"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 27 novembre 2012

Torino 30+4

Torino 30+4

Arrivati (quasi) a metà del guado, il Torino Film Festival lascia spazio alle visioni più oscure, all'indagine nella zona d'ombra della società, qualunque sia la latitudine. Se, ad esempio, partiamo dall'Inghilterra veniamo calati nei panni degli ultimi abitanti di un condominio, tenuti sotto tiro da un cecchino. Il film è Tower Block (Rapporto Confidenziale), diretto da James Nunn e Ronnie Thompson, un thriller teso e basato su una sola idea, portata avanti con convinzione ed efficacia, e non senza riverberi di un certo cinema “politico” anni Settanta (inevitabile pensare a Bersagli di Peter Bogdanovich, sebbene sotto un'ottica non altrettanto metanarrativa). Il regista, non a caso, rivendica di aver voluto trasporre su schermo le tensioni del presente, in particolare le sommosse di Londra del 2011, anche se tutto è perfettamente iscritto in un meccanismo di genere, non privo di alcuni tocchi ironici.
Va ancora peggio (ovvero meglio) in America, da dove giunge Compliance, di Craig Zobel (ancora Rapporto Confidenziale). Siamo nel posto più tranquillo del mondo, ovvero un fast-food di una cittadina come tante. Ma la calma è rotta dalla telefonata di un sedicente poliziotto, che accusa una cassiera di aver derubato una cliente e costringe così la sua principale (e gli altri che le si avvicenderanno) a perseguitare la ragazza in modi sempre più laceranti, fino all'umiliazione sessuale. Il tutto sempre impartendo gli ordini via telefono. Un film a tesi, certo, ma anche un'analisi intelligente sull'incapacità di elaborare gli stimoli esterni e di eseguire ciecamente gli ordini, con un lavoro di regia e di scrittura che inquieta per come riesce a rendere credibile quanto è apparentemente assurdo. Un film bellissimo, che resta incollato addosso.
A questo punto urge tirare un po' il fiato ed ecco giungere in soccorso il superclassico Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah (presentato in una sfavillante copia in pellicola con la versione integrale) che inaugura la sezione Figli e amanti, in cui i registi italiani presentano i loro film preferiti. A scegliere il capolavoro di Peckinpah è un'insospettabile Francesca Comencini (!). Segue la commedia à la James Bond Modesty Blaise, avventura pop con un umorismo costantemente sopra le righe, ispirata all'omonimo fumetto, non del tutto convincente, ma da vedere, anche perché è fra le opere meno “reperibili” di Joseph Losey, cui è dedicata la retrospettiva principale del programma. In mezzo ci finisce anche il pessimo Christmas with the Dead (di nuovo Rapporto Confidenziale), apocalisse zombie portata da una strana tempesta magnetica nella notte di Natale, che vanta la progenitura di Joe Lansdale (produttore esecutivo e autore del racconto di partenza), ma che affonda immediatamente in una messinscena al limite dell'amatoriale. Unica scena degna di nota: gli zombie che si dimenano al ritmo di una musica diffusa da uno stereo come in una bizzarra parodia di un flash mob. Il resto è noia e dilettantismo.
E le visioni oscure? Già finite? Tutt'altro, perché la chiusura di giornata (e di Rapporto Confidenziale) ci porta il remake di Maniac, che arriva al Torino Film Festival preceduto da una lunga sequela di elogi. Le buone parole sono meritate: il film disturba e rinnova la forza malsana dell'originale, pur all'interno di una struttura che la sceneggiatura di Alexandre Aja e Gregory Levasseur tende a razionalizzare. In questa versione infatti, l'andamento è meno rapsodico rispetto all'originale (dove il buon William Lustig sembrava inseguire l'ispirazione del momento) e la storia tra il killer Frank e la fotografa Anna (interpretata dalla meravigliosa Nora Arnezeder, che non fa rimpiangere Caroline Munro) è molto più centrale, tanto da diventare il fulcro dell'intero racconto. Il regista Franck Khalfoun prende quell'indistinta atmosfera in cui realtà e sogno coincidono, su cui si chiudeva l'originale, e la eleva a cifra stilistica di tutto il film, girando l'intera storia in soggettiva. Noi “vediamo” il mondo attraverso il mostro, in una compresenza di realtà, flashback e visioni distorte: ma c'è anche un lavoro preciso sull'estetica metropolitana anni Ottanta, tanto che la storia affascina non solo nelle violente e morbose scene di scotennamento, ma anche semplicemente nelle riprese della città notturna (servite da una magnifica colonna sonora di Bob). E poi c'è l'idea di casting assolutamente geniale di passare dal volto allucinato di Joe Spinell a quello di un Elijah Wood che eleva a potenza il suo personaggio di Sin City, rendendo Frank un mostro di inquietante fragilità. Un film che rende merito all'idea di “re-imagining”, troppo spesso usata a sproposito per i remake e che alla fine ti lascia quel latente senso di colpa già tipica dell'originale, facendoti sentire un po' complice delle nefandezze narrate.

Tower Block - trailer
Compliance - trailer
Christmas with the Dead - trailer
Il mucchio selvaggio - trailer
Modesty Blaise - trailer
Maniac 2012 - trailer

4 commenti:

fabio ha detto...

Urca urca, mai mi sarei aspettato una rece così positiva da parte tua nei confronti di un remake ;-) Maniac lo attendo con ansia e tal proposito Dav, ho un paio di domande, la prima e più importante è la seguente:
Li al festival hanno detto se qualche ditta nostrana ha acquistato il film per distribuirlo in italia???
La seconda domanda riguarda lo stile del film, è TUTTO girato in soggettiva o c'è qualche scena girata in modo classico? perchè nel trailer si vedono un paio di scene con Frank che passeggia con la ragazza e sono ripresi da davanti quindi non con gli occhi appunto di Frank, confermi????

Unknown ha detto...

Ciao Fabio, guarda l'ho visto alla proiezione in anteprima, di solito se il film è stato acquistato o meno lo dicono a quella con il pubblico che deve ancora avvenire. Vedrò di informarmi (ma comunque penso che uscirà, visti i nomi coinvolti, bisogna vedere se non lo tagliano).
Il film è girato quasi tutto in soggettiva, l'attore si svede spesso riflesso, in poche occasioni si vede "dal di fuori", ma non si capisce (volutamente) se sia una "interruzione" dello stile in soggettiva, oppure se vuol dire che lui "vede se stesso come se fosse un altro", visto che si insiste anche su una sorta di doppia personalità (non so se mi spiego). C'è una sorta di ambiguità nel modo in cui viene trattato tutto, che è un aspetto affascinante.

fabio ha detto...

Ah ok, grazie per la spiegazione ;-)
Si si speriamo che da noi esca e soprattutto che esca uncut, perchè se deve uscire in sala tagliato a sto punto preferisco che esca direct to video integrale

Sciamano ha detto...

che invidia per "Il Mucchio Selvaggio" !
"Maniac" remake l'avevo nel mirino, dopo il tuo commento ancora di più....
;)