"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 4 luglio 2008

I dannati e gli eroi: Il cinema di Guillermo Del Toro

E’ sorprendente notare come l’epoca attuale fatichi a tributare i giusti riconoscimenti critici ai registi più interessanti emersi nel recente passato: un atteggiamento spesso pavido e titubante induce a non tentare approfondimenti di cineasti ancor giovani, ma che già hanno dimostrato di possedere una cifra stilistica molto personale, laddove invece proprio nell’investimento sui nomi nuovi si dovrebbe fondare l’attività di chi “ragiona per immagini”.

Per fortuna isolate iniziative non mancano e in questo senso la monografia I dannati e gli eroi, dedicata a Guillermo Del Toro, che Alessio Gradogna ha realizzato per la collana Cinema delle edizioni “Il Foglio” merita attenzione: 200 pagine con un apparato iconografico ridotto ma funzionale permettono infatti al lettore interessato all’opera del regista messicano di approfondire i 6 lungometraggi diretti dallo stesso nell’arco di quindici anni (dal 1993 a oggi) gettando anche un ponte verso Hellboy II – The Golden Army (in arrivo questo mese nelle sale) e evidenziando temi, stili e figure di un cinema da ascrivere ai territori del fantastico ma che non manca di realismo e sensibilità.

Lo schema del libro è semplice e chiaro: un’introduzione alla figura di Del Toro attraverso cenni autobiografici, dichiarazioni dello stesso e una prima disamina generale dei tratti distintivi (tematici e stilistici) del suo cinema, per poi lasciare spazio a un’analisi puntuale dei singoli film. Chiude il tutto una carrellata sui progetti a venire, le schede di tutti i lavori del regista, l’indice analitico dei film citati e la biblio/web-grafia.

L’aspetto più interessante, che risalta immediatamente, sta nel rigore con cui Gradogna affronta l’analisi dei lavori di Del Toro, con uno stile certamente partecipe rispetto a ciò che viene illustrato, ma comunque sempre rigoroso, senza cadere nella facile trappola della cinefilia militante che spesso si traduce in una disamina acritica dell’opera, in una scontata apologia del regista. Del Toro, ci viene detto subito, non è un Maestro (d’altronde la sua opera è ancora in divenire e simili bilanci è meglio delegarli a un tempo futuro) ma un regista interessante e capace, di cui interessa approfondire le influenze, i modelli e la fattura del suo lavoro. Dargli quindi ciò che gli spetta, senza nascondere alcuni limiti presenti in parte della sua produzione, è un atteggiamento corretto, che permette sia al lettore occasionale che a quello invece appassionato e, perché no, partigiano, di trovare un fertile terreno di confronto nei contenuti.

Altro aspetto meritorio del libro è la capacità di evidenziare le connessioni tra i vari lavori del regista, attraverso un’analisi puntuale che punta a valorizzare gli elementi che ritornano nell’arco della filmografia, sia a livello tematico (l’infanzia violata, il rapporto conflittuale con la religione cattolica, la fobia per gli insetti) che stilistico (l’uso del prologo esplicativo e del montaggio alternato): il tutto mira proprio a creare un sistema di riferimenti interno alle varie pellicole, che si accompagna a quello più evidentemente citazionistico, per stabilire chiaramente come si abbia a che fare con un autore consapevole di ciò che vuole e capace di ottenerlo con i mezzi a disposizione. D’altronde abbiamo a che fare con un regista che ha sin dall’inizio praticato in modo fecondo la commistione di generi, linguaggi e riferimenti, ha lavorato sia a Hollywood che fuori e con budget molto diversi tra loro, e in questo senso la sua opera si presenta in modo molto composito: l’horror vampirico, il “beast-movie”, il cinecomics, il dramma storico a tinte fantastiche e la fiaba sono gli archetipi dai quali i vari film attingono e con i quali si confrontano e pertanto l’analisi di ogni singola pellicola è preceduta da un articolo che contestualizza il lavoro nel genere o filone di riferimento.

Un ulteriore aspetto che merita di essere segnalato è il modo in cui viene condotta l’analisi, rifuggendo l’altra facile trappola del “contenutismo” di matrice un po’ accademica che rischia di rendere il lavoro freddo, eccessivamente pindarico e contorto: al contrario la scrittura di Gradogna è attenta nel cercare di restituire anche le peculiarità stilistiche e tecniche che Del Toro utilizza per dare ai suoi film il look che tutti conosciamo: ecco dunque che l’eviscerazione dei temi si accompagna a uno studio dei movimenti di macchina e dell’apporto fornito da musiche e fotografia (quasi sempre del grande sodale Guillermo Navarro) per l’approdo al risultato finale.

Il risultato è un volume ricco di interessanti informazioni e riflessioni, che riesce a essere analitico ma allo stesso tempo a fornire un quadro generale abbastanza chiaro del cinema di Del Toro, è piacevole da leggere e in grado di fornire molto materiale con cui confrontarsi. Alcune pecche riguardano delle sbavature nel lavoro di redazione, che lasciano spazio a qualche refuso o a piccole ingenuità espositive, ma nel complesso si tratta di un bel libro che merita di essere segnalato.

Alessio Gradogna ha già alle spalle un’altra pubblicazione, ovvero il libro Tokyo Sindrome – Le nuove frontiere dell’horror giapponese, scritto insieme al collega Fabio Tasso e il suo blog Cinemystic è raggiungibile attraverso il link a destra, nel riquadro dei blog amici.

I dannati e gli eroi – Il cinema di Guillermo Del Toro
Scritto da: Alessio Gradogna
200 pagine, 15,00 euro
Edizioni Il Foglio – Marzo 2008

Sito Edizioni Il Foglio
Fansite di Guillermo Del Toro (in inglese)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pezzo molto bello, darò uno sguardo al libro.

Complimenti vivissimi per il blog.

Ale55andra ha detto...

Non amo moltissimo del Toro, però sarei curiosa di leggere il libro.

Anonimo ha detto...

Gradogna ha fatto un lavoro encomiabile. Concordo, bel blog davvero: tornerò.