"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 28 luglio 2008

Ciao Daniele

Che un giorno avrei avuto il piacere di scrivere un articolo su Daniele Serra era qualcosa che dentro di me sapevo, mai avrei pensato che purtroppo sarebbe stato per ricordarlo. 32 anni, uomo e attore di teatro, ma soprattutto amico, Nato a Taranto, come recita il suo spettacolo più celebre, da lui scritto e interpretato.

Ho conosciuto Daniele all’Istituto Tecnico Commerciale “Vittorio Bachelet”, eravamo compagni di classe: lui ripeteva, io ero iscritto con un anno di ritardo e ci eravamo trovati. O meglio scontrati: nei primi tempi infatti il suo carattere era ombroso, taciturno e apparentemente votato al conflitto. Solo più tardi avrei capito che in realtà era il frutto della sua spiccata sensibilità, quella che nell’età adolescenziale porta alcuni di noi a covare una specie di diffidenza verso il mondo, del quale si sta imparando e prendere le misure. Semplicemente, Daniele stava crescendo. Prima di tutti noi.

In seguito qualcosa, giustamente, cambiò e oltre a diventare amici, in me nacque una sincera ammirazione per il suo carattere fermo ma amichevole e soprattutto per il grande entusiasmo che dimostrava verso il cinema e la recitazione. Poteva capitarti di vederlo, incurante del professore che spiegava, catalogare le schedine dei film della rivista “Ciak”; oppure raccontare entusiasta di quando, in visita sul set tarantino di Io speriamo che me la cavo aveva intuito e anticipato nella sua mente le scelte registiche di Lina Wertmuller; oppure ancora chiedere fermamente il silenzio e il rispetto dei presenti quando, in classe, si stava allestendo, un po’ per gioco, un po’ per esigenze didattiche, una scena che prevedeva un finto litigio fra fidanzati, dove lui era stato scelto per l’interpretazione maschile. E aveva preso la cosa sul serio.

Era chiaro che avrebbe fatto l’attore, la sua passione era manifesta: la mia meno. Sapeva quel che voleva e mi piace perciò pensare che in quegli stessi momenti il suo esempio sia stato per me un incentivo, che mi abbia fatto capire come si può pensare a qualcosa di diverso dalla logica familiare del ”posto fisso” per inseguire un sogno, che una passione può diventare qualcosa di così vivo da riempire le tue giornate, non un hobby ma un impegno.

E così, come è giusto che sia, lui si è dato al teatro, io alla critica cinematografica. Sapevo per questo che le nostre strade si sarebbero un giorno incrociate di nuovo, i sentieri dell’arte sono impervi ma alla fine ci conducono tutti insieme verso la stessa meta.

E così avvenne, nell’agosto del 2006, quando il suo spettacolo Nato a Taranto fu rappresentato all’arena estiva Satyrion. Appena salito sul palco Daniele era sempre lui: alto e caratterizzato da una presenza fisica non comune: in fondo lui, tra tutti noi della classe, era sempre sembrato “uno dei più grandi”. Una cosa soltanto era cambiata: la voce. Raffinata dallo studio della recitazione aveva perso le sue inflessioni meridionali ed era diventata più sicura, decisa, squillante. In linea con quella sua passione e quella vitalità che nei momenti migliori avevo imparato a conoscere.

Nato a Taranto è la storia di Daniele, ragazzo cresciuto in una città piena di contraddizioni, raccontata attraverso la sua Storia e il folklore, con l’arma dell’ironia ma anche e soprattutto dell’impegno civile, con grande partecipazione emotiva, alternando italiano e dialetto, canti popolari e una denuncia forte del degrado infrastrutturale e dell’invasiva presenza militare e industriale sul territorio. Il modello è quello del teatro di Marco Paolini, basato sulla forza della parola e dei movimenti del corpo sul palcoscenico vuoto, dove è la voce dell’attore e la sua presenza a creare la mitopoiesi, catturando l’attenzione del pubblico e interagendo con esso. Una sfida impegnativa, sintomo di un attore che ha scelto la strada meno facile, per arrivare a un contatto con il pubblico che fosse non mediato dall’impianto sovrastrutturato della rappresentazione tradizionale: Nato a Taranto si è dimostrato subito, infatti, un progetto in divenire, modificato e integrato ad ogni nuova rappresentazione con le informazioni che nel frattempo Daniele aveva fino a quel momento raccolto, perciò sempre uguale e sempre diverso. Fu un successo e contribuì a far riconciliare quel ragazzo che era “emigrato” a Roma per seguire il suo sogno, con la città che gli aveva dato i natali e che lui non aveva mai dimenticato.

E fu anche il momento in cui ci ritrovammo, lui stupito di quel compagno di scuola che non lo aveva dimenticato ed era venuto allo spettacolo dopo aver notato per strada il cartellone sul quale campeggiava la caratteristica figura di Marco Polle, vecchio simbolo di una Taranto ingenua e popolare che lui aveva voluto recuperare. Uno stupore che comprendo perché, ripensandoci a mente fredda, non ci eravamo mai frequentati assiduamente e probabilmente se oggi potesse leggere queste righe sorriderebbe nell’apprendere la considerazione che avevo di lui e il fatto che non l’avessi mai dimenticato considerandolo un amico.

A quella sarebbero seguite altre rappresentazioni ma non altri nostri incontri, rimandati a un tempo futuro dove, ne ero ancora una volta certo, ci saremmo incontrati ancora. Ma la mia previsione questa volta è risultata sbagliata. Dei tempi e dei modi della sua scomparsa non mi interessa, preferisco ricordarlo vivo e sul suo palcoscenico.

In fondo se un senso ha questo mio scritto è proprio per la voglia che ho di ricordarlo e farlo ricordare, o di farlo conoscere a chi non ha mai avuto la fortuna di incontrarlo. A questo proposito ecco una registrazione del suo spettacolo al teatro Ipogeo di Taranto, del Centro Culturale Filonide. Penso sia il modo più giusto per rendergli omaggio, salutarlo e ringraziarlo.


Daniele Serra su Wikipedia Taranto
Ricordo di Daniele sul forum di Filonide

1 commento:

Ale55andra ha detto...

Un post davvero molto emozionante e commovente, nel senso pulito e positivo del termine. Non conoscevo questo attore, anche perchè conosco molto poco il teatro, ma tu l'hai dipinto in maniera meravigliosa. Un peccato che se ne sia andato così giovane.