"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 23 giugno 2008

Redacted

Iraq. Il soldato semplice americano Angel Salazar usa la sua videocamera per realizzare un diario grazie al quale spera un giorno di essere ammesso a una scuola di cinema. La sua testimonianza della vita tra le truppe si intreccia con i contributi forniti da un documentario francese, dalle telecamere a circuito chiuso della base e da alcuni siti internet che riportano filmati di contestazione o le minacce dei terroristi. La tensione fra i soldati è grande e viene amplificata dalla morte di un sergente per un ordigno nascosto tra i rifiuti. Così, una notte, due soldati decidono di rivalersi sugli iracheni assaltando una casa, stuprando una ragazzina di 15 anni e uccidendo a sangue freddo i suoi familiari. Il barbarico atto è documentato da Salazar e innesca una serie di avvenimenti a catena che amplificano le tensioni nel gruppo e nell’opinione pubblica.

I titoli di testa ci avvertono che quanto si vede nel film, sebbene basato su fatti documentati, è frutto di una ricostruzione: Brian De Palma ancora una volta, come in tutto il suo cinema, palesa quindi la finzione scenica dichiarando la natura di fiction degli eventi. Un tale gesto può apparire incongruo rispetto alla sostanza di un racconto che costituisce un durissimo atto d’accusa contro gli orrori della guerra, fatto amplificato dalle dichiarazioni del regista stesso, che, seppur indicato sempre come un manierista, nelle interviste non si sofferma mai sugli aspetti tecnici del suo lavoro, ma predilige invece l’esaltazione della componente morale e di sguardo critico sul mondo. Per raccontare la realtà, insomma, De Palma ha bisogno di esaltare la finzione, ha bisogno come di un filtro che gli permetta di assumere un atteggiamento non distante quanto separato dagli eventi, stratificando in questo modo il suo lavoro, che agisce su più livelli: la rielaborazione dei propri tratti d’autore, la ricerca di un immaginario al passo con i tempi e la denuncia contro gli orrori della realtà.

Nel primo caso Redacted si offre allo spettatore come aggiornamento di una vicenda già raccontata da De Palma alla fine degli anni Ottanta nel suo Vittime di guerra, come a stabilire un percorso interno alla propria opera, ma anche un collegamento fra lo scellerato conflitto in Iraq e quello, ormai storicizzato, in Vietnam. Senza considerare, ovviamente, come già in questo modo De Palma adotti una prospettiva che attraverso il mostrare le conseguenze della guerra sulle vittime più indifese, ne dimostra la totale e disumana gratuità.

Il secondo livello di costruzione narrativa si preoccupa invece di riflettere sull’immaginario portato avanti da una guerra che negli Stati Uniti si predilige raccontare epurandola degli aspetti più controversi (operazione cui ammicca il titolo stesso “Redacted”, ovvero “ripulitura”). Diversamente dal già citato conflitto vietnamita, dove le immagini della popolazione in fuga dalle nubi di napalm contribuirono non poco a far crescere nell’opinione pubblica occidentale il disprezzo per il conflitto, quella in Iraq è una guerra per larga parte “nascosta” e “pilotata” dalla propaganda, non solo quella che ha messo in piedi la campagna per giustificare l’azione militare, ma anche quella che omette la cronaca sulle perdite tra i civili e i militari stessi. Non esiste dunque un immaginario condiviso e la caratura morale del discorso di De Palma sta proprio nel tentativo di cercare una forma narrativa che attraverso la frammentazione dei punti di vista possa restituire uno scampolo di verosimiglianza su cosa accade in Medio Oriente. Per fare questo il regista americano amplia le strategie narrative del Real Cinema attualmente in voga (pensiamo a [REC] e Cloverfield) dimostrando la sua natura di autore attento alla componente più squisitamente teorica del cinema e la sua osservazione dell’evoluzione dei linguaggi: pertanto non si accontenta del semplice resoconto fornito dal soldato Salazar che, anzi, proprio nella scena iniziale vediamo discutere con un commilitone circa la presunta o meno verità trasmessa dall’obiettivo, assoluta per lo stesso Salazar e invece smentita dal compagno. L’unica forma di moralità possibile sta dunque nella ricerca di tutti i punti di vista cui dare ascolto e di tutte le forme di divulgazione alternativa (home movies, registrazioni dalle telecamere della base, siti simil-YouTube cari alla Internet Generation, documentari) che oggi si pongono in netto contrasto con l’immorale falsità delle fonti “ufficiali”.

Ecco dunque che Redacted fa evolvere il linguaggio dribblando qualsiasi accusa di costituire un film “a tesi”, e apre la sua struttura a una porosità che le permette di assommare prospettive diverse, quella dei soldati che disprezzano gli iracheni, dei commilitoni che invece non accettano la barbarie sui civili, quella dei civili stessi vittime delle violenze, dei terroristi che invocano la vendetta, dei contestatori occidentali e dei parenti delle vittime che non comprendono il dramma che i loro consanguinei stanno consumando fra le sabbie della Mesopotamia. Paradossalmente, in questo tessuto intrecciato di immagini, il momento più lirico risulta quello del documentario francese, grazie a un uso potente della musica e a un gusto per una messinscena più tradizionale, che indugia sui particolari (di grande forza espressiva la guancia del soldato rigata da una goccia di sudore che pare una lacrima).

De Palma in questo senso compie un’operazione che unisce avanguardia, ricerca e analisi, onorando il concetto stesso di creazione cinematografica, poiché seleziona il materiale facendo attenzione a creare un ordine sequenziale fra le scene estrapolate da varie fonti, le ordina secondo una prospettiva d’autore che cerca di dare spazio a tutte le voci, ma al contempo non rinnega un proprio punto di vista che è profondamente umano e capace di gridare un profondo disgusto per un meccanismo di guerra destinato inevitabilmente a fare sprofondare tutte le parti in causa nell’orrore della violenza per la violenza. In questo modo il film assume una forza progressivamente sempre più lancinante, quasi un senso di dolore fisico, che trasmette allo spettatore il senso di un vuoto morale e di una privazione di ideali che lascia letteralmente svuotati.Un esempio a dir poco magnifico di cosa significhi oggi raccontare per immagini e saper mettere in scena il dolore senza compiacimenti.

Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 2007 dove ha conseguito il premio per la regia (avrebbe meritato il Leone d’Oro però), il film è stato poi rifiutato dalla distribuzione in sala e ha goduto soltanto di un passaggio televisivo su una rete satellitare. Al momento non è ancora prevista una uscita in DVD, che ovviamente sarebbe assolutamente auspicabile per un film di tale grandezza e importanza.

Redacted
(id.)
Regia e sceneggiatura: Brian De Palma
Origine: Usa, 2007
Durata: 87’

Intervista a Brian De Palma
Sito ufficiale americano
Pagina di YouTube dedicata al film

3 commenti:

il Coach ha detto...

Dai un'occhiata a questo film autoprodotto http://lalegionefantasma.blogspot.com ! Trovi il trailer sul mio blog! Ciao

Ale55andra ha detto...

Assolutamente d'accordo su tutto. E' inaudito che non sia stato distribuito qui da noi. Come dicevo da me, Redacted è stato redacted!!

Anonimo ha detto...

Ne ho scritto anch'io sul mio blog...bella recensione, sulla quale ovviamente concordo senza remore.