Torino 30+9
Ultimi fuochi del Torino
Film Festival, che si congeda dal suo pubblico (numerosissimo) con
uno dei titoli più attesi della sezione Festa Mobile, Anna Karenina, di Joe Wright, scritto da Tom Stoppard e che può contare su un cast davvero
notevole. Accanto a Keira Knightley (Anna) troviamo infatti un ottimo
Jude Law (il marito tradito) e il sempre più sorprendente Aaron
Johnson, che ne ha fatta di strada dai tempi dell'adolescente sfigato
di Kick-Ass. La messinscena sontuosa (e vagamente à la Baz
Luhrmann, ma evitiamo confronti troppo stringenti) rinfaccia spesso
allo spettatore l'idea del proscenio, o del palco teatrale su cui si
consumano le azioni, in un andirivieni di ricostruzione storica e
sfarzo scenografico. Il tutto esalta la natura barocca di una Russia
imperiale evidentemente percepita come una sorta di universo
autosufficiente nella sua finzione. In effetti, la storia di Anna e
Aleksej, amanti adulteri in una nazione dove il “rispetto delle
regole” (sociali e familiari) è considerato più importante della
stessa legge, diventa più che altro il pretesto per mettere in scena
un conflitto tra la pulsione irrazionale dei sentimenti e la rigidità
schematica di una logica che pretende di governare il mondo. Come
spesso accade, però, la struttura così apparentemente libera
risulta soffocata dalla natura colossale della messinscena: per
questo, alla fine spiccano soprattutto i personaggi minori, capaci di
far vibrare la struttura narrativa più degli stessi protagonisti.
Se il cinema mainstream
non ride, al contrario quello indipendente si dimostra estremamente
capace di interessare e divertire: la sezione Rapporto Confidenziale,
infatti, ci porta Thanks for Sharing, di Stuart Blumberg, già
sceneggiatore dell'ottimo I ragazzi stanno bene. Abbiamo già
visto passare in questo spazio altre pellicole dedicate alle
ossessioni della contemporaneità. Stavolta tocca alla dipendenza
sessuale, che affligge il sempre grande Mark Ruffalo e i suoi
compagni di sedute in puro stile Alcolisti Anonimi. Viene spontaneo
fare il confronto con il più noto Shame, ma significherebbe
far passare al povero Blumberg (qui al suo primo lungometraggio) un
brutto quarto d'ora, vista la superiorità tecnica della pellicola di
Steve McQueen. Sul piano della scrittura, però, Thanks for
Sharing vince la partita, grazie a dialoghi straordinariamente
briosi, divertenti e pieni di citazioni pop, e a una struttura
narrativa che, nel passaggio dai toni della commedia a quelli del
dramma, centra l'argomento con maggiore pertinenza, aprendo davvero
uno squarcio su questa patologia. Da segnalare una Gwyneth Paltrow
straordinariamente sexy e, in un piccolo ruolo, la celebre cantante
Pink, la cui presenza dovrebbe (si spera) assicurare visibilità alla
pellicola quando sarà distribuita dalle nostre parti (con il titolo
Tentazioni irresistibili).
Tornando poi alla sezione
Festa Mobile, si cambia del tutto latitudine (e tipologia di film)
con il francese L'étoile du jour, di Sophie Blondy, storia di
una piccola compagnia circense squassata da gelosie che sfociano in
tentativi di omicidio e tradimenti. Anche qui il cast è
significativo, per i volti che riflettono varie realtà del cinema
francese: si va infatti da Beatrice Dalle (purtroppo ormai sfatta e
irriconoscibile) al bessoniano Tcheky Karyo, al Denis Lavant visto
anche in Holy Motors di Leos Carax, fino alla dolce Natasha
Regnier, che rimanda al cinema di Eugène Green, grande protagonista
dell'edizione 2011 del festival. Su tutto un'anomala “coscienza”
che ha le fattezze rock del mitico Iggy Pop, qui in inedita versione
“angelica” e di bianco vestita. Il film è una malinconica
ballata attraversata da sequenze oniriche effettivamente vicine a
Carax e in grado di rendere ancora più affascinante un'operazione
raffinata e visivamente molto intrigante, in cui i sentimenti più forti si stemperano in un'atmosfera decadente e surreale.
Chiusura affidata infine
a Sally Potter, con il suo Ginger & Rosa (sempre Festa Mobile, ma avrebbe meritato il Concorso): è la storia di
due giovani nate nel giorno del bombardamento di Hiroshima e che vivono
la loro adolescenza durante la crisi dei missili di Cuba del 1962. Il
contesto storico disegna uno scenario senza futuro, che si riflette
nella frantumazione del microcosmo di Ginger (autentica protagonista,
interpretata dalla sempre ottima Elle Fanning): suo padre infatti
tradisce la madre con Rosa, determinando in tal modo la fine sia
della famiglia che dell'amicizia fra le due ragazze. A colpire,
comunque, non è tanto il dramma intenso e “bergmaniano”, che
chiama in causa i conflitti edipico-familiari, quanto il fatto che
tutto sia traslato sui valori che muovono i personaggi e che
finiscono per essere svuotati di senso. L'attivismo di Ginger (che
vuole protestare contro la possibile Terza Guerra Mondiale provocata
dalla crisi dei missili) diventa infatti un mero surrogato della
mancanza di punti fermi nella vita quotidiana; e i ragionamenti
anticonformisti e filosofici del padre risultano soltanto un modo per
mascherare le sue mancanze di uomo e genitore. In questo modo si crea
una risonanza fra i vari livelli del film (umano, familiare, sociale
e storico), tutti accomunati dal tema della disgregazione, che
rendono la pellicola intensa e potente. Ottimo ancora una volta il
cast, con ruoli minori per Oliver Platt e Annette Bening, come a
ricordarci che, pur nella differenza qualitativa delle proposte,
questa ultima giornata ci consegna un festival di splendidi volti,
capaci di disegnare bellissimi personaggi.
Thanks
for Sharing - trailer
L'étoile
du jour - trailer
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