Gundam: la trilogia
cinematografica
Considerate le traversie
cui è andata incontro la serie tv nel nostro paese - dove si è
dovuto attendere il 2004 perché fosse interamente sdoganata - ancor
più infelice appare il destino delle versioni cinematografiche,
guardate con scarso interesse perché apparentate superficialmente
alla media delle cosiddette pellicole “riassuntive”. Al
contrario, l'approdo di Mobile Suit Gundam al grande schermo
non deve apparire estemporaneo o frutto soltanto di vili strategie
commerciali, ma come l'ulteriore evoluzione di una storia ormai
consapevole del proprio valore e per questo pronta a sfruttare
appieno il suo potenziale. Già nel formato televisivo, infatti,
Yoshiyuki Tomino pensava secondo modalità cinematografiche, per la
forza epica che tracimava dalle storie e per la sua capacità
autoriale di scardinare le regole del genere di riferimento (quello
dei robot giganti), cercando di aprire sempre nuovi orizzonti. E
anche se l'autore oggi denuncia i limiti tecnici dell'operazione (la
serie tv fu infatti realizzata su pellicola 16mm che quindi non
assicurava un'adeguata qualità per la proiezione in sala), in realtà
il grande schermo era esattamente il luogo ideale per concludere il
percorso dell'epopea.
La trilogia nacque per
celebrare il crescente consenso che all'epoca stava circondando la
serie, dopo che le prime e più fredde accoglienze ne avevano
addirittura ridotto il numero di puntate previste. La lotta fra la
Federazione Terrestre e il Principato di Zeon è condensata in
lungometraggi da due ore l'uno e rinnova il viaggio dell'astronave
White Base, con il suo carico di militari e civili. Un ensemble
a carte sparigliate, dove già si sottolinea la portata globale di
una visione che coinvolge il mondo al di là delle classificazioni
codificate e “apre” la portata dei combattimenti, non
localizzandoli più nel solo Giappone, ma in una guerra su scala
spaziale. Il montaggio si occupa di armonizzare gli eventi
originariamente distribuiti secondo la tipica formula seriale, in
modo da rendere la narrazione fluida, omogenea e senza pause: alcuni
aspetti anche molto interessanti della storia restano naturalmente
fuori, ma Tomino fa comunque compiere all'epopea fantascientifica un
autentico balzo di qualità, perché ne porta all'estremo la portata
rivoluzionaria, abbandonando del tutto i cascami delle vecchie serie
robotiche che ancora persistevano nel formato originario.
Sebbene all'epoca si
tendesse – giustamente – a evidenziare quanto la serie
tv aggiungesse e cambiasse rispetto al passato, in realtà essa può
apparire acerba a una visione contemporanea, a causa delle
persistenza di alcune dinamiche del format robotico classico: impiego
del Mobile Suit in combattimenti ripetuti, esaltazione della sua
forza guerriera, necessità di ulteriori (e anche fantasiosi)
upgrade. I film fanno piazza pulita di questi elementi,
rendendo il robot un elemento accessorio di una narrazione che può
ora puntare interamente sullo scenario globale a lei caro e sul ruolo
dell'umanità in un contesto ormai cambiato. Tomino è evidentemente
ormai conscio dell'apertura degli orizzonti tipica dell'avventura
spaziale anni Settanta, dove l'umanità sognava un futuro al di là
dei propri confini, e si interroga perciò sulle conseguenze.
Al pari dei Newtype che
sintetizzano l'idea di un ulteriore gradino nella scala dell'evoluzione
umana conseguente l'approdo alla nuova frontiera spaziale, così la
storia cambia insomma pelle, affinandosi e maturando, elaborando i
suoi spunti con un impatto visivo nuovo che porta a ridisegnare gran
parte delle scene in modo da rendere più realistiche le animazioni.
In questo modo risulta chiaro come quello compiuto da Tomino sia
stato un autentico atto di lungimiranza, perché il suo scardinare le
tradizioni narrative codificate è un chiaro riflesso di quella
tensione che, nel racconto, porta lo spettatore dalla materialità
della battaglia fra robot giganti ai dilemmi etici e visionari sul
destino dell'uomo nel nuovo universo.
L'immersione nello
spazio, dunque, non è soltanto un mero espediente narrativo per
garantire maggiore varietà all'azione, ma rappresenta al contrario
l'enunciazione di una possibilità infinita che attende gli uomini se
liberati dai legami di parte: ne consegue che questa è una storia di
persone che vivono la tensione straordinaria all'infinito da una
prospettiva ordinaria che è quella tipica di entità “finite” e
che perciò devono imparare a perdersi negli scenari che si offrono
loro, ma anche a ritrovarsi, cercando un obiettivo personale e unico
che permetta a ciascuno di essere parte attiva in un contesto ormai
articolato su dinamiche di massa.
Questo dualismo riflette
sia il potenziale enorme e inespresso che attende la nuova umanità,
sia il dramma dei personaggi, che, ormai nel pieno del progresso
materiale, iniziano a fare i conti con le possibilità filosofiche a
esso connesse e ne sono soverchiati, ritrovandosi in molti casi
impreparati. Per questo il loro ancorarsi a prospettive di parte, a
rancori e particolarismi è anche un modo per affermare il proprio
status di esseri umani. La storia è dunque riassumibile in un
continuo ondeggiamento fra gli opposti sentimenti generati da una
tensione sovra-umana e da dinamiche tipiche
dell'irredimibile condizione umana: dolore, amore, rivalità, fanatismi, legami
familiari e di amicizia. Tomino lancia dunque un grido di dolore per
un'umanità nei cui confronti si dimostra alquanto pessimista, ma
anche un messaggio di speranza che guardi all'evoluzione e a un
futuro completamente nuovo, dove la colonizzazione del cosmo sia
anche una metafora di un modo differente di intendere la vita in uno
scenario cambiato.
Accanto alla serie,
dunque, si consiglia di non trascurare o sottovalutare questa
riedizione cinematografica “definitiva” approntata dall'autore,
che enuncia con maggiore compiutezza il proprio fine tematico e
conferisce maggiore forza espressiva al racconto grazie a modifiche e
innovazioni: l'edizione italiana peraltro è fra le più curate che
si siano viste da tempo, grazie a un eccellente lavoro di traduzione,
che permette di cogliere ogni sfumatura dell'opera.
Mobile Suit Gundam –
The Movie I
(Kido Senshi Gundam I)
Mobile Suit Gundam –
The Movie II: Soldati del dolore
(Kido Senshi Gundam
II: Ai Senshi)
Mobile Suit Gundam –
The Movie III: Incontro nello spazio
(Kido Senshi Gundam
III: Meguriai Sora)
Regia e sceneggiatura:
Yoshiyuki Tomino
Origine: Giappone,
1981-1982
Durate: 133' – 140'
– 140'
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