Kiki - Consegne a
domicilio
La piccola Kiki ha
finalmente raggiunto i 13 anni di età e deve quindi abbandonare il
suo paese per un anno di apprendistato da strega in una grande città.
Accompagnata dal gatto Jiji, vola con la sua scopa in una località
in riva al mare, dove trova accoglienza presso la panetteria della
signora Osono. Sfruttando la sua unica abilità, quella di volare,
Kiki riesce in fretta a mettere in piedi un servizio di consegne: le
avventure e i disagi non mancano, ma la streghetta può così
inserirsi nella vita cittadina. A lei si interessa anche il giovane
Tombo, membro di un club di appassionati del volo. Tutto sembra
procedere bene, fino al giorno in cui Kiki non si rende conto che il
suo potere magico si è affievolito fino a sparire quasi del tutto.
Curiosa storia quella di
Kiki - Consegne a domicilio, che nel lontano 2002 era stato
distribuito direttamente in DVD dalla Disney Italia, con una colonna
sonora manipolata pesantemente e una serie di vicissitudini tecniche
legate all'edizione home video (la prima partita era fallata). Sarà
anche per questo che era stato dimenticato abbastanza in fretta, e
certamente in pochi si sarebbero aspettati che la Lucky Red gli
avrebbe riservato un'uscita in sala, con un'operazione di indubbio
merito.
A rivederlo su grande
schermo, infatti, Kiki acquista una forza nuova: di base resta
il film più apparentemente “leggero” di Hayao Miyazaki, nonché
il più aderente ai canoni di un genere abbastanza codificato -
quello delle “streghette”, molto popolare in Giappone soprattutto
grazie alle serie televisive, da Sally la maga in poi.
Un'opera che procede attraverso una serie di episodi che vedono la
giovane protagonista di volta in volta impegnata in una consegna, nel
rapporto con la gente della città fino allo spettacolare evento
finale, con un'animazione che non accusa particolarmente i suoi anni. Ma in realtà, una visione più approfondita rivela altro, e
riesce persino a scompaginare molte certezze.
Perciò, ritroviamo sì
la curiosità ludica per i siparietti comici, l'empatia per la natura
e il gusto per i comprimari in grado di attirare la simpatia dello
spettatore (l'irresistibile gatto Jiji), ma accanto al resoconto
ironico e lieve dell'avventura, si può notare una cifra
insolitamente ansiogena, attraverso la quale Miyazaki riflette una
sorta di timor panico per l'incedere inesorabile del tempo: è
qualcosa che al solito si misura nella concretezza delle figure, come
il corpo stesso di Kiki, che sta fra la “pesantezza” acquisita
con l'età (il padre che la solleva con difficoltà perché non è
più una bambina) e la leggerezza con cui si libra nel cielo a
cavallo della sua scopa. Si torna in questo caso al tema puramente
miyazakiano del volo, che qui appare come l'unica abilità realmente
propria della strega. In effetti, null'altro connota Kiki come adepta
della magia: i genitori (e in particolare la madre) appaiono quasi
come degli scienziati un po' bislacchi e non c'è esibizione di
incantesimi. Si potrebbe anzi affermare che la natura stregonesca
della protagonista sia puramente strumentale a giustificare la sua
attitudine a volare (fra l'altro è davvero intrigante la coincidenza
che vede il film arrivare nelle sale insieme a Le streghe di Salem, che inquadra il tema della magia da un versante totalmente
opposto).
Siamo insomma decisamente
lontani dal semplice e spensierato racconto fantasy che si potrebbe
credere, il film si inscrive anzi profondamente nel reale e
l'allegoria della crescita e dell'andare incontro alla pubertà si fa
più palese, così come l'ansia di corrispondere alle aspettative di
un mondo che misura il valore della gente attraverso la sua capacità
di “darsi da fare” e incasellarsi in un ben definito posto di
lavoro. Ritroviamo qui l'altro grande tema di Miyazaki e dello Studio
Ghibli, ovvero il conflitto tra la modernità e quell'innocenza
perduta che sta nella prima giovinezza e anche nella vecchiaia (le
figure anziane non a caso giocano un ruolo abbastanza evidente).
Così, nessuno si stupisce più di tanto che Kiki sia realmente una
strega, la sua capacità di volare assume una caratura speciale
soltanto quando si rivela utile alle ragioni professionali o a quelle
più eminentemente “mediatiche” (l'impresa finale commentata in
tv e osservata con divertimento dal pubblico).
Tali ragioni ci dicono di
un film dunque molto più moderno di quanto all'epoca non fosse
legittimo pensare: il suo maggiore merito, comunque, sta tutto nella
capacità del regista di portare avanti le sue istanze attraverso un
discorso che rimane quasi completamente intimo, o comunque legato a
dinamiche sempre vicine a una dimensione personale. Così,
abbiamo le ansie della protagonista e il suo rapporto con una realtà
altra verso cui è mossa da un sentimento ambivalente: da un
lato affetto e grande fascinazione per la città (modellata sui
modelli nord-europei, soprattutto della Svezia), dall'altro timore
per la voglia di riuscire. Ma abbiamo anche rapporti fecondi con i
comprimari, prima fra tutti Ursula, ragazza emancipata e ideale
proiezione della stessa Kiki (parallelo suggerito anche dall'utilizzo
della stessa doppiatrice), quasi una sorta di proiezione di un
possibile futuro senza magia. Oppure il giovane Tombo, che nel suo interesse per le capacità di Kiki, è mosso da una spensieratezza
un po' guascona che stempera l'ansietà della protagonista e del
racconto.
Non stupisce, quindi, che
a un certo punto tutto volga proprio al conflitto tra magia e realtà,
con Kiki che perde il suo potere e si lascia quindi avvolgere dalla
disperazione legata al non avere più quella caratteristica in grado
di determinare il proprio valore “commerciale”. Un conflitto il
cui punto di fuga è naturalmente dato dalle qualità intrinseche del
personaggio, che, come la madre le ricorda, sono interiori e non
esteriori e si legano all'abnegazione e alla capacità di risalire la
china. L'allegoria si fa così concreto percorso di crescita, in
grado di definire ulteriormente la stratificazione del racconto.
Va segnalato, infine, che
l'uscita cinematografica si giova di un nuovo doppiaggio: oltre a
ripristinare le musiche originali, l'edizione cambia anche la voce
della protagonista, qui interpretata da un'eccellente Eva Padoan,
addirittura sorprendente nelle due diverse tonalità di Kiki e
Ursula.
Kiki - Consegne a
domicilio
(Majo no takkyūbin)
Regia e sceneggiatura:
Hayao Miyazaki (dal romanzo di Eiko Kanodo)
Origine: Giappone,
1989
Durata: 102'
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