"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

domenica 14 febbraio 2010

Paranormal Activity

Paranormal Activity

Micah e Kate vivono insieme in una bella villetta a due piani, ma devono affrontare un problema di natura paranormale: lei è infatti perseguitata ciclicamente e sin dall’infanzia da una non meglio precisata entità che un sensitivo individua in un demone. Per far fronte al problema e comprendere meglio la natura del fenomeno, Micah decide di filmare la vita quotidiana della coppia, ivi comprese le notti durante le quali l’entità si manifesta con maggiore frequenza. Il sensitivo comunque lo mette in guardia dal tentare di sfidare il demone, ma Micah sembra interessato maggiormente a dimostrare di poter proteggere la sua ragazza…

Uno degli aspetti più singolari (e, volendo, contraddittori) dell’horror riguarda il fatto che un qualsiasi mutamento del linguaggio, a ben guardare, già presuppone in sé un’aderenza a topoi sepolti nella tradizione: le dinamiche del terrore in fondo sono basiche e fanno leva su sentimenti primari, per cui anche la loro narrazione, pur nel rinnovamento estetico delle storie, appare sempre come un eterno ritorno al già visto. Paranormal Activity è dunque un ennesimo percorso che si viene ad aprire nel filone qui già denominato come “Real Cinema”, ovvero del “finto filmato amatoriale” (diverso quindi dalla definizione di “Mockumentary” che sarebbe più corretto riferire ai “finti documentari”, stile Incident at Loch Ness); ma allo stesso tempo è anche una ricapitolazione di temi e stilemi narrativi (e tematici) noti. In effetti il film di Oren Peli, diventato un caso cinematografico più che altro in virtù del gran battage pubblicitario che gli è sorto intorno, può essere visto principalmente come un tentativo di ricapitolazione del già fatto, senza cercare un’originalità che non sia un tentativo alquanto blando di distinguersi o di affrancarsi dai modelli, in modo quindi discreto, lavorando soltanto sulle sfumature. Anzi, da questo punto di vista è interessante notare come siano più le differenze con i classici del Real Cinema che con quelli dell’horror più “tradizionale”.

Ecco dunque reiterarsi l’idea dell’entità invasiva, che può ricordare il bel Entity di Sidney J. Furie o il Poltergeist di Tobe Hooper (e Steven Spielberg, non a caso grande supporter di questo film): e quando poi vediamo i due protagonisti intenti a esplorare la soffitta il pensiero corre non casuale all’Esorcista, o in senso lato al più recente [REC]2 per il tentativo di moltiplicare lo spazio utilizzando la scena come elemento attivo ed espressivo del meccanismo di riproduzione dell’orrore. In un confronto diretto con il Real Cinema, però, non si può non notare come venga a mancare un elemento fondamentale, ovvero l’identificazione totale dell’occhio della macchina da presa con lo sguardo del protagonista-cameraman: ciò avviene solo in parte, durante le sequenze diurne (e alcune “esplorative”, in notturna) in cui i personaggi sono legati ai rispettivi ruoli e conversano, spesso anche trasmettendo la sensazione di perdere tempo, di essere quasi spettatori essi stessi di eventi che non capiscono, ma con cui si divertono a instaurare dinamiche futili, come la sfida o addirittura la detection. Nel momento invece in cui la mdp si “stacca” per diventare camera fissa, Paranormal Activity diventa letteralmente un altro film, recupera la fissità del punto di vista utilizzando espressivamente l’ambiente unico della camera da letto secondo una dinamica estremamente radicale e che immerge nel cinema degli esordi, dove sono i piccoli spostamenti a fare la differenza e dove il trucco, in antitesi all’armamentario tecnologico messo in campo, diventa palese rappresentazione illusionistica (come le orme nel talco, che quasi sembrano quelle dell’Uomo Invisibile di James Whale).

I protagonisti pure perdono la loro sovrastrutturazione verbale per diventare mero strumento di azione orrifica, urlando, spostandosi o a volte anche solo restando fermi, in preda a un moto totalmente illogico che quindi apre il film a possibilità interessanti, prima fra tutti quella su cui in effetti si gioca ampia parte della “partita” con il demone e che vede Kate contemporaneamente nel ruolo della vittima, ma forse anche del veicolo del male (è lei non a caso il tramite con la forza paranormale).

Su tutto domina poi una prospettiva low budget estremamente forte, che impedisce al film di sfoggiare sequenze davvero spaventose (contrariamente a quanto promettono gli strilli pubblicitari): in effetti più che a un film “che fa paura” siamo di fronte a un esercizio di tensione basato su un meccanismo iterativo e refrattario a qualsiasi possibile mitopoiesi. In questo senso Paranormal Activity non è soltanto un film che si iscrive in una fortunata tradizione a basso costo, ma è anche l’antitesi del meccanismo commerciale in cui pure si è ritrovato suo malgrado inserito. Non a caso, diversamente da quel Blair Witch Project cui è spesso associato e che pure rappresentava un tentativo molto forte di asciugare il genere dalla sua componente più evocativa, qui non esiste assolutamente alcuna mitologia pregressa (veicolata attraverso il viral marketing) e l’ambientazione stessa diventa quella di un normalissimo villino suburbano con tanto di splendida piscina. Il finale imposto dalla produzione e che esplicita maggiormente la componente soprannaturale appare pertanto alquanto forzato di fronte all’asciuttezza quasi “giapponese” dell’originale, ma per fortuna non disperde totalmente la forza espressiva del fuoricampo, rappresentato dalla porta-squarcio, aperta verso le infinite possibilità che le varie notti tentano di suscitare e con cui cercano di giocare interessando lo spettatore più curioso. Un film non per tutti, ma da rivedere a mente fredda, magari lontano dall’isteria scatenata dalla pubblicità.

Paranormal Activity
(id.)
Regia e sceneggiatura: Oren Peli
Origine: Usa, 2007
Durata: 86’

Intervista al regista e al produttore esecutivo
Sito ufficiale americano
Sito italiano
Wikipedia inglese con informazioni su produzione e versioni alternative
Trailer italiano di Paranormal Activity
Trailer americano HD di Paranormal Activity
Altra mia recensione su Sentieri Selvaggi
Interessante recensione (negativa) di Elvezio Sciallis

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