Il cinema horror vive letteralmente di folgorazioni nel buio e attraverso il buio tenta di veicolare i suoi archetipi: è nella capacità quindi di veicolare questa potenza espressiva che si può manifestare un cinema pulsante di vitalità. Neil Marshall lo sa e ha le idee chiare. D’altronde tutta la sua opera appare al momento come una riflessione sugli stereotipi di genere, che il director inglese manovra con scioltezza ma anche con determinazione, avendo ben chiaro il suo obiettivo. Accade quindi che The Descent si riveli un film che non rinnega le possibili implicazioni psicanalitiche (la caverna come simbolo di regressione uterina) o comunque tutti i possibili livelli metaforici del caso, ma il suo istinto primario è quello di suscitare reazioni immediate, fisiche se possibili. Quindi paura, ribrezzo, orrore.
In questo senso il talento di Marshall è a dir poco sbalorditivo, la sicurezza con cui la storia viene messa in scena è quasi ostentativa, sfacciata nella sua lucidità, e la progressione non perde colpi, mozzando il fiato, facendo sobbalzare sulla poltrona, avvincendo. Allo stesso tempo la sceneggiatura, nella sua evidente e giusta semplicità, riesce a tessere bene i vari fili di cui si compone la trama esplorando con cognizione di causa i legami fra le varie protagoniste: anche in questo caso i possibili livelli di speculazione interpretativa sono presenti e legittimi, ma non inficiano la struttura di genere con tanto di colpi di scena e rovesciamenti di prospettive. In particolare il problematico legame fra Juno e Sarah regala momenti molto gustosi e Marshall è bravissimo a giostrare le dinamiche che di volta in volta si instaurano fra le due lasciando allo spettatore ampi margini di interpretazione: il rancore di Sarah è motivato? L’istinto protettivo di Juno è sospinto dal desiderio di mettere a tacere i propri sensi di colpa oppure da umana empatia? La bravura della sceneggiatura sta proprio nello sfruttare queste possibili domande in relazione all’evento principale (la fuga dai mostri) amplificando in questo modo la suspense e, soprattutto, il disagio.
Già, il disagio: quello che si prova spesso durante la visione, non solo per l’ovvia incapacità di comprendere la portata del pericolo, ma anche e soprattutto per la regressione a un livello primitivo, bestiale, delle protagoniste. Una “discesa” che Marshall dipinge con uno sguardo epico, assecondandola con un montaggio velocissimo e infallibile, facendoci partecipi di una furia che diviene puro slancio dei sensi, fisicità bruta. Ma propria questa totale mancanza di inibizione rovescia di segno parte dell’euforia giungendo al disagio, alla consapevolezza che quelle donne, in quella grotta, stanno perdendo anche la loro umanità: lo sguardo allucinato di Sarah e la freddezza dei suoi colpi in questo senso sono paradigmatiche. La lucidità con cui colpisce Juno è l’opposto della casualità con cui l’amica/rivale aveva a sua volta colpito Beth.
Oltre questi intrecci c’è la caverna con i suoi abitanti: un luogo anch’esso foriero di sensazioni opposte, affascinante eppure inquietante e pericoloso. Che esploriamo con sguardo avido, ma che allo stesso tempo ci inquieta con gli orrori in essa celati: le distese di scheletri, le pozze di sangue, le rifrazioni della luce che descrivono interni dal sapore quasi magico o spettrale. La fotografia di Sam McCurdy in questo senso è davvero superba, anche e soprattutto se consideriamo che il film non è stato girato in location naturali, ma in uno studio, dove l’intero ambiente roccioso è ricostruito (e l’effetto per questo risulta ancora più incredibile!).
Come già precisato, in fondo, The Descent è un film tecnicamente davvero potente, nel quale Marshall dimostra di conoscere i modelli e di saperli sfruttare a suo piacimento: si potrebbe quindi citare il bellissimo score carpenteriano, i violenti effetti speciali, ma alla fine è preferibile concentrarsi sul cast interamente femminile (ovviamente mostri esclusi). La fiducia che intercorre fra regista e attrici è palese, le interpreti si concedono al ruolo con spontaneità e grande energia, dimostrando la complessità dell’universo femminile, la sua fragilità ma anche la sua forza, sia emotiva che fisica.
Un film dunque brutale, serio, che arriva a tangere la forza primaria dell’animo umano pur restando un “semplice” prodotto spettacolare: opposto per molti versi al precedente film di Marshall, Dog Soldiers (sul quale certamente si tornerà più avanti), e che sarà interessante confrontare con il nuovo Doomsday, di prossima uscita nelle sale italiane.
(The Descent)
Regia e sceneggiatura: Neil Marshall
Origine: Uk, 2005
Durata: 95’
Sito ufficiale inglese
Sito americano
Pagina MySpace di Neil Marshall
4 commenti:
Ce l'ho da un pò, devo solo decidermi a recuperarlo ^^
Io voglio rivederlo, perché l'ho visto una sola volta. L'ho adorato, ovviamente. Devo recuperare Dog Soldiers, invece.
The Descent è un film fatto bene dal punto di vista tecnico. L'ho visto un pò di tempo fa e ricordo che mi è piaciuto anche se forse...è un pò troppo buio!
ps: complimenti per il blog
Vengo a fare un giro su questo blog e cosa trovo?!
La recensione di quello che secondo me è il miglior film horror da molti(ssimi) anni a questa parte. Le regole dell'horror sono rispettate, nessuna sbavatura. Ci si spaventa e si gode per i grandiosi effetti speciali artigianali. Ennesima conferma che con pochi soldi (l'ambientazione sotterranea è creata muovendo poche scenografie) e buone idee si possono fare grandi cose.
E che finale!
(purtroppo uscira "Descent 2". Senza Marshall alla regia)
Ciao,
Lore
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