I mercenari saga
A vederlo lì al centro
della locandina, il buon Sylvester Stallone sembra quasi rimarcare
che, d'accordo, il progetto de I mercenari è corale e si
rivolge a un pubblico che può avere le sue preferenze e farsi le
graduatorie che vuole, ma per il resto lui ne è l'artefice, il
“demiurgo”, in qualità di interprete, cosceneggiatore e regista
(del primo episodio). La saga, in fondo, va assimilata al progetto
iniziato dallo stesso Stallone nel 2006 con Rocky Balboa, attraverso il quale l'attore italo-americano sta
compiendo un viaggio a ritroso verso le proprie origini (o meglio,
verso il periodo che gli ha regalato maggiore celebrità). Nel caso
specifico, infatti, I mercenari rappresenta uno scampolo
d'immaginario “muscolare” (prosperato in particolare durante gli
anni Ottanta), rievocato attraverso i suoi corpi più iconici e che
permette di “fermare” le caratteristiche portanti di un genere.
Proprio la dialettica dei
corpi è l'aspetto più interessante di un progetto che propone le
sue articolazioni più ardite attraverso gli accostamenti: mettere
insieme Schwarzenegger, Stallone e Bruce Willis, infatti, non
significa soltanto comporre una rimpatriata fra amici e compiacere i
fans che amano i “cross-over”: al contrario, significa trovare
una sintesi fra la muscolarità ironica degli action dell'ex
“Governator” (i cosiddetti “arnoldismi”, ovvero le battute
pronunciate nel mezzo dell'azione), quella cristologica Stalloniana e
gli eroi più malconci di Willis (figura cerniera fra i corpi
levigati nelle palestre dei colleghi e i successivi eroi più “umani”
degli anni Novanta e Duemila). Ripensiamo in questo senso a
Rocky IV e alla scena dell'allenamento parallelo
dell'ipertecnologico Ivan Drago (Dolph Lundgren, anche lui della
partita!) e del “proletario” Rocky Balboa, che forgia i suoi
muscoli scalando montagne e spaccando la legna: il seme de I
mercenari è già lì, la sintesi fra una classe di eroi filmici
che a volte importa le sue icone direttamente dalle palestre
(Schwarzenegger), altre invece ne crea per autogeminazione (Stallone,
Willis). Altrimenti possiamo pensare al legame di (dis)continuità
per cui un film come Commando, pur essendo un evidente clone
di Rambo ci appare come qualcos'altro, proprio in virtù della
profondità mitica emessa dal corpaccione di Schwarzenegger.
La materia è magmatica
nella sua stolida determinatezza, insomma, e I mercenari la
assimila “parlando” attraverso l'esibizione dei suoi corpi
attoriali: non è un caso, infatti, se il primo capitolo, pur nel
florilegio di esplosioni e ironie, si sedimenta come un film
malinconico. La figura paradigmatica in questo senso è quella di
Mickey Rourke, che da attore gigantesco qual è, riesce con i soli
pochi minuti che ha a disposizione a tarare il tono del racconto
parlando di rimpianti e rimarcando come tutti loro siano in fondo dei
“sacrificabili” (come da titolo originale). Nel sequel l'attore è
assente e il film appare anche per questo più libero, sregolato,
capace di veicolare le sue riflessioni metanarrative con un'aria più
scanzonata, meno assorta. Merito anche di una regia “di servizio”
(quella di Simon West) e meno “autoriale” di quella di Stallone,
più pragmatica, che permette al progetto di compiere l'inevitabile
passo in avanti: in tal senso, I mercenari 2 può essere
assimilato a Mission Impossible: Protocollo fantasma, per il tentativo di
rifondare nel presente le dinamiche di un genere e un tempo passati,
in modo più riuscito rispetto al precedessore. I fantasmi, in fondo,
sono ancora quelli della Guerra Fredda, ma il gioco non è poi così
scoperto. Non ci sono infatti isolette con il dittatore di turno
(come nel primo capitolo), il nemico è interno alla dinamica dei
corpi (è Jean Claude Van Damme) ma gli umori che serpeggiano
sottotraccia sono sempre quelli tipici di una dicotomia Bene/Male
molto classica (e si può tornare indietro fino a John Wayne o alle
Sporche dozzine di Aldrich).
Normalmente si dovrebbe
affermare, dunque, che il film guarda al passato, ma in realtà il
punto è che la componente elegiaca viene abbastanza bypassata e
relegata a qualche battuta dei personaggi, come a ribadire che, sì,
stiamo parlando un linguaggio antico, ma tutto sommato siamo
nell'attualità perché il mondo è ancora quello di sempre, solo con
una pelle un po' diversa. Il che sembra quasi uno sberleffo
stalloniano: il mondo non è andato avanti, lui è ancora qui e noi
in fondo siamo sempre pronti a seguirlo.
La dialettica finale è
infatti quella attore-spettatore, con il pubblico che ride e
riconosce i riferimenti seminati dal racconto: gli eroi, insomma,
stavolta appaiono meno “sacrificabili” che in precedenza, anche
se ci scappa il morto, e sembrano più delle presenze amiche cui
rifarsi nel momento del bisogno, come fa Chuck Norris quando
interviene a salvaguardia dei compagni, scatenando anche gli
entusiasmi del pubblico. Perché in fondo il gioco delle iconografie
è divertente tanto quanto gli sganassoni e le pistolettale che gli
attori elargiscono sullo schermo con generoso entusiasmo.
5 commenti:
grande Davide, recensione a dir poco perfetta e scritta in maniera impeccabile, condivido in toto e da fan di vecchia data di questi simpatici dinosauri dico che mentre ero in sala (con pop corn in una mano e coca cola nell'altra) e guardavo questo filmone una parte di me si divertiva e schiamazzava ma un altra parte di me provava cmq un senso di malinconia per quegli anni gli 80's, anni favolosi per il cinema, anni che ora se ne sono andati, ma grazie a Sly e company ogni tanto si può sognare e tornare indietro nel tempo ;-).
PS: visto che ci sono aggiungo che un operazione come questa mi piacerebbe vederla nell'horror (mio genere preferito come ben sai) un super cross-over con tutte le icone horror vecchie e nuove, quello sarebbe il CULT DEL SECOLO e invece tocca vedere fetecchie come "Horror movies" che riunisce queste icone per farne una parodia non riuscita e volgare ehhh quella mondezza di Scary Movie (film per nulla divertente) è stato solo deleterio.
Ok perdonami l' OT, complimenti ancora x la rece
Hihihi, grazie a te Fabio per questo commento articolato.
Quanto al cross-over horror c'è questa foto per te (spero tu riesca a visualizzarla)
http://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/404073_489439694402116_903228948_n.jpg
bellissimaaaaaaaaaaaaaaaaa
e bravo Rod, ogni tanto ci prendi! :P
Visto 2 volte, forse forse ci scappa pure una 3a, una meraviglia inaspettata, cioè sapevo che avrei visto un bel film, ma un action di questa portata non ci speravo piu da anni.
grazie sly per la tua seconda giovinezza.
JOE80
Anch'io tornerei volentieri a vederlo, non fosse che il cinema di queste parti non assicura una buona qualità di proiezione.
Lo consumerò in DVD/Blu-ray in futuro :-)
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