Il cavaliere oscuro: Il
ritorno
Sono passati 8 anni
dall'ultima apparizione di Batman e Gotham City attraversa un periodo
di pace, complice anche l'emanazione del Dent Act, che ha concesso
alla Polizia pieni poteri per sconfiggere la criminalità. Harvey
Dent è ricordato per l'appunto come un eroe, mentre al giustiziere
mascherato è andata tutta la colpa per la morte del procuratore: una
falsa verità con cui il Commissario Gordon fatica sempre più a
convivere, ma che non ha ancora il coraggio di smentire (nel
frattempo le autorità stanno pensando di rimuoverlo dall'incarico).
Le cose però stanno cambiando: Bane, un mercenario seguace della
Setta delle Ombre, vuole compiere infine il piano di Ra's al Ghul e
spazzare via Gotham City. Per farlo usa un reattore (creato dalla
Wayne Enterprises) pensato per produrre energia pulita, che viene
trasformato in una bomba nucleare a tempo. Bane isola la città,
imprigiona tutta la polizia nel sottosuolo e, in attesa della
deflagrazione, instaura un regime fatto di esecuzioni sommarie ai
danni delle autorità. Batman è quindi costretto a tornare in
azione, con la complicità del giovane poliziotto idealista John
Blake e della ladra doppiogiochista Selina Kyle. Proprio
quest'ultima, però, lo consegna a Bane, che gli rompe la schiena e
lo imprigiona nel pozzo dal quale anche lui proviene. Per ottenere la
sua rivincita, il cavaliere oscuro dovrà attuare un'autentica
rinascita, confrontandosi con i propri demoni.
Sotto molti aspetti,
l'ascesa di Batman (ovvero quel “ritorno” della maldestra
traduzione italiana) c'era già stata: difficile, infatti, pensare a
un film più spiazzante, ardito e definitivo de Il cavaliere oscuro, ovviamente
nel senso virtuoso dei termini. Al di là dei meriti intrinseci della
pellicola, ciò che ancora oggi colpisce è la sicurezza dimostrata
da Christopher Nolan nel realizzare un seguito che, pur elaborando
gli spunti offerti da Batman Begins, è capace di
reggersi sulle proprie gambe, raggiungendo nuovi traguardi estetici,
narrativi e filosofici. Difficile chiedere di più, anche per il
fandom ingordo dei tempi attuali: anzi, provocatoriamente verrebbe
quasi da rovesciare i termini del rapporto con l'industria e proporre
che a film così epocali non si aggiunga alcuna appendice, per non
rischiare la sclerosi di quanto è ancora forte e appassionante.
La
sfida de Il cavaliere oscuro: il ritorno
porta dunque con sé l'ambizione di superare e rilanciare la saga, e
il risultato è un'evidente ansia da prestazione, che rende l'intero
film non una nuova evoluzione del racconto, ma una sua programmatica
elevazione a potenza.
Tutto è affetto da un evidente gigantismo, a iniziare dai corpi:
dalla figura misteriosa, quasi sulfurea del Joker di Heath Ledger si
passa alla pesantezza muscolare di Bane e ai suoi modi teatrali,
mentre il piano di distruzione della città evoca la Rivoluzione
Francese o i movimenti alla Occupy Wall Street, con l'unico risultato
di degradarli a vana strategia di un folle (con acutezza Mariuccia
Ciotta parla di “confusione politica”). Il precipitato filosofico
evocato dal confronto fra gli intenti di giustizia e la pulsione alla
doppiezza di tutti i personaggi è esplicitato attraverso dialoghi
didascalici che appesantiscono la narrazione, sterilizzando tante
buone intenzioni e facendo sorgere più di un dubbio circa la
sincerità degli intenti: non è il caso di seguire la direzione che
la sceneggiatura - scritta dal regista insieme al fratello Jonathan -
vuole farci prendere, altri lo hanno fatto con esiti anche molto
interessanti (si legga l'articolata recensione di Cineblog linkata in
calce), ma se restiamo su questo terreno, il film finisce per
apparire distante dai fuochi promessi in locandina e neppure esente
da qualche sbavatura registica.
Ma
c'è dell'altro sotto la superficie: c'è un film che, come il
reattore della Wayne Enterprises, merita di essere scoperto e
strappato al suo immobilismo e che ci riporta agli aspetti più
esaltanti di Batman Begins
(e poi anche di Inception).
Occorre cercare, andare oltre l'evidenza degli elementi messi in
campo, e in questo modo si possono coglierne le risonanze più
vitali, le possibilità offerte da un racconto che, all'interno di
una struttura predeterminata e perfettamente “chiusa”, cerca
nuove aperture. Come già in Bruce Wayne, anche nell'animo del
regista inglese sembrano agitarsi due pulsioni, una più cartesiana e
rigorosa, quasi deterministica, e l'altra più libera, porosa, che in
questo caso si palesa attraverso una tensione febbricitante che corre
lungo tutta la narrazione. Sfrondate il tutto dai piani machiavellici
e dalla muscolarità dei mezzi e della roboante colonna sonora e
soffermatevi sulle figure e sul loro rapporto con lo spazio: Il
cavaliere oscuro: Il ritorno è
sotto molti aspetti un film agitato da presenze inquiete,
attraversato da ombre che agiscono negli interstizi fra la luce e il
buio, fantasmi inafferrabili come quel Batman che spunta dai vari
lati dell'inquadratura, si manifesta attraverso flash intermittenti,
è evocato e temuto allo stesso tempo e “vede” nel buio nemici
vecchi e nuovi (a iniziare dallo stesso Ra's al Ghul in una sequenza
palesemente onirica). Anche lo scenario si adegua e, dalle aperture
in campo lunghissimo di Gotham, si passa senza particolari soluzioni
di continuità a mondi sotterranei che disegnano realtà alternative,
con cunicoli dal sapore ancestrale, primitivo, fatti di intrecci di
metallo, grate, pozzi, perenni chiaroscuri che disegnano una realtà
espressionista. In questi momenti Nolan descrive allo stesso modo un
film differente, che
ridisegna visivamente la mappatura emotiva altrimenti costretta dai
legacci della sceneggiatura.
Il
personaggio che in questo senso meglio di tutti riesce a cogliere la
forza evocativa di un simile disegno è, al solito, uno dei più
collaterali, il fedele Alfred di Michael Caine. Mentre l'attenzione è
attirata dallo scontro Batman/Bane (che reitera la classica dinamica
Bene/Male), il maggiordomo di casa Wayne è l'unico ad aprire uno
slancio emotivo forte e a sognare una realtà altra,
a vedere il suo padrone in un'altra città, immerso in una
quotidianità un po' onirica che rimanda alle visioni del Cobb di
Leonardo Di Caprio, al suo “possibile futuro”. Sotto certi
aspetti è come se Alfred offrisse a Wayne una nuova doppia
identità, stavolta libera e
imprendibile, spogliata tanto della maschera da giustiziere quanto
dell'altro camuffamento da miliardario impegnato in grandi progetti.
In
effetti, senza scendere fino all'ipotesi assolutamente intrigante che
tutto il film altro non sia che un “inception” di Alfred, sembra
quasi che Nolan, nell'enormità del suo disegno, si riconosca
soprattutto nel Wayne più umano, quello che in fondo al pozzo sogna
la luce che fa capolino dalla cima e si sforza di raggiungerla.
D'altronde è proprio quello il momento di snodo del film, in cui
Bruce riguadagna la sua unità, dopo l'inevitabile processo di
scomposizione fisica (con tanto di maschera fatta simbolicamente a
pezzi), fino a raggiungere l'equilibrio fra la sua finitezza di uomo
e l'indeterminatezza della leggenda. Ed è un momento che piace
pensare propedeutico al ricongiungimento finale con la visione di
Alfred. Questo, insieme a qualche simpatico colpo di scena fatto
apposta per occhieggiare alla classica mitologia batmaniana
(l'identità del possibile testimone che raccoglierà e proseguirà
la missione del giustiziere) sono i momenti di luce che rompono il
buio in cui la storia e il film si agitano.
Il
cavaliere oscuro: Il ritorno
(The
Dark Knight Rises)
Sceneggiatura:
Christopher e Jonathan Nolan (da una storia di Christopher Nolan e
David S. Goyer)
Origine:
Usa, 2012
Durata:
163'
5 commenti:
Recensione magistrale. Chapeau!
CONCORDO, anche se forse un po poco positiva per un filmone come questo.
Son d'accordo nell'affermare che il precedente capitolo sia INARRIVABILE, ma secondo me questo Rises gli è di pochissimo inferiore, ci troviamo cmq davanti ad un film epico ;-)
Ad ogni modo recensione ottima, è sempre un piacere leggere i resoconti del nostro Davide
Grazie ragazzi! E' un film che sta dividendo molto, quindi mi fa piacere che in ogni caso apprezziate quanto scrivo.
Sei sempre un grande :))
Una delle più belle recensioni che ho letto su questo film. Mi trovi ovviamente d'accordo anche sui, pochi, difetti. Non arriva al suo predecessore, ma è comunque un filmone.
Ale55andra
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