"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

mercoledì 18 giugno 2008

Ricordo di Stan Winston

Ognuno di noi ha impressa nella propria memoria un’immagine o una sequenza che più di ogni altra rappresenta la forza stupefacente del cinema, quella che, oltre a avvincere e immergere totalmente lo sguardo e il cuore nell’evento narrato, spinge anche a chiedersi come sia stato possibile realizzare qualcosa di così incredibile. Per il sottoscritto quel momento vede una risoluta Sigourney Weaver nei panni del tenente Ellen Ripley combattere contro la gigantesca Regina Aliena nella spettacolare conclusione di Aliens – scontro finale, diretto da James Cameron nel 1986. Una sequenza resa straordinaria non soltanto dalla perfetta regia del regista canadese e dalla sapienza dei tempi che la relega al termine di una pellicola molto avvincente, come momento culminante della storia, ma dal fatto che la Regina in sé non è un prodotto della grafica digitale (all’epoca ancora in fase embrionale), o dei maghi della stop-motion, ma è una creatura vera, un “animatronic” a grandezza naturale che interagisce direttamente sul set con la Weaver. Un autentico personaggio, definito dagli stessi membri del cast e della produzione come una perfetta opera d’arte, creata dal genio di Stan Winston.

Esile, elegante e sempre accompagnato da uno smagliante sorriso, Stanley Winston è stato per trent’anni l’artefice delle più straordinarie creature del cinema mainstream hollywoodiano, il perfetto collaboratore di registi come il già citato James Cameron, Tim Burton, John McTiernan e Steven Spielberg, per i quali ha dato letteralmente vita a figure come Terminator, Predator, Edward manidiforbice e il temibile T-Rex di Jurassic Park, solo per citare le più famose. Tutto realizzato unendo le sue conoscenze di pittore e scultore (che aveva studiato all’Università della Virginia) e la passione di un ex “bambino che amava i film, i mostri e far spaventare la gente”.

Nato nel 1946, Stan Winston è oggi riconosciuto come il più legittimo erede di autentici talenti degli effetti speciali come Ray Harryhausen e Dick Smith (il quale ha di recente dichiarato “Stan non si tirava mai indietro di fronte a un problema “impossibile”, ma aveva sempre il coraggio di trovare una risposta”) e probabilmente dopo il nostro Carlo Rambaldi è stato l’unico ad aver affrontato il suo lavoro con il gusto dell’artista più che del mero artigiano impegnato nella pratica costruzione di modelli, capace per questo di elevare gli effetti speciali meccanici dall’alveo della mera invenzione tecnica per render loro merito come opere d’arte e strumento di poesia ed invenzione cinematografica. Terminator e la “Queen Alien” come E.T. insomma!

D’altronde mai Winston si è definito un “tecnico”, ma sempre un artista, ha continuamente sottolineato il piacere creativo del vedere l’idea prendere forma, seguendo le indicazioni altrui o a volte sfruttando semplicemente il proprio estro, pur riconoscendosi con umiltà al servizio di creazioni non proprie: “Cammino ogni giorno nel mio Studio, circondato da Terminator, la Regina Aliena, il Predator, i dinosauri di Jurassic Park e Edward manidiforbice e dico wow, è la cosa più bella che abbia mai visto, ma lo dico con umiltà perché non mi sento padrone di questi personaggi. Sono stato fortunato a trovarmi nel mezzo; ho lavorato con registi dotati di grande immaginazione, tecnici geniali e artisti fenomenali che mi hanno aiutato a rendere tutto questo reale. So che questi artisti costituiscono il Rinascimento del 21mo secolo. Ai tempi di Michelangelo gli artisti lavoravano per le Chiese, oggi lo fanno nell’industria dello spettacolo. Io ho avuto semplicemente la fortuna di ritrovarmi fra loro.”

La sua carriera diventa così il percorso lungo la strada di un’affermazione che, al pari di un George Lucas, permette al cinema di raggiungere una lunga serie di tappe significative e di evolvere la storia del fantastico su grande schermo. L’arrivo a Hollywood avviene nel 1969, con l’ambizione da parte del giovane Stan di diventare attore, salvo poi decidere di ripiegare come addetto al makeup per la Walt Disney Company: una gavetta poi culminata nel 1972 con la creazione dello Stan Winston Studio e nel 1981 con la prima nomination all’Oscar (in tutto ne collezionerà 10 vincendo quattro statuette). Nel 1984 finalmente l’affermazione con il primo Terminator, che costituirà un vero evento settando uno standard altissimo per gli effetti speciali in un film nato come progetto a basso costo. La collaborazione con James Cameron continuerà con il già citato Aliens e con l’epocale Terminator 2 e i due daranno poi vita alla società di effetti speciali Digital Domain. Prima ancora di queste importanti tappe, però, il nome di Winston fa capolino anche in altri importanti progetti fantastici come l’indimenticabile La cosa di John Carpenter, dove presta la sua consulenza per la realizzazione di alcuni animatronics.

Il lungo percorso artistico lo vede nel tempo espandere il suo Studio, ma anche debuttare alla regia, nel 1988, con l’horror Pumpkinhead (diventato negli anni un piccolo cult) cui fa seguito nel 1997 anche il mediometraggio Ghosts, tentativo non del tutto riuscito di Michael Jackson di ricreare la forza e l’irresistibile mix di Thriller. Nel 2001, infine, il suo progetto sicuramente più ambizioso, ancora in tandem con Steven Spielberg per la creazione del mondo dei robot al centro del sottovalutato A.I. – Intelligenza Artificiale, che lo vede premiato con il suo ultimo Oscar.

Artista completo e creatore di personaggi mitici per più di una generazione, Stan Winston è stato il secondo mago degli effetti speciali a ricevere una stella sulla Hollywood Walk of Stars e il suo lavoro è stato raccolto nel libro “The Winston Effect – The Art and History of Stan Winston Studios”, di Jody Duncan. A lui, a pochissimi giorni dalla scomparsa, avvenuta a soli 62 anni il 16 giugno 2008 per un mieloma multiplo contro il quale lottava da anni, va il ricordo affettuoso di chi ha sempre inteso il cinema come fabbrica di sogni.

Sito degli Stan Winston Studios
Intervista a Stan Winston (in inglese)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tremenda perdita e poi cosi' giovane...Zonekiller