"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 8 ottobre 2012

Night of Fear

Night of Fear

Dopo aver incontrato il suo amante, una donna sale in auto per tornare a casa, ma durante il viaggio finisce fuori strada e si ritrova bloccata nel bosco: è l'inizio di un incubo. Un minaccioso figuro con il volto sfregiato la aggredisce e la bracca, mentre la malcapitata cerca una via di fuga e si ritrova costretta a barricarsi nella casa del suo aguzzino. A sue spese scoprirà il macabro hobby dell'uomo: allevare topi, educandoli a nutrirsi di carne umana!


Terry Bourke, “producer, director, writer, egotistical bastard” nelle parole dell'attore Roger Ward, è una di quelle figure dimenticate, ancor più dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2002. Eppure a lui si può attribuire la nascita del cinema horror australiano vero e proprio. In realtà la genesi di Night of Fear è più anomala di quanto non si creda: in origine, infatti, il film doveva essere il pilot di una serie televisiva, fatto che ancora oggi ne giustifica la durata di soli 50 minuti. Bourke lo scrisse e diresse, oltre a produrlo insieme al suo socio Rod Hay: i due strinsero un accordo con l'emittente ABC, forti del fatto che gli executive del network volevano allargare il loro campo d'influenza e che l'horror era allora un genere quasi del tutto inesplorato per la realtà australiana. Siamo infatti, sempre nel periodo del “giro di boa”, all'inizio di quegli anni Settanta dove l'industria era tutta da inventare e il fascino del proibito diventava una carta da giocare, sia dal versante artistico che da quello finanziario.

Con un budget ridotto a disposizione, Bourke utilizzò volti e maestranze della tv, prima fra tutti la protagonista Carla Hoogeveen, che il regista aveva incontrato negli uffici della ABC. La ristrettezza dei mezzi è qualcosa che ancora oggi si può notare, insieme a certe asperità della fotografia che tradiscono l'origine televisiva: Bourke però pensava in grande e, soprattutto, aveva l'ambizione di realizzare un cinema horror senza complessi d'inferiorità rispetto a quello delle altre realtà internazionali. Per questo il film venne girato in pellicola 35mm (poco usuale per gli standard televisivi dell'epoca) e, come spesso accade, il lavoro ha finito suo malgrado per anticipare alcune tendenze del cinema a venire. Se oggi, infatti, siamo abituati a lavorare sulla traccia del confronto continuo fra la parte “occidentalizzata” dell'Australia e gli spazi aperti dell'Outback, Night of Fear al contrario ci precipita in una realtà fatta quasi totalmente di interni, in una casa immersa tra i boschi che sembra presa direttamente dai futuri prototipi dell'horror anni Settanta americano (pensiamo al seminale Non aprite quella porta o al coevo L'ultima casa a sinistra). Quel rapporto di reciproca influenza tra l'horror americano e quello australiano, cui si faceva accenno a proposito di Wolf Creek, ha insomma radici lontane.

Il che ci conduce a un punto nodale del film: il suo equilibrio fra la specificità di una ricetta autoctona e una universalità che rende i luoghi del racconto assolutamente privi di riferimenti certi. Il bosco in cui si muove il maniaco è un altrodove non localizzato, che si apre pertanto a qualità oniriche. In effetti - ed è l'aspetto più intrigante del film - colpisce la qualità fiabesca di un racconto che pure si pone come estremamente fisico e realistico. Burke ottiene questo doppio registro attraverso il confronto fra una fotografia scarna (televisiva, appunto) e un elaborato lavoro di montaggio, che isola singoli elementi, innesta inquadrature disturbanti a velocità quasi subliminale, a tratti rompendo anche la linearità della narrazione. La coesistenza di realtà e incubo è poi suggellata da una sequenza onirica vera e propria in cui la protagonista è vittima del suo carnefice, completamente nudo e coperto solo da un ripugnante teschio insanguinato. Il crescendo emotivo culmina infine nella celeberrima scena in cui la donna è assalita dai topi allevati dall'uomo, mentre questi si gode la scena masturbandosi. La scena, ispirata dal vicino successo di Willard e i topi, doveva essere girata con un vetro in grado di assicurare l'incolumità di Carla Hoogeveen: all'ultimo momento, però, Bourke chiese all'attrice di recitarla senza alcuna protezione, in nome di un maggiore realismo! L'effetto, va da sé, risulta perciò assolutamente efficace anche oggi.

Altrettanto intrigante è la scelta di escludere del tutto i dialoghi: il film è praticamente muto e si affida alla forza delle immagini, delle situazioni e dei suoni, esaltando la qualità particolarmente onirica del racconto, pur nella messinscena di perversioni particolarmente umane (tassidermia, zoofilia e, naturalmente, sadismo). Questo fatto avrebbe potuto assicurare a Night of Fear una circolazione anche dalle nostre parti, ma come sempre il mercato italiano è rimasto sordo e il film è tuttora inedito (questo resoconto, ancora una volta, è basato sull'edizione DVD import della Umbrella Entertainment).

A fronte di questo mix di atmosfere angoscianti e impatto ripugnante delle immagini, la censura dell'epoca non fu tenera con Bourke: nell'Ottobre del 1972 si arrivò infatti a un primo montaggio che fu però respinto per “indecenza”. Il film dovette così attendere il marzo 1973 prima di trovare il via libera, grazie a un appello favorevole, e alla fine l'ostracismo censorio fu usato a scopi pubblicitari rendendo l'operazione un successo (lo slogan di lancio fu “Il film che non volevano farvi vedere”).

La pellicola, comunque, uscì direttamente in sala e dell'annunciata serie tv non se ne fece nulla: la formula però resta quella originale e così, dopo il prologo, abbiamo ancora oggi la sigla del format, previsto in 12 puntate e intitolato Fright. Per ironia del destino, nello stesso periodo l'Inghilterra produsse un altro film con lo stesso titolo (Fright, appunto, diventato da noi L'allucinante notte di una baby sitter e diretto da Peter Collinson), fatto che costrinse la distribuzione a doversi anche barcamenare fra gli imprevisti causati dall'omonimia.


Night of Fear
Regia e sceneggiatura: Terry Bourke
Origine: Australia, 1972
Durata: 50'

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