Torino 30+4
Arrivati (quasi) a metà
del guado, il Torino Film Festival lascia spazio alle visioni più
oscure, all'indagine nella zona d'ombra della società, qualunque sia
la latitudine. Se, ad esempio, partiamo dall'Inghilterra veniamo calati nei panni degli ultimi abitanti di un condominio, tenuti sotto
tiro da un cecchino. Il film è Tower Block (Rapporto Confidenziale), diretto da James
Nunn e Ronnie Thompson, un thriller teso e basato su una sola
idea, portata avanti con convinzione ed efficacia, e non senza riverberi di un
certo cinema “politico” anni Settanta (inevitabile pensare a
Bersagli di Peter Bogdanovich, sebbene sotto un'ottica non altrettanto metanarrativa). Il regista, non a caso, rivendica di aver voluto trasporre
su schermo le tensioni del presente, in particolare le sommosse di
Londra del 2011, anche se tutto è perfettamente iscritto in un
meccanismo di genere, non privo di alcuni tocchi ironici.
Va ancora peggio (ovvero
meglio) in America, da dove giunge Compliance, di Craig Zobel (ancora Rapporto Confidenziale).
Siamo nel posto più tranquillo del mondo, ovvero un fast-food di una cittadina come tante. Ma la
calma è rotta dalla telefonata di un sedicente poliziotto, che
accusa una cassiera di aver derubato una cliente e costringe così la
sua principale (e gli altri che le si avvicenderanno) a perseguitare la ragazza in
modi sempre più laceranti, fino all'umiliazione sessuale. Il tutto sempre impartendo gli ordini via telefono. Un film a
tesi, certo, ma anche un'analisi intelligente sull'incapacità di
elaborare gli stimoli esterni e di eseguire ciecamente gli
ordini, con un lavoro di regia e di scrittura che inquieta per come
riesce a rendere credibile quanto è apparentemente assurdo. Un film bellissimo,
che resta incollato addosso.
A questo punto urge
tirare un po' il fiato ed ecco giungere in soccorso il superclassico
Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah (presentato in una
sfavillante copia in pellicola con la versione integrale)
che inaugura la sezione Figli e amanti, in cui i registi
italiani presentano i loro film preferiti. A scegliere il capolavoro
di Peckinpah è un'insospettabile Francesca Comencini (!). Segue la
commedia à la James Bond Modesty Blaise, avventura pop
con un umorismo costantemente sopra le righe, ispirata all'omonimo
fumetto, non del tutto convincente, ma da vedere, anche perché è
fra le opere meno “reperibili” di Joseph Losey, cui è dedicata la retrospettiva principale del programma. In mezzo ci
finisce anche il pessimo Christmas with the Dead (di nuovo Rapporto Confidenziale), apocalisse
zombie portata da una strana tempesta magnetica nella notte di
Natale, che vanta la progenitura di Joe Lansdale (produttore
esecutivo e autore del racconto di partenza), ma che affonda
immediatamente in una messinscena al limite dell'amatoriale. Unica
scena degna di nota: gli zombie che si dimenano al ritmo di una musica
diffusa da uno stereo come in una bizzarra parodia di un flash mob. Il resto è noia e dilettantismo.
E le visioni oscure? Già
finite? Tutt'altro, perché la chiusura di giornata (e di Rapporto Confidenziale) ci porta il
remake di Maniac, che arriva al Torino Film Festival preceduto
da una lunga sequela di elogi. Le buone parole sono meritate: il film
disturba e rinnova la forza malsana dell'originale, pur all'interno
di una struttura che la sceneggiatura di Alexandre Aja e Gregory
Levasseur tende a razionalizzare. In questa versione infatti,
l'andamento è meno rapsodico rispetto all'originale (dove il buon
William Lustig sembrava inseguire l'ispirazione del momento) e la
storia tra il killer Frank e la fotografa Anna (interpretata dalla
meravigliosa Nora Arnezeder, che non fa rimpiangere Caroline Munro) è
molto più centrale, tanto da diventare il fulcro dell'intero
racconto. Il regista Franck Khalfoun prende quell'indistinta
atmosfera in cui realtà e sogno coincidono, su cui si chiudeva
l'originale, e la eleva a cifra stilistica di tutto il film, girando
l'intera storia in soggettiva. Noi “vediamo” il mondo attraverso
il mostro, in una compresenza di realtà, flashback e visioni
distorte: ma c'è anche un lavoro preciso sull'estetica metropolitana
anni Ottanta, tanto che la storia affascina non solo nelle violente e
morbose scene di scotennamento, ma anche semplicemente nelle riprese
della città notturna (servite da una magnifica colonna sonora di
Bob). E poi c'è l'idea di casting assolutamente geniale di passare
dal volto allucinato di Joe Spinell a quello di un Elijah Wood che
eleva a potenza il suo personaggio di Sin City, rendendo Frank
un mostro di inquietante fragilità. Un film che rende merito
all'idea di “re-imagining”, troppo spesso usata a sproposito per
i remake e che alla fine ti lascia quel latente senso di colpa già
tipica dell'originale, facendoti sentire un po' complice delle
nefandezze narrate.
Tower Block - trailer
Compliance - trailer
Christmas with the Dead - trailer
Il mucchio selvaggio - trailer
Modesty Blaise - trailer
Maniac 2012 - trailer
Tower Block - trailer
Compliance - trailer
Christmas with the Dead - trailer
Il mucchio selvaggio - trailer
Modesty Blaise - trailer
Maniac 2012 - trailer
4 commenti:
Urca urca, mai mi sarei aspettato una rece così positiva da parte tua nei confronti di un remake ;-) Maniac lo attendo con ansia e tal proposito Dav, ho un paio di domande, la prima e più importante è la seguente:
Li al festival hanno detto se qualche ditta nostrana ha acquistato il film per distribuirlo in italia???
La seconda domanda riguarda lo stile del film, è TUTTO girato in soggettiva o c'è qualche scena girata in modo classico? perchè nel trailer si vedono un paio di scene con Frank che passeggia con la ragazza e sono ripresi da davanti quindi non con gli occhi appunto di Frank, confermi????
Ciao Fabio, guarda l'ho visto alla proiezione in anteprima, di solito se il film è stato acquistato o meno lo dicono a quella con il pubblico che deve ancora avvenire. Vedrò di informarmi (ma comunque penso che uscirà, visti i nomi coinvolti, bisogna vedere se non lo tagliano).
Il film è girato quasi tutto in soggettiva, l'attore si svede spesso riflesso, in poche occasioni si vede "dal di fuori", ma non si capisce (volutamente) se sia una "interruzione" dello stile in soggettiva, oppure se vuol dire che lui "vede se stesso come se fosse un altro", visto che si insiste anche su una sorta di doppia personalità (non so se mi spiego). C'è una sorta di ambiguità nel modo in cui viene trattato tutto, che è un aspetto affascinante.
Ah ok, grazie per la spiegazione ;-)
Si si speriamo che da noi esca e soprattutto che esca uncut, perchè se deve uscire in sala tagliato a sto punto preferisco che esca direct to video integrale
che invidia per "Il Mucchio Selvaggio" !
"Maniac" remake l'avevo nel mirino, dopo il tuo commento ancora di più....
;)
Posta un commento