Bruce
McDonald (Pontypool), Gareth Evans (The Raid), ho
potuto “saggiare” direttamente la forza underground di autori
come Bruce La Bruce (L.A. Zombie) e approfondire grandi figure
“nascoste” come Christophe Honoré (L'homme au bain, ma va
citato anche il più “mainstream” Les bien aimées) o
Eugène Green (Le pont des arts); ho poi visto sbocciare il
talento di registi un tempo acerbi come Kim Jee-Woon (I Saw the
Devil) e Jaume Balaguerò (Mientras Duermes/Bed Time), ho
riscoperto maestri come Woody Allen (Midnight in Paris) e
ritrovato amori mai sopiti come John Carpenter (The Ward).
Questo senza contare quei nomi che già conoscevo a grandi linee e
che si sono poi palesati in tutta la forza espressiva delle loro
opere: mi riferisco a Nicolas Winding Refn e Sion Sono, omaggiati da
splendide personali. Molti di questi nomi saranno probabilmente
sconosciuti ai più o magari faranno saltare sulla sedia chi
frequenta i forum online dove molte delle pellicole citate sono
giustamente assurte allo status di cult-movie
nell'indifferenza di un mercato che le ha snobbate o relegate in
pochi e angusti angoli della distribuzione estiva o dei DVD.
Ecco, con un concorso
lungometraggi che negli anni si è rafforzato ed ha raggiunto quella
forza che negli anni Novanta sembrava perdere a tutto vantaggio delle
retrospettive, e che non ha paura di mescolare generi e nomi fra i
più disparati, anche quest'anno sono più attratto dall'idea di
scoprire qualche nuovo talento che di trovare conferma nei nomi
consolidati. Torino è il posto giusto per entrambe le cose: c'è la
possibilità che qualcosa di buono e nuovo esca fuori e anche che l'ultimo lungometraggio di Rob Zombie sia un grande film. In una parola:
che sia un festival divertente, di quel divertimento che solo
chi bazzica le sale in cerca di un'emozione capisce.
Come già l'anno scorso
(imprevisti permettendo) l'intenzione è quella di dedicare dei
report quotidiani al festival, raccolti sotto l'etichetta Diario
Torino Film Festival. Per chi invece sarà della partita, al solito,
ci si vede in sala!
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1 commento:
Aspetterò con ansia il tuo resocono su Lords of Salem e anche sul remake di Maniac che se non erro è in programma proprio al TFF.
Tienici aggiornati boss ;-)
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