E.T. - L'Extra Terrestre
Un alieno in
ricognizione sulla Terra viene abbandonato dai compagni, fuggiti per
l'arrivo improvviso di una squadra di umani. L'essere viene trovato
da Elliott, un bambino che sta attraversando un periodo difficile a
causa del divorzio dei genitori. Il piccolo condivide il segreto
dell'alieno, ribattezzato E.T., con il fratello maggiore Michael e la
sorellina Gertie. Elliott, comunque, è l'unico a stabilire un legame
di simbiosi con l'extraterrestre, percepisce le sue emozioni e le
condivide. Ben presto E.T. si ambienta quel tanto che gli basta per
riuscire a creare un comunicatore in grado di richiamare i suoi
compagni dallo spazio. Il tempo a disposizione, però, non è molto:
l'atmosfera del nostro pianeta rischia infatti di nuocergli. E
inoltre le autorità sono sulle sue tracce...
A
Carlo Rambaldi
30 anni dopo la prima,
trionfale, uscita nelle sale, l'alieno più famoso di tutti i tempi
torna nelle sale del circuito The Space Cinema per una riedizione che
centra i festeggiamenti per il centenario della Universal e l'uscita
della versione Blu-Ray Disc. L'occasione è quella giusta per
riconciliarsi con un autentico classico e per re-impararne la
lezione, in ossequio a quello scambio reciproco di esperienze e
emozioni che l'extraterrestre compie, all'interno del film, con i
suoi amici bambini. Se infatti un torto è stato commesso nei
confronti del capolavoro spielberghiano è quello di aver
frettolosamente costretto il film nel cono d'ombra del clamoroso
successo commerciale ottenuto ai botteghini nel 1982 (quando
raggiunse la vetta di film più visto della storia del cinema). Fatto
che, inevitabilmente, lo ha incasellato nella categoria futile del
blockbuster, e della perfetta macchina da soldi, pensata
furbescamente per il successo, e quindi priva di reali valori che
andassero al di là della maliziosa tecnica strappalacrime.
Rivisto con la giusta
distanza temporale, E.T. si dimostra al contrario per il
piccolo film che è, nemmeno troppo commerciale nelle scelte: pochi
dialoghi, ambientazione quasi tutta circoscritta alla casa del
piccolo Elliot (con qualche incursione nelle vicine vie cittadine o
nel bosco poco distante), ritmo lento e sognante che, soprattutto
nella prima parte, crea una particolare atmosfera sospesa. Persino gli effetti speciali del compianto Carlo Rambaldi, all'avanguardia per l'epoca, oggi riflettono un forte sapore di artigianalità. Steven
Spielberg riparte dal suo Incontri ravvicinati del terzo tipo,
ma ne crea una versione intimista e fiabesca, che parla direttamente
al pubblico dei giovanissimi. A un certo punto Elliott spiega alla
sorellina Gertie (un'adorabile Drew Barrymore) che “solo i bambini
possono vedere” l'alieno. Si tratta di un escamotage per impedirle
di rivelare la presenza del nuovo arrivato agli adulti, ma in effetti
il film conferma in più occasioni questa regola. Valga solo come
esempio la sequenza slapstick in cui E.T. si muove per la casa
senza essere visto dalla madre di Elliott; d'altra parte l'unico suo
modo per palesarsi al mondo è mascherato da fantasma durante la
parata di Halloween e l'altro grande contendente al ruolo di suo
conoscente è il misterioso “uomo con le chiavi” (capofila dei
cercatori che tentano di stanare l'alieno), che sognava di vederlo
“da quando aveva 10 anni”, ovvero l'età dello stesso Elliott.
E' chiaro come Spielberg
predichi un ritorno all'infanzia, da lui vista come un'età pura,
perché ancora vergine dai condizionamenti esterni, ma già capace di
comprendere le implicazioni più drammatiche del mondo. Elliott
infatti risente della lontananza del padre e si lega in questo modo
all'amico spaziale che, come lui, vive la mancanza dai compagni
galattici. In ossequio al nuovo immaginario fondato insieme all'amico
George Lucas (chiamato in causa attraverso molteplici citazioni da
Star Wars), Spielberg fonda una palingenesi che vede nello
spazio la frontiera in grado di preservare il valore dell'innocenza
(rappresentata da E.T.), ma anche di fornire soluzioni a un mondo
tarato sulla misura degli adulti. Ecco dunque che il film si muove ad
altezza di bambino, gli adulti sono spesso raffigurati con la testa
in fuoricampo (come nelle comiche di Tom & Jerry, che non a caso
fanno capolino in tv) e ritratti in modo grottesco, come gigantesche
e minacciose presenze che donano al film quel sapore un po' dark
tipico di un'età in cui le sensazioni sono più forti e il mondo
appare sotto una luce a tratti minacciosa. D'altra parte, gli umani
del film risultano schiavi di una visione scientifica che non è in
grado di salvare E.T. dalla sua malattia e che si estrinseca in
esperimenti, tute asettiche, intubazioni che rimandano un po' a un
immaginario gotico da inventori pazzi alla Frankenstein (e alla fantascienza anni Cinquanta, qui simboleggiata dalla citazione televisiva di Cittadino dello spazio).
Al contrario il rapporto
fra l'alieno e Elliott funziona perché è di tipo empatico,
sottolineato dalla sequenza iniziale in cui E.T. ripete i movimenti
dell'umano, esattamente come avveniva in una celebre scena de Lo
squalo, dove il capo Brody vedeva il figlio “rifare” le sue
espressioni. Dopotutto questa è una storia di legami, ma anche di
rapporti padre/figlio traslati su figure vicarie. Ecco dunque che
E.T. è allo stesso tempo un bambino, con cui condividere i giochi, i
trucchi di Gertie o i mascheramenti di Halloween e che si nasconde
fra i pupazzi, rendendosi “invisibile” agli occhi della madre; ma
è anche un adulto che sa costruire marchingegni complessi e ha
accesso a tecnologie sconosciute e poteri che gli permettono di
spostare gli oggetti con il pensiero. E', insomma, il prototipo
perfetto di un “uomo nuovo” e più evoluto, che Spielberg
identifica nelle stelle e che potrebbe elevare l'umanità e salvarla
dai propri errori: di qui anche la velata connotazione messianica
data dalla capacità di guarire le ferite altrui con il suo dito
luminoso o di far rinascere una pianta ormai appassita.
Il film, in ogni caso,
evita dicotomie troppo nette: se gli adulti, pur nel loro
accanimento, non paiono mai del tutto “cattivi” verso il nuovo
arrivato, è allo stesso tempo evidente come E.T., pur costituendo un
possibile modello evolutivo per l'umanità, impara anche molto dalla
stessa. Apprende infatti la lingua terrestre e la forza dei
sentimenti, attraverso una sequenza-omaggio a Un uomo tranquillo
di John Ford. Regista che, non a caso, guardava sempre al valore
fondativo di una comunità e alla palingenesi e che, per questo, ha
molto più in comune con Steven Spielberg di quanto generalmente non
si creda.
E.T. - L'Extra
Terrestre
Regia: Steven
Spielberg
Sceneggiatura: Melissa
Mathison
Origine: Usa, 1982
Durata: 115'
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