Quante volte ho scritto che da queste parti i premi e le classifiche non sono ben visti? Tante, ma poi accade inevitabilmente che quando il premio incorona una di quelle personalità che ami e permette di darle quella visibilità che spesso le era stata negata, d’un tratto tutti i pregiudizi e le noie del caso si dissolvono e resta solo una grande soddisfazione.
Oggi lo si può scrivere con forza: questo era un giorno molto atteso, dove è bello essere fan di Kathryn Bigelow, è bello pensare di esserlo stato sin dai tempi di quel capolavoro assoluto che è Il buio si avvicina. E’ bello esserlo stato quando un film semplicemente pazzesco come Strange Days la poneva all’attenzione generale ma al contempo affondava clamorosamente (e inspiegabilmente) al botteghino. Ed è bello pensare al momento in cui si era lì, a Venezia, mentre lei presentava un piccolo grande film sulla guerra in Iraq che oggi la incorona regista dell’anno (e non solo agli Oscar).
Perciò non è importante il fatto che per la prima volta un premio così sia stato vinto da una donna (ragionamento di per sé alquanto sterile) ma che sia arrivato a una grande artista, a coronamento di una carriera eccezionale, da sempre condotta con coerenza e sensibilità, all’interno dei generi, spesso in sordina, ma sempre con un’idea di cinema quale esperienza emotiva e fisica da condividere con lo spettatore.
La vittoria fa il pari con un altro riconoscimento che va a un grandissimo di Hollywood, Jeff Bridges, l’indimenticato Starman carpenteriano, l’uomo che attraversava il mondo con levità e inadeguatezza rispetto al proprio corpo tanti anni prima del Jake Sully di Avatar. A proposito del capolavoro di James Cameron: i nostri giornalisti sempre avidi di classifiche ci ricordano che è il grande sconfitto. In realtà non penso si possa parlare di sconfitta per un film che è già penetrato in maniera profonda nell’immaginario: piuttosto possiamo pensare che oggi Kathryn Bigelow raggiunge l’ex consorte diventando per una notte l’autentica Queen of the World.
Ecco, vediamola così allora: questa notte ha vinto il bel Cinema, quello dimenticato per anni e che oggi torna a noi per ribadire la sua vitalità, in una notte in cui i Grandi sono finalmente alla pari.
La recensione di Hurt Locker sul Nido
Conferenza stampa di Kathryn Bigelow dopo la vittoria (video)
Kathryn Bigelow su Wikipedia
La diretta di DVDWeb.it
Collegato:
Strange Days
3 commenti:
per me il grande sconfitto è stato sicuramente iBastardi senza gloria.. uscire senza neanche un statuetta, che triste ç_ç
Io non giudico Near Dark un capolavoro, tutt'altro, anche se l'ho rivalutato parzialmente nel tempo. Ma secondo me l'unico vero capolavoro vampirico degli ultimi 20 anni resta The Addiction...
A parte questo, concordo pienamente sul fatto che la Bigelow meritasse questo Oscar. Per una volta ha vinto il cinema vero. Meno male.
Ho apprezzato tantissimo a suo tempo Strange Days e sono felice per il doppio riconoscimento alla Bigelow !
Posta un commento