"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

mercoledì 17 marzo 2010

Rick Baker, l'uomo lupo!

Rick Baker, l’uomo lupo!

Alla fine il remake di Wolfman si è rivelato inferiore alle aspettative e sostanzialmente monco nella sua intenzione di riscrivere l’epopea di Larry Talbot, così mirabilmente sintetizzata dalla penna di Curt Siodmak e dalla regia di George Waggner nel lontano 1941. Il buon mestiere di Joe Johnston (peraltro regista non isolato di una pellicola che ha patito una lavorazione alquanto travagliata) non è servito allo scopo, ma non tutto è perduto: in una pellicola di claudicante medietà soffia infatti il respiro vitalissimo di un Rick Baker ancora una volta autore di un magnifico makeup, che ci consegna un Uomo Lupo straordinariamente bestiale e filologico nel suo aggiornamento del modello.

Le direttrici del lavoro di Baker naturalmente sono due e il nuovo Wolfman si pone al contempo in un legame di continuità con la tradizione Universal, ma anche di sfida nei confronti dell’archetipo fondato dallo stesso mago del makeup nell’ormai lontano 1981: mi riferisco naturalmente alla trasformazione “in tempo reale” dell’uomo in bestia del capolavoro assoluto Un lupo mannaro americano a Londra, diretto dal grande John Landis. L’opera svolta da Baker in quell’occasione è stata tale da fissare un punto d’origine talmente inequivocabile che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences si vide letteralmente “costretta” (e non accade spesso) a istituire appositamente la categoria del Miglior Makeup, sì da poter premiare l’artista americano con un Oscar (primo di sei vinti nel corso della sua ormai leggendaria carriera).

Il nodo, insomma, viene al proverbiale pettine: è infatti possibile constatare, scorrendo gli extra presenti nel DVD del capolavoro di Landis, come Baker avesse nel recente passato espresso il desiderio di poter tornare a lavorare su una trasformazione “mannara”, per aggiornare il suo lavoro con le recenti possibilità offerte dalla grafica digitale. Nonostante i problemi vari conseguenti la lavorazione, i cambiamenti di concept e i re-shoot (potete farvene un’idea nell’intervista di shocktillyoudrop linkata in fondo) Baker riesce parzialmente a portare a termine il suo sogno: la nuova trasformazione è in effetti ottima, ma limitata dal ritmo eccessivamente fracassone del film, che quindi impedisce quella stasi all’interno della quale Landis aveva invece magnificamente collocato la “sua” scena di mutazione corporea, permettendole di offrirsi alla visione in un tripudio di ossa deformate, carni stirate e organi schiacciati dall’inumana pressione provocata dal cambiamento: il tutto in modo tale da estrinsecare nel corpo il dolore e l’inadeguatezza di un personaggio ibrido e naturalmente destinato alla sconfitta. D’altronde, nulla di cui stupirsi: Landis è un autentico Maestro nel rimodulare il disagio del vivere in forma visiva, attraverso gli stilemi a lui forniti dalla commedia e dall’horror e sapientemente aggiornati ai tempi. Il sodalizio con Baker non poteva pertanto che essere fecondo, essendo lo stesso artista del makeup un filologo, capace di amare e fare propria la lezione di Jack Pierce (il maestro del trucco in lattice, in forza alla Universal nel periodo d’oro dell’horror).

Pierce e Baker d’altronde possono vantare, nelle rispettive epoche, un approccio aperto al piacere del fantastico, ma che parte da una matrice decisamente realistica: non a caso, il principale intento di Baker era quello di darsi alla medicina, salvo poi trovare la propria strada nel campo degli effetti speciali di makeup. Pur essendo noto ai più per la "maschera" del lupo mannaro, Baker è peraltro curiosamente esperto nella riproduzione dei volti (e dei corpi) di scimmia, ai quali ha lavorato in varie pellicole, quali King Kong (1976), Greystoke, Gorilla nella nebbia, in senso lato in Bigfoot e i suoi amici, fino al pessimo remake del Pianeta delle scimmie dove, similmente a Wolfman, il suo lavoro pure svetta come unico punto di merito in un progetto altrimenti scellerato e dimenticabile. In questo senso possiamo pensare che l’uomo lupo sia per Baker una sorta di alternativa fantastica al naturalismo puro delle scimmie, ma anche una interessante variazione sul tema dell’uomo-bestia, matrice di tutto il suo lavoro: Baker è infatti ben distante dal Dick Smith de L’esorcista che lavora su un corpo deformato ma nel quale ancora emergono evidenti residui di umanità e parimenti lontano dal Rob Bottin che nell’ineguagliabile La cosa devasta il corpo in parti autosufficienti che spezzano definitivamente l’unicità dell’essere umano. Il suo trucco è regressivo, è più vicino a quello di Frederich March nello splendido Dottor Jekyll di Rouben Mamoulian. E ovviamente vicino all’idea di Pierce, che pure sulla struttura ossea dei suoi attori creava stravaganti creazioni in odore di cubismo (Frankenstein) o di tragico ritorno allo stadio animale (L’uomo lupo appunto).

Ecco dunque che il nuovo Wolfman si ricopre di autentici peli di yak come il modello, e si distanzia dal quadrupede mannaro a Londra per ritrovare invece la forma bipede, che gli conferisce possanza, maestosità, salvo poi abbandonarsi in una corsa a quattro zampe imposta dai successivi cambiamenti. L’aspetto selvaggio, caratterizzato da zanne e spaventosi artigli non rinuncia comunque mai alla riconoscibilità del volto e del corpo originale, apparendo pertanto non come mutazione, ma come un’autentica variazione della matrice: in questo senso il suo lavoro supera quello realizzato da Pierce, in cui il mostro, seppur straordinario e pure orientato alla riconoscibilità dell’attore, appare invece più sovrastrutturato, soffocante, meno libero nella sua mimica facciale e quasi occlusivo dell’espressività di Lon Chaney Jr.

In questo modo davvero Baker realizza a livello visivo quel senso di estraneità che affligge il Larry Talbot del 2000, caratterizzandosi come unico e autentico custode della tradizione. In attesa ovviamente di vedere un giorno davvero realizzato il suo uomo lupo (e la sua trasformazione) definitivo!

Biografia di Rick Baker da Wikipedia inglese
La pagina di Rick Baker su Wikipedia Italia
Videointervista a Rick Baker su Wolfman (in inglese)
Featurette su Rick Baker e Wolfman (in inglese)
Ottima recensione di Wolfman

Collegato:
L’uomo lupo

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