"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 21 gennaio 2011

Shin Mazinger

Shin Mazinger

Il brillante scienziato Juzo Kabuto, scopritore dell’energia fotonica, ha costruito il robot gigante Mazinger Z per donarlo al nipote Koji. La consegna avviene la notte in cui la città di Atami, sito prescelto per sperimentare le applicazioni della nuova energia, viene attaccata dal Dr. Hell, uno scienziato che è entrato in possesso dei segreti della civiltà di Micene e intende usarli per conquistare il mondo. Dopo la morte del nonno, Koji trova l’aiuto della misteriosa Tsubasa Nishikiori, ufficialmente direttrice della Casa Kurogane, ma in realtà pienamente coinvolta nel torbido passato della famiglia Kabuto. La verità sui retroscena che hanno portato alla costruzione di Mazinger e sulla storia dei Micenei verrà progressivamente a galla, intrecciandosi alla coraggiosa lotta di Koji contro i nemici.

 
A distanza di molti anni ciò che ancora colpisce della mitologia di Mazinger è la sua capacità di continuare a evocare e a elaborare il suo paradosso, ovvero l’idea – apparentemente semplice e lineare – di una storia in cui l’eroe è anche il demone. Il robot gigante è infatti definito, sin dalle sue prime apparizioni, come un Dio e un Demonio, sottoposto ai voleri del suo proprietario, che potrebbe indifferentemente utilizzarlo per aiutare l’umanità oppure per assoggettarla. Se la storica serie animata del 1972 mitiga questo concetto, subordinando la costruzione del robot alla necessità pressante di affrontare le truppe del Dr.Hell, nel manga originale esso è espresso nella sua piena forza, quando il dottor Juzo Kabuto, scienziato brillante ma folle, realizza Mazinger come semplice dono per il nipote, apparentemente motivato più che altro dal senso di colpa per averlo reso orfano (i genitori sono morti durante gli esperimenti per sintetizzare l’energia fotonica), forse addirittura per appagare il proprio ego. La lotta contro Hell, quindi, diventa più che altro incidentale e figlia della classica concezione supereroistica per cui all’eroe deve corrispondere un rivale di eguale grandezza.

Quello della consapevolezza nell’uso della tecnologia è un tema che ricorre in molte opere fantascientifiche giapponesi e che Nagai piega poi su una direttrice più direttamente umana, come linea guida per esplorare i chiaroscuri dell’animo umano, quelli che, per l’appunto, portano Mazinga a essere uno strumento di giustizia, ma anche di morte, come accade quando Koji, ancora inesperto alla guida, ne scatena la furia provocando danni apparentabili a quelli perseguiti scientemente dai mostri meccanici nemici.

La serie Shin Mazinger, realizzata nel 2009, parte proprio dall’idea del paradosso e lo amplifica lavorando su più livelli: complice il fatto che in sede di regia e sceneggiatura siede il talentuoso Yasuhiro Imagawa (autore del capolavoro Giant Robot), la serie esplora ancora una volta quella linea di confine fra normalità e mostruosità, ma allo stesso tempo compie un discorso teorico sui concetti di rifacimento e trasposizione lavorando sul materiale originale del 1972, ma ricomprendendo anche le varie derivazioni che l’idea ha generato nel tempo. Il risultato è una serie che, nel presentarsi come “il vero Mazinga” (Shin Mazinger, appunto) riesce allo stesso tempo a essere fedele all’idea nagaiana originale, ma anche profondamente diversa e che, nelle sue linee generali, diventa un compendio e un’analisi della mitologia prodotta dal capostipite dei robot giganti. Ecco dunque che la storyline sfrutta alcuni concetti espressi nel manga Z Mazinger (rilettura del robot attraverso la prospettiva dei miti greci), pesca da altre storie minori, recupera addirittura il prototipo mai realizzato (l’Energer Z, frutto dei vari stadi che portarono al concept definitivo) e sfrutta una narrazione non lineare, fatta di flashback, colpi di scena e continue rivelazioni sui segreti sepolti nel passato, secondo una formula che il grande pubblico assocerà con più facilità al racconto seriale americano.

In questo disegno ciò che resta sempre centrale è il tema dell’identità: così come Shin Mazinger riesce a essere allo stesso tempo un tradimento e una fedele trasposizione del modello, così i personaggi passano per continui cambi di identità. Si va dalle formule più semplici (il travestimento) a quelle più complesse (il tradimento), fino a quelle più radicali (la confusione fra natura robotica e umana, con lo struggente personaggio di Lorelei) e di volta in volta la storia tende ad ammantare ogni figura di un’oscurità che rende difficile cogliere i punti di riferimento e i ruoli. La spregiudicatezza è tale che figure finora considerate nodali nella serie sono ricondotte a un ruolo di contorno, altre sono rielaborate assurgendo a nuove grandezze (il Barone Ashura) e spiccano invece nuovi personaggi (come Tsubasa  Nishikiori e i suoi straordinari sgherri), mentre l’unica figura che per principio rappresenta la detection e, dunque, la risoluzione dei misteri, l’ispettore Ankokuji, sembra una sorta di pesce fuor d’acqua. Imagawa è geniale nel ricondurre questa sfida a livello narrativo, giocando con la struttura stessa del racconto, iniziando con un pilota che è un continuo alternarsi di flash-forward e finali che non vedremo mai, dando al tutto una strutta quasi dadaista.

L’idea in sé resta comunque profondamente nagaiana: l’autore giapponese, infatti, si è spesso distinto per il reimpiego di idee precedentemente scartate e da questo punto di vista Imagawa sembra smontare e rimontare continuamente il suo universo, lasciandone emergere la forza iconografica, spesso esaltata in modo parossistico (Mazinger diventa una sorta di “pugno a razzo” gigante, il Big Bang Punch), e in ultima istanza riesce a rendere l’idea di una mitologia coerente nelle sue varie terminazioni e ad arricchirla di nuovi elementi. In questo senso l’operazione è sicuramente affascinante e il tono cupo e la grandeur di molte puntate colpiscono nel segno.

Da stasera sul canale satellitare Man-Ga.

 
Mazinger – Edition Z: The Impact!
(Shin Mazinger: Shogeki! Z-Hen)
Regia e sceneggiatura generale: Yasuhiro Imagawa
Origine: Giappone, 2009
Durata: 26 puntate

1 commento:

Simone Corà ha detto...

Ottima recensione, con Shin Mazinger Imagawa è al suo meglio, è fresco, spiazzante, un calderone di idee e di trovate narrative.