Mission Impossible:
Protocollo fantasma
Ethan Hunt viene
richiamato in missione per fermare Kurt Hendricks, un ex stratega
russo che vuole condurre il mondo a una nuova guerra nucleare in
virtù di una folle idea evoluzionistica. Per portare a termine il
suo piano, Hendricks ruba il congegno di attivazione delle testate
nucleari russe dal Cremlino, e ne fa saltare un'ala per coprire le
sue tracce. La colpa dell'attentato dinamitardo ricade così su Ethan
e gli Stati Uniti attivano il “Protocollo fantasma”, smantellando
l'intera IMF. Ethan riesce a fuggire, ma può contare solo sui
colleghi Benji Dunn e Jane Carter, oltre che su William Brandt,
formalmente un analista ma in realtà un agente con capacità
operative. Oltre a tentare di fermare Hendricks, Ethan deve anche
vedersela con Sidorov, un inarrestabile poliziotto russo che si
ostina a dargli la caccia.
Fin dalle sue origini, la
saga cinematografica di Mission: Impossible si è dimostrata
molto sensibile alle potenzialità teoriche insite nel format
spionistico, ma non tutti i registi che si sono avvicendati alla
guida dei vari episodi hanno sfruttato questa possibilità sino in
fondo. Brad Bird è al contrario consapevole dell'idea che ha fra le
mani e riesce a sfruttarla in senso spettacolare, senza perdere di
vista una riflessione tutta incentrata sul genere. Il “fantasma”
evocato sin dal titolo diventa così una figura retorica che il film
eleva a linea guida, offrendo capovolgimenti
percettivi talmente estremi da iscrivere l'avventura
fuori dal reale, in un mondo dove ogni cosa appare come il suo contrario. Pertanto, a essere
ingannati di volta in volta non sono soltanto i personaggi - che
devono barcamenarsi fra piani machiavellici e truffe ai danni dei
nemici - ma anche gli spettatori, accompagnati lungo una corsa tra scenari,
situazioni, ruoli e realtà mutevoli sin dall'incipit con Ethan
galeotto.
Il meccanismo è dunque a
cerchi concentrici e, nel suo interessare ogni possibile livello
narrativo, rende obsoleti gli elementi ingannatori più evidenti. Le
maschere vengono così evocate, ma non utilizzate (se non
sporadicamente dal cattivo di turno), i meccanismi che le producono
si inceppano, e i vari ritrovati tecnologici hanno una
durata limitata, tanto che prima o poi si guastano. L'elemento straordinario,
iscritto in una realtà ingannevole, viene ben presto "normalizzato" e ha dunque una sua ragione
d'essere soltanto fin quando è temporaneo, mentre i
personaggi possono permettersi di risolvere la loro missione solo
quando diventano pure fantasmi in una realtà che li
rinnega o li ignora: si ripensi in questo senso a Benji che alla
fine lamenta il fatto che il mondo non è consapevole di essere stato
salvato.
Ma l'aspetto più
interessante è tutto insito nel modo in cui Bird modula
espressivamente queste possibilità: gli spazi chiusi diventano
aperti (la prigione), le pareti invece di essere ferme si muovono
(l'irruzione nel corridoio del Cremlino), le superfici lisce si
tramutano in montagne da scalare (il grattacielo), gli inseguimenti
avvengono all'interno di una tempesta di sabbia e gli spazi cambiano
e sembrano dare forma a un struttura labirintica. Da rimarcare in tal senso la bella sequenza in cui il venditore e il compratore dei codici di lancio
delle testate nucleari vengono dirottati su due differenti stanze, in
un inganno incrociato in cui la transazione avviene per interposta
spia, ma soprattutto il lungo confronto finale fra pedane mobili che
descrivono una situazione slapstick degna di una vecchia
comica di Harold Lloyd.
Da questo versante è palese che il film, pur nel suo
offrirsi come prodotto spettacolare di ultima generazione, sia a
conti fatti un'opera che guarda al passato e che riesuma moduli
espressivi classici. Più dei proiettili sparati dalle pistole,
infatti, Bird dimostra di essere interessato alle possibilità
offerte da fughe concitate in un andirivieni di porte che si aprono e
si chiudono, mentre la struttura generale del film ammicca in modo
evidente a quella del Bond-movie classico. Per questo si riesuma lo
scenario da Guerra Fredda con i blocchi contrapposti e la minaccia
nucleare che tiene sotto scacco il mondo, mentre un supercattivo da
fumetto, fautore di idee tanto grandiose quanto assurde, spinge i
nostri eroi a usare una vasta gamma di ritrovati tecnici per compiere
imprese che nella loro spettacolarità sono anche abbastanza goffe
(pensiamo a Brandt in bilico sulla ventola, con palese effetto
demistificatorio).
Conseguentemente, uno dei
più grandi inganni perpetrati scientemente dal film è quello di far
oscillare la storia fra toni molto diversi: si parte come un
prison-movie, che poi diventa un film d'azione, in una
escalation che dal drammatico passa sfacciatamente al comico (si ride
molto durante la visione), salvo poi assestare un magnifico colpo di
coda con un finale capolavoro che riassesta il tutto su toni
malinconici e crea la saldatura con la figura retorica del fantasma.
L'immagine quasi eastwoodiana di Ethan Hunt che scompare
all'orizzonte dopo aver deciso di abbracciare fino in fondo la sua
natura di eroe “nascosto” che non può avere una vita personale,
è la teorizzazione finale del genere, ma anche un momento dolcissimo
e emozionante in cui il personaggio parla direttamente al cuore dello
spettatore rivelando la sua intimità: ancora una volta le figure del
cinema di Brad Bird (Il Gigante di Ferro, gli Incredibili
e il topino di Ratatouille)
sono irreali, ma riescono a dimostrare un'umanità assolutamente
sincera.
Mission: Impossible –
Protocollo Fantasma
(Mission: Impossible –
Ghost Protocol)
Regia: Brad Bird
Sceneggiatura: André
Nemec, Josh Appelbaum, Christopher McQuarrie, ispirato alla serie tv
creata da Bruce Geller
Origine: Usa, 2011
Durata: 132'
Nessun commento:
Posta un commento