Jenifer - Istinto
assassino
Frank Spivey, agente
di polizia, sorprende un uomo che sta per uccidere una ragazza e lo
uccide con un colpo di pistola. La sventurata, Jenifer, è una
ragazza con il volto orribilmente sfigurato e apparentemente incapace
di provvedere a se stessa. Frank decide di prenderla sotto la sua
custodia, nonostante il parere contrario dei familiari, che finiscono
con l'abbandonarlo. Soggiogato ben presto dalla carica sessuale
espressa da Jenifer, Frank precipita progressivamente in un vortice
di orrori e oscilla fra la voglia di “normalizzare” la sua
situazione e la difficoltà nel nascondere l'insaziabile furia
omicida della ragazza.
Quarto episodio della
prima stagione dei Masters of Horror, questo Jenifer è
tratto da una breve storia a fumetti, scritta da Bruce Jones e
disegnata da Berni Wrightson, apparsa in un numero della rivista
Creepy nel 1974. A dirigere la versione “live action” c'è
il nostro Dario Argento, su una sceneggiatura redatta da Steven
Weber, che interpreta anche il ruolo principale. Questo coacervo di
influenze si rispecchia in una struttura narrativa semplice e un po'
meccanica (tipica delle storie originali), e uno stile visivo in cui
Argento, alla sua consueta cifra visionaria, predilige un approccio
più classico, in bilico fra realismo esasperato e svolte grottesche
che facciano risaltare con più forza la componente splatter.
Missione compiuta, a quanto sembra, considerati i piccoli tagli che
l'episodio ha dovuto suo malgrado subire.
In effetti, come già in
altre opere dell'ultimo Argento, sembra che il regista italiano abbia
scoperto il corpo in quanto coacervo di orrori: se la prima fase
della sua carriera è più incentrata sulla componente psichica e
sull'attacco ai nervi dello spettatore, stavolta emerge una fisicità
prepotente e in grado di suscitare sentimenti opposti: amore/odio,
eros/thanatos e un senso di sgradevolezza fisica immediata per il
volto sfigurato della “donna-mostro”, che però si stempera nella
forte carica erotica espressa dal suo corpo perfetto. Argento,
insomma, riprende delle figure retoriche già portate in evidenza in
opere come Phenomena, dove l'impatto virulento delle scene di
morte non faceva venir meno una certa malinconia di fondo e lasciava
perciò spazio a dinamiche umane tali da rendere la storia una sorta
di deviato racconto d'amore.
C'è, quindi,
un'ambiguità di fondo che permea tutta la vicenda e che si ritrova
nella doppia natura di Jenifer, corpo da adorare e belva feroce che
uccide selvaggiamente chiunque le capiti a tiro (a volte anche con
gustose citazioni, come accade con la bambina che occhieggia a
Frankenstein), nonostante la sua apparente vulnerabilità. Si
crea in questo modo una continua oscillazione fra elemento forte e
debole della coppia, con un protagonista espressione dell'autorità, ma pure vittima dell'istinto
perché soggiogato sessualmente dalla ragazza, come a cercare un filo
che unisca la cifra “fisica” del nuovo corso, con i sentieri
insondabili della mente della prima produzione argentiana.
Su tutto, comunque,
domina una scelta brillante, che marca in maniera precisa la
differenza con la storie originale di Creepy e con i modelli
alla EC Comics: ovvero quella di lasciare totalmente da parte
qualsiasi considerazione di ordine morale sulla vicenda. Il destino
di perdizione cui va incontro Frank, infatti, non è motivato da una
qualche volontà suprema di punire l'uomo per le sue mancanze (come
invece sembra accadere nel fumetto originario, dove il protagonista
nasconde l'omicidio iniziale con cui ha salvato Jenifer, sperando di
farla franca). La sceneggiatura sembra pure propendere per una simile
ipotesi, quando ce lo mostra padre e marito incapace e irrealizzato,
ma la regia di Argento vira chiaramente da un'altra parte, che è
puramente fenomenologica. Jenifer è un mostro perché deve esserlo e
la coazione a distruggere le vite di chi intreccia il suo cammino è
una conseguenza naturale di qualcosa che non ha una motivazione alle
spalle (almeno per tre quarti del racconto). Ciò che conta è quello che accade, ovvero il
legame particolare che si stabilisce tra i personaggi, fatto di scene di
sesso perfettamente crude: merito anche della straordinaria prova di
Carrie Anne Fleming, che riesce a far emergere la carnalità di
Jenifer dietro il make up esasperato.
Quasi una dichiarazione
d'intenti per un'idea di cinema che in fondo, non ha altro obiettivo
che indagare l'ambiguità e i sentimenti contrastanti posti in essere
dall'irruzione di un elemento dionisiaco in una realtà altrimenti
apollinea. La deviata storia d'amore enunciata in precedenza diventa
così anche una sorta di viaggio fantastico che il regista continua a
compiere in una dimensione alterata, dove le percezioni sono più
forti, gli istinti più profondi e la scoperta del lato oscuro della
vita diventa un inevitabile viaggio verso la realizzazione della
distruzione. A suo modo, è questa la mostruosa bellezza che gli interessa.
Istinto assassino
(Jenifer)
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Steven
Weber
Origine: Usa, 2005
Durata: 50'
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1 commento:
uno degli episodi migliori del serial "masters of horror" magari gli attuali film di Argento fossero ai livelli di questo mediometraggio.
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