Dopo che suo padre George è morto in una trappola ordita da un’astronave romulana, il giovane James Tiberius Kirk conduce un’adolescenza irrequieta, fino a quando non gli viene offerto di arruolarsi nella Flotta Stellare per seguire le orme dell’illustre genitore e dimostrare il suo talento. La prima missione arriva tre anni dopo, quando viene varata la nuova astronave USS Enterprise: il pianeta Vulcano è infatti minacciato dalla stessa astronave romulana responsabile della morte di George Kirk. Nero, comandante romulano, ha attraversato lo spazio-tempo attraverso un’anomalia e ora intende prevenire la distruzione del suo pianeta scatenando un’apocalisse galattica che disintegri gli altri mondi, il primo dei quali sarà proprio Vulcano. La lotta contro il nemico futuribile è dura e James deve sopportare la rivalità con il primo ufficiale vulcaniano Spock, seguace della logica, che pure si ritrova impotente ad assistere alla distruzione del suo pianeta.
C’è una certa qual ironia nel fatto che a rivitalizzare la saga di Star Trek sia stato chiamato un autore dichiaratamente fan di Star Wars, epopea che per anni è stata considerata “rivale” di quella dell’Enterprise. In realtà è sufficiente assistere alla proiezione per rendersi conto del fatto che JJ Abrams, una volta di più, si è rivelato un sagace conoscitore delle regole che formano un immaginario e la sua bravura sta nell’essere riuscito a esplicitare ciò che nessuno aveva mai notato, preso com’era dalla foga di comprendere unicamente lo schieramento al quale annettersi: e cioè che la grandiosità di Star Trek stava anche nella sua capacità di contenere, in nuce, gli elementi di Star Wars. Come tutti i grandi contenitori di immaginario, insomma, l’epopea dell’Enterprise è capace di assorbire e fare proprie le grandi tappe della fantascienza filmata senza tradire mai la propria natura originale (forse molti ricorderanno, peraltro, come il primo Star Trek The Motion Picture del 1979 fosse una rispettosa rilettura anche di 2001: Odissea nello spazio).
D’altronde abbiamo a che fare con un format basato su una dicotomia cuore-ragione ancora una volta incarnata dai personaggi iconici di Kirk e Spock, affaccendati in un perenne conflitto volto a dimostrare unicamente la necessità di giungere a una diarchia, dove le due visioni siano destinate a coesistere e a influenzarsi a vicenda, rendendo il capitano meno impulsivo e il primo ufficiale capace di “imbrogliare” e agevolare emozioni che la ragione tenta troppo spesso di mettere a tacere. Per trovare la chiave di lettura che permetta al nuovo Star Trek di ritornare all’origine di questa dicotomia e svelarne in poco più di due ore la natura onnicomprensiva non serve fare altro che operare un gioco di prospettive, utile a rimescolare le carte quel tanto che basta per creare lo spazio necessario all’innesto della nuova linfa. Ecco dunque un Kirk pesto, inquieto e baro, ma sempre terribilmente in gamba, opposto a uno Spock seguace della ragione, ma combattuto fra le sue due anime, straniero anche fra i vulcaniani, del quale diventerà poi unicamente l’ultimo baluardo. Il tutto immerso in strabilianti sequenze di duelli spaziali che vedono affiancato il realismo un po' algido dell’epopea televisiva (l’Accademia della Flotta Stellare sorge nel realistico scenario di San Francisco) con l’esigenza spettacolare, il calore e la proliferazione di dettagli della saga lucasiana: non sorprende a questo proposito che Star Trek segni un nuovo traguardo sul grande schermo dopo il flop delle ultime terminazioni televisive, laddove per Star Wars accade esattamente il contrario, con la saga di Clone Wars che raccoglie consensi catodici, laddove il cinema sembra decretare ormai la disaffezione del grande pubblico.
Ma la grandiosità del progetto sta anche nella sua capacità di non fermarsi alla semplice rielaborazione del già fatto: Abrams evita anzi la trappola del prequel, il cui finale è già scritto, aprendo una inedita linea temporale che offra davvero una nuova frontiera all’epopea e che le permetta di riacquistare la caratura di paradigma di ogni possibile avventura fantascientifica. Tale è la porosità del nuovo concept da riflettere peraltro le ossessioni tipiche degli autori che evoca e coinvolge. Oltre al classico intreccio spaziale alla Star Trek condito con la spettacolarità di Star Wars, ecco dunque il piacere tipico di Abrams per le narrazioni non lineari, attraverso l’uso dei paradossi, o l’interazione estremamente dinamica dei personaggi (con gli scontri fra Kirk e Spock che si spostano anche sul piano fisico) e la forza quasi “elettrica” dei personaggi (il nuovo Checov, il nuovo Scotty interpretato dal grande Simon Pegg). A tutto questo si unisce la grandeur e l’amore per il sense of wonder degli sceneggiatori Kurtzman e Orci, che sembrano davvero proseguire nel film certi concetti già visti in Transformers, e puntano a un racconto epico che restituisca il senso dell’avventura a tutto tondo, fra grandi scenari spaziali e gag che intervallano i momenti drammatici, restituendo al tutto un piacevole e dimenticato senso di pienezza dal sapore vagamente spielberghiano. E ancora, gli ottimi effetti speciali che vedono in testa, non a caso, la lucasiana Industrial Light & Magic, grazie alla quale il film sfoggia un look straordinariamente “fiabesco”, ma incredibilmente materico, vero, “usato”, tanto da rinnovare il piacere per uno spettacolo bello visivamente, oltre che narrativamente. Non ultimi vanno citati anche gli attori, credibili nei ruoli e che riescono ad affrancare quell’aura blandamente teenageriale evocata dalle prime immagini promozionali per permetterci di vedere, davvero, rivivere sullo schermo i personaggi più amati: dall’energico Chris Pine/Kirk al sorprendente Zachary Quinto/Spock, alla splendida Zoe Saldana/Uhura. La presenza iconica del grande Leonard Nimoy, il “vero” Spock, sancisce poi la malinconica fine di un’epoca e l’entusiastico passaggio di consegne.
Quando gli ingredienti sono di prima qualità, la forza del risultato non è da considerarsi scontata: Abrams è riuscito ad agevolare ogni spinta offerta dai materiali originali e dai bacini di immaginario dai quali ha voluto attingere, traendo il meglio da tutto. In definitiva: è un film di JJ Abrams, è un film di Kurtzman e Orci, è un film di Star Trek e di Star Wars, è il cinema nella sua espressione più bella. Un film emozionante, e ancora di più commovente.
Star Trek
(id.)
Regia: JJ Abrams
Sceneggiatura: Alex Kurtzman e Roberto Orci (basata sui personaggi creati da Gene Roddenberry)
Origine: Usa, 2009
Durata: 127’
Sito ufficiale
Sito ufficiale americano
STIC: il fanclub italiano di Star Trek
Intervista a JJ Abrams
Star Trek Blog
Sito ufficiale della famiglia di Gene Roddenberry
5 commenti:
per me è uno di quei film dedicati ai suoi fan; e da fan di Star Trek lo guarderò
ciao ciao
>per me è uno di quei film dedicati ai suoi fan
Non necessariamente, anzi la sua ricchezza lo rende apprezzabile anche dai neofiti (senza contare che i fans più accaniti pare abbiano gridato - a torto - all'oltraggio).
Oh, che bella recensione. Mi iscrivo subito al tuo blog
Complimenti!!!
Io sto sul moderato perché da Abrams con in mano Star Trek mi aspetto molto di più e poi, sinceramente, Star Wars mi ha stufata e la sola avventura spaziale è limitante, ma sono perfettamente d'accordo che questo fosse l'unico modo per far appassionare i neofiti, diciamo un po' viziati da tanta pregressa spettacolarità leggera e che non avrebbero apprezzato un altro The Motion Picture
E' innanzitutto un furbo uomo JJ. Mi sa che pochi neofiti si andranno a vedere i vecchi dvd per curiosità e se nel sequel non dovesse ripetere il miracolo saranno dolori. Quanto durerà?
Ma alla fine: perché non potevano cambiare la dentiera al doppiatore di Nimoy? Mi sembrava il duffy duck vulcaniano.
Ciao :-)
Come non essere d'accordo. Un film che ti fomenta anche non poco con tutte quelle scene di battaglie e lotte corpo a corpo (la più bella è ovviamente quella sulal navicella di Nero).
Io non sono una fan di Star trek, ma mi piace pensare che il film sia dedicato anche a me, che apprezzo simili spettacoli cinematografici.
Ale55andra
Sottoscrivo il tuo articolo, sono stata positivamente colpita da questo film, sembra funzionare tutto: sceneggiatura, effetti speciali, citazioni, e sopratutto la scelta degli attori, bravissimi.
Il mio "capo" (tu sai chi) ha commentato il fatto che alla fine il film non sia propriamente indirizzato a un pubblico ignaro della serie classica. Certo, i fan possono apprezzare di più le battute, i rimandi, o le sorprese (tipo una certa relazione sentimentale che qui non cito per quelli che ancora non hanno visto il film), però dai commenti qui presenti vedo che la spettacolarità del film riesce ad interessare il vasto pubblico - meglio così!
Sono curiosa di vedere i prossimi due film di una probabile trilogia...
Posta un commento