Knockout: La resa dei
conti
Mallory Kane è un
agente speciale sotto copertura che lavora per un'agenzia privata.
Ora è in fuga, braccata dal suo superiore, Kenneth, che dopo
l'ultima missione ha tentato di incastrarla e di farla eliminare,
presago del fatto che lei aveva intenzione di mollare il suo lavoro.
Il piano però non è andato come previsto grazie alle capacità di
Mallory, che ora ha preso in ostaggio un ragazzo cui raccontare la
sua storia e che può fidarsi solo di suo padre. Deve perciò
vendicarsi di chi l'ha tradita e scoprire il motivo della sua
condanna a morte. Tutto questo mentre il governo degli Stati Uniti
sembra interessato a reclutarla, una volta che tutto sarà finito.
Steven Soderbergh
continua a divertirsi e a sovvertire i generi, pur nel rispetto delle
regole che li codificano. Dopo il disaster-movie di Contagion,
stavolta tocca all'action, peraltro affrontato da una
prospettiva opposta rispetto a quella che ci si aspetterebbe: il
regista, infatti, non costruisce prima la storia per poi trovare
l'interprete. Fa esattamente il contrario: si invaghisce
(professionalmente) di Gina Carano, lottatrice di arti marziali miste
che ha visto combattere in tv e decide di farne l'eroina di un film.
Questa prospettiva “a rovescio” per certi versi si adatta
perfettamente a un film che ci introduce al personaggio nello
scenario rassicurante di una tavola calda, salvo poi sovvertire tutto
mostrandocela indiavolata mentre atterra il muscoloso collega
Channing Tatum. Ne segue un lungo flashback che determina la
struttura a puzzle destinata a far combaciare i pezzi solo nel
finale.
In effetti, quello che
vediamo ha la leggerezza consueta del divertissement
soderberghiano, ma quell'aria un po' astuta dell'esperimento in cui
si tenta di mescolare gli elementi realizzando un anomalo “film
d'azione d'autore”, che guarda a certe spy story degli anni
Settanta, collocate però in un contesto contemporaneo che da solo è
capace di rendere Knockout l'antitesi dei vari Mission:
Impossible. A proposito del quarto capitolo della saga con Ethan Hunt, infatti, scrivevo che
l'apparato ultramoderno e la muscolarità da grandi mezzi tipica del
format blockbuster celavano un'anima retrò che nel suo
apparire moderna era in realtà totalmente classica, in quanto fedele
riproposizione degli schemi del Bond-movie (matrice dell'action
spionistico moderno).
Bene, con Knockout
la sensazione è opposta: vediamo un film che si offre come reperto
vintage ma che in realtà è perfettamente radicato nel nostro
tempo, perché rifugge la creazione di possibili fronti contrapposti
in favore di un mondo senza identità, dominato da una visione
economicista, dove i personaggi si combattono e complottano fra
loro in nome del potere e del guadagno (alla fine è sempre una
questione di soldi ammette Kenneth). Il problema della verità che
delimiti e definisca un'identità (da sempre un pallino per Soderbergh) si rispecchia poi nell'abile uso
del cast, in cui la protagonista sconosciuta (quella su cui si devono
concentrare le simpatie dello spettatore) è contrapposta a un
reticolo di nomi noti (Michael Douglas, Michael Fassbender, Antonio
Banderas, Ewan McGregor, Bill Paxton) giocando così con le risonanze
che i volti evocano in chi guarda. Anche in questo caso si tratta
quindi di regole che vengono sovvertite e rendono il gioco quasi teorico.
Alla
fine la struttura è intrigante e Soderbergh riesce a muoversi come
sempre con fluidità fra le varie situazioni, passando in rassegna
luoghi e volti senza particolare soluzione di continuità,
inframezzando momenti più calmi con improvvise esplosioni d'azione
che nel loro ricercato realismo appaiono rudi ma essenziali.
L'azione, insomma, non prevale sull'intreccio né sui vari elementi
che pure compongono un amalgama alquanto denso: c'è il sex appeal
della protagonista, il gioco di seduzione con luoghi di lusso che
rimandano alla saga degli Ocean, un'ampia varietà di scenari
capace di conferire movimento, un fitto schema delle apparenze e una
colonna sonora che detta i tempi di un anomalo action jazzato.
Un prodotto di classe, insomma, che dimostra come si possa pensare un
action differente, realistico, mai povero e non passatista.
Knockout:
La resa dei conti
(Haywire)
Regia:
Steven Soderbergh
Sceneggiatura:
Lem Dobbs
Origine:
Usa, 2011
Durata:
90'
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