"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 13 dicembre 2012

E.T. - L'Extra Terrestre

E.T. - L'Extra Terrestre

Un alieno in ricognizione sulla Terra viene abbandonato dai compagni, fuggiti per l'arrivo improvviso di una squadra di umani. L'essere viene trovato da Elliott, un bambino che sta attraversando un periodo difficile a causa del divorzio dei genitori. Il piccolo condivide il segreto dell'alieno, ribattezzato E.T., con il fratello maggiore Michael e la sorellina Gertie. Elliott, comunque, è l'unico a stabilire un legame di simbiosi con l'extraterrestre, percepisce le sue emozioni e le condivide. Ben presto E.T. si ambienta quel tanto che gli basta per riuscire a creare un comunicatore in grado di richiamare i suoi compagni dallo spazio. Il tempo a disposizione, però, non è molto: l'atmosfera del nostro pianeta rischia infatti di nuocergli. E inoltre le autorità sono sulle sue tracce...


A Carlo Rambaldi

30 anni dopo la prima, trionfale, uscita nelle sale, l'alieno più famoso di tutti i tempi torna nelle sale del circuito The Space Cinema per una riedizione che centra i festeggiamenti per il centenario della Universal e l'uscita della versione Blu-Ray Disc. L'occasione è quella giusta per riconciliarsi con un autentico classico e per re-impararne la lezione, in ossequio a quello scambio reciproco di esperienze e emozioni che l'extraterrestre compie, all'interno del film, con i suoi amici bambini. Se infatti un torto è stato commesso nei confronti del capolavoro spielberghiano è quello di aver frettolosamente costretto il film nel cono d'ombra del clamoroso successo commerciale ottenuto ai botteghini nel 1982 (quando raggiunse la vetta di film più visto della storia del cinema). Fatto che, inevitabilmente, lo ha incasellato nella categoria futile del blockbuster, e della perfetta macchina da soldi, pensata furbescamente per il successo, e quindi priva di reali valori che andassero al di là della maliziosa tecnica strappalacrime.
 
Rivisto con la giusta distanza temporale, E.T. si dimostra al contrario per il piccolo film che è, nemmeno troppo commerciale nelle scelte: pochi dialoghi, ambientazione quasi tutta circoscritta alla casa del piccolo Elliot (con qualche incursione nelle vicine vie cittadine o nel bosco poco distante), ritmo lento e sognante che, soprattutto nella prima parte, crea una particolare atmosfera sospesa. Persino gli effetti speciali del compianto Carlo Rambaldi, all'avanguardia per l'epoca, oggi riflettono un forte sapore di artigianalità. Steven Spielberg riparte dal suo Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma ne crea una versione intimista e fiabesca, che parla direttamente al pubblico dei giovanissimi. A un certo punto Elliott spiega alla sorellina Gertie (un'adorabile Drew Barrymore) che “solo i bambini possono vedere” l'alieno. Si tratta di un escamotage per impedirle di rivelare la presenza del nuovo arrivato agli adulti, ma in effetti il film conferma in più occasioni questa regola. Valga solo come esempio la sequenza slapstick in cui E.T. si muove per la casa senza essere visto dalla madre di Elliott; d'altra parte l'unico suo modo per palesarsi al mondo è mascherato da fantasma durante la parata di Halloween e l'altro grande contendente al ruolo di suo conoscente è il misterioso “uomo con le chiavi” (capofila dei cercatori che tentano di stanare l'alieno), che sognava di vederlo “da quando aveva 10 anni”, ovvero l'età dello stesso Elliott.
 
E' chiaro come Spielberg predichi un ritorno all'infanzia, da lui vista come un'età pura, perché ancora vergine dai condizionamenti esterni, ma già capace di comprendere le implicazioni più drammatiche del mondo. Elliott infatti risente della lontananza del padre e si lega in questo modo all'amico spaziale che, come lui, vive la mancanza dai compagni galattici. In ossequio al nuovo immaginario fondato insieme all'amico George Lucas (chiamato in causa attraverso molteplici citazioni da Star Wars), Spielberg fonda una palingenesi che vede nello spazio la frontiera in grado di preservare il valore dell'innocenza (rappresentata da E.T.), ma anche di fornire soluzioni a un mondo tarato sulla misura degli adulti. Ecco dunque che il film si muove ad altezza di bambino, gli adulti sono spesso raffigurati con la testa in fuoricampo (come nelle comiche di Tom & Jerry, che non a caso fanno capolino in tv) e ritratti in modo grottesco, come gigantesche e minacciose presenze che donano al film quel sapore un po' dark tipico di un'età in cui le sensazioni sono più forti e il mondo appare sotto una luce a tratti minacciosa. D'altra parte, gli umani del film risultano schiavi di una visione scientifica che non è in grado di salvare E.T. dalla sua malattia e che si estrinseca in esperimenti, tute asettiche, intubazioni che rimandano un po' a un immaginario gotico da inventori pazzi alla Frankenstein (e alla fantascienza anni Cinquanta, qui simboleggiata dalla citazione televisiva di Cittadino dello spazio).
 
Al contrario il rapporto fra l'alieno e Elliott funziona perché è di tipo empatico, sottolineato dalla sequenza iniziale in cui E.T. ripete i movimenti dell'umano, esattamente come avveniva in una celebre scena de Lo squalo, dove il capo Brody vedeva il figlio “rifare” le sue espressioni. Dopotutto questa è una storia di legami, ma anche di rapporti padre/figlio traslati su figure vicarie. Ecco dunque che E.T. è allo stesso tempo un bambino, con cui condividere i giochi, i trucchi di Gertie o i mascheramenti di Halloween e che si nasconde fra i pupazzi, rendendosi “invisibile” agli occhi della madre; ma è anche un adulto che sa costruire marchingegni complessi e ha accesso a tecnologie sconosciute e poteri che gli permettono di spostare gli oggetti con il pensiero. E', insomma, il prototipo perfetto di un “uomo nuovo” e più evoluto, che Spielberg identifica nelle stelle e che potrebbe elevare l'umanità e salvarla dai propri errori: di qui anche la velata connotazione messianica data dalla capacità di guarire le ferite altrui con il suo dito luminoso o di far rinascere una pianta ormai appassita.
 
Il film, in ogni caso, evita dicotomie troppo nette: se gli adulti, pur nel loro accanimento, non paiono mai del tutto “cattivi” verso il nuovo arrivato, è allo stesso tempo evidente come E.T., pur costituendo un possibile modello evolutivo per l'umanità, impara anche molto dalla stessa. Apprende infatti la lingua terrestre e la forza dei sentimenti, attraverso una sequenza-omaggio a Un uomo tranquillo di John Ford. Regista che, non a caso, guardava sempre al valore fondativo di una comunità e alla palingenesi e che, per questo, ha molto più in comune con Steven Spielberg di quanto generalmente non si creda.


E.T. - L'Extra Terrestre
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Melissa Mathison
Origine: Usa, 1982
Durata: 115'

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