"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 17 giugno 2013

Monsters & Co.

Monsters & Co.

A Mostropoli, l'energia è assicurata dalle urla che i mostri riescono a strappare ai bambini terrestri: tutto è organizzato perfettamente attraverso la Monsters Inc. e il campione dei mostri è James P. “Sully” Sullivan, coadiuvato dall'inseparabile amico Mike Wazowski, mentre il rivale Randall sembra condannato al ruolo di eterno secondo. Ma, una sera, una bambina umana riesce a penetrare nel mondo dei mostri, infrangendo le severe regole di quarantena: Sully la ribattezza Boo e cerca di aiutarla e, in questo modo, scopre una macchinazione che coinvolge Randall e mira a cambiare i metodi di approvvigionamento di energia, in senso molto più aggressivo per tutti i bambini.


Il capolavoro assoluto dei Pixar Animation Studios. Un concentrato di genialità che ancora oggi si staglia come uno dei più grandi cartoon del decennio, complice l'impeccabile regia e un'idea particolarmente ispirata. Paghiamo volentieri lo scotto di una poco esaltante conversione in formato 3D di fronte al piacere di riscoprirlo in sala: anche perché il senno di poi permette inevitabilmente di modificare in senso ancora più costruttivo la valutazione già altissima del passato.

Nel 2001, infatti, già appariva chiara la continuità del film rispetto ai precedenti lavori dello Studio: la genialità del presupposto non faceva apparire meno lampante il fatto che anche stavolta l'attenzione dei creatori fosse incentrata su un gruppo omogeneo di personaggi, dopo i giocattoli di Toy Story e gli insetti di A Bug's Life. Stavolta tocca ai mostri, anch'essi indagati nella loro “quotidianità” e nell'importanza dei legami affettivi, fattore quest'ultimo che crea direttamente un ponte con il successivo Up, dello stesso Pete Docter.

In effetti, la storia descrive una “mappa emotiva” tenuta insieme non già da elementi materiali, ma, anzi, da una tendenza alla rarefazione tutta riassumibile nello spazio “invisibile” tra le porte della Monsters Inc. e il mondo degli umani: il momento in assoluto più esaltante della vicenda vede di conseguenza un “impossibile” inseguimento lungo le stesse porte e fra le dimensioni cui queste conducono. La forza di un legame altrimenti da considerarsi illogico o “innaturale” è la stessa che unisce il gigantesco Sully al monocolo Mike e, più avanti, ancora Sully all'umana Boo: azione quasi rivoluzionaria per come rimette in discussione l'equilibrio di Mostropoli. Seguendo il gioco dei cerchi concentrici che l'idea naturalmente crea, il legame ultimo è quello fra lo spettatore e la fantasia, perché in fondo alla base della storia c'è la voglia di rinnovare quel legame (comunque ludico) tra immaginazione, paura e divertimento che lo scetticismo dei nostri tempi porta suo malgrado a perdersi.

Per questo - ed è l'aspetto che oggi si staglia con ancor maggiore prepotenza, considerata l'attuale crisi economica - il nemico di turno non è tanto Randall in sé (creatura che non a caso appare mimetica e capace di rendersi invisibile, in quanto mero mcguffin narrativo), quando le dinamiche economiche della competizione sfrenata, perorata a partire dalle alte sfere della ditta. Utilizzando la gamma emotiva “trasparente” che mette in piedi, la storia tende quindi a preferire un ritorno a un'imprenditoria socialmente utile, piuttosto che l'insano inseguire un progresso autoreferenziale, che sfocia naturalmente nell'aggressività e nella distruzione dell'altro da sé. Un modo di agire non soltanto dannoso, ma anzi cieco per come non vede un'alternativa alla ricerca energetica tradizionale, che invece alla fine si rivelerà a portata di mano e decisamente più forte della precedente! L'innovazione come autentica ricerca del progresso e del benessere generale, insomma, anche (e soprattutto) se questo comporta sovvertire gli ordini ormai acclarati, in ossequio a quel piacere della sfida da sempre portato avanti dalla Pixar.

Il ritmo impresso da Docter alla vicenda risulta pertanto capace di tenere insieme l'iperattività dei dialoghi e delle azioni di Mike e Sully, insieme ai momenti più delicati tra il gigantesco mostro e la piccola Boo. Anzi, bisogna notare come in generale i dialoghi siano ridotti all'indispensabile (e affidati quasi interamente al pirotecnico Mike, non a caso doppiato da un virtuoso della parola come Billy Crystal e, in italiano, da uno splendido Tonino Accolla): al contrario, in molti punti prevale la mimica, attraverso l'espressività esasperata dei personaggi o il loro agire convulso, degno dei tempi del vecchio cinema muto. Si veda, solo per fare un esempio, la divertentissima sequenza in cui Mike “dimostra” a Sully che la stanza di Boo è sicura, salvo essere invece catturato da Randall. Pochi secondi e un'intera gag totalmente costruita sulla gestualità e sull'assenza dei dialoghi.

Dodici anni dopo, insomma, la magia si rinnova e anche la tecnica non risente particolarmente del passare degli anni: alcune incertezze si fanno avanti sulle pelli ancora un po' troppo “plastificate” dei mostri, ma la naturalezza del vello di Sully è già perfetta, e non potrebbe essere altrimenti, perché proprio il gigante è il personaggio più definito del film, in quanto artefice di questa transizione dalla materialità del lavoro all'immaterialità dei sentimenti che lo legano a Boo e all'amico Mike.


Monsters & Co.
(Monsters, Inc.)
Regia: Pete Docter (con David Silverman e Lee Unkrich)
Sceneggiatura: Andrew Stanton e Daniel Gerson, con Robert Baird, Rhett Reese e Jonathan Roberts, da una storia di Pete Docter, Jill Culton, Jeff Pidgeon e Ralph Eggleston
Origine: Usa, 2001 (nuova versione 3D del 2013)
Durata: 94'


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1 commento:

Unknown ha detto...

Adorabile. Un vero capolavoro. Amatissimo in famiglia da tutti.