Il manga: Storie e
universi del fumetto giapponese
Difficile, in Italia,
tentare un confronto sereno sul fumetto giapponese, per molti motivi:
in primo luogo per l'impressionante mole di materiale prodotto lungo
i vari decenni nell'Arcipelago, e per una forma di mercato
organizzato secondo una tale logica industriale da travalicare le
facili classificazioni all'Occidentale. Il manga di per sé è
infatti diviso in pubblici specifici, generi codificati, ma allo
stesso tempo è “aperto” a contaminazioni che finiscono
naturalmente per andare oltre gli incasellamenti imposti dal rispetto
delle regole tradizionali.
Come se non bastasse, a
queste motivazioni intrinseche del mezzo si unisce la particolare
dicotomia di un pubblico italiano diviso fra la passione smodata dei
cultori, che nell'esaltazione acritica ne deprimono le reali
potenzialità rinchiudendole in una fruizione totalmente
autoreferenziale; e la diffidenza degli osservatori più distaccati,
che appiattiscono il dibattito su sterili confronti con il fumetto
occidentale e con la sua presunta maggiore levatura “artistica”,
il tutto, ca va sans dire, in un'ottica di assoluta
generalizzazione. A corollario possiamo aggiungere anche il rapporto
di minoranza che il fumetto nipponico patisce rispetto
all'animazione, che per prima ha determinato l'imprinting
delle storie giapponesi sulla società italiana e europea.
Il saggio di Jean-Marie
Bouissou arriva quindi a colmare un vuoto critico sintetizzato da
queste problematiche e lo fa in maniera assolutamente mirabile.
L'autore, pur non nascondendo la sua passione per la materia, incarna
alla perfezione un punto di vista decentrato quale può essere quello
di un europeo adulto (è sulla sessantina), perfettamente consapevole
della sua storia e della sua cultura, che si confronta in modo
fecondo con una forma espressiva altra, cogliendone in questo
modo il variegato insieme di peculiarità.
Bouissou, infatti, riesce
a riassumere le fasi storiche che hanno visto il manga evolversi nel
corso del tempo, e ne coglie le caratteristiche espressive e
commerciali con una sagacia che gli permette, spesso, di sovvertire
alcune ipotesi ormai diventate materia corrente nella vulgata
contemporanea. In particolare, l'autore riconduce la presunta
“sconcezza” delle storie disegnate alla matrice popolare di un
Giappone che “adorava le grandi sceneggiate e i fiumi di
lacrime, i fantasmi con le catene e il sesso, il piacere e il dramma
in tutte le loro forme. Un Giappone che non amava nulla più che […]
andare in giro per le strade portandosi appresso dei falli giganti
durante le feste popolari e religiose”. Un lato ormai
dimenticato e ridimensionato dal confronto con l'Occidente - avvenuto
attraverso l'abolizione della politica isolazionista prima e
l'occupazione americana all'indomani della Seconda Guerra Mondiale –
che quindi trova oggi espressione unicamente in queste forme
artistiche.
Si può già notare come
Bouissou prediliga una forma critica che unisce all'esplorazione
delle caratteristiche tipiche del fumetto nipponico in tutte le sue
principali articolazioni, una lucidità storica che gli permette di
ricondurre ogni stilema al particolare sentire della nazione,
conseguente il suo rapporto con il mondo: iscritto geograficamente in
un'area già oltre l'Asia e non ancora in Occidente, il Giappone vive
un difficile rapporto identitario con se stesso e con il mondo, che
se da un lato gli permette quella versatilità rimarcata in
precedenza, ne fa d'altra parte il territorio di costante
elaborazione di una problematicità evidente nelle sue storie. Per
questo motivo, se Bouissou riesce a centrare molto bene i meriti del
manga, allo stesso tempo ne evidenzia anche i limiti, ovvero la
tendenza sotterranea a una generale standardizzazione volta a
esaltare sempre il rispetto dell'esistente e il mantenimento dello
status quo. Anche quando spinge l'acceleratore su quella violenza e
quella volgarità subito percepita in Occidente come tratto
distintivo e che invece è da contestualizzare in una più ampia
casistica di attenuanti che il saggio in questione enumera con
straordinaria franchezza.
Il volume si presenta
così diviso in tre principali sezioni: una storica (Storia del
manga), che passa in rassegna il percorso compiuto dal fumetto,
dalle origini alla nascita del manga moderno nel primo dopoguerra,
mostrandone la capacità di intercettare le spinte contestatarie
negli anni Sessanta e Settanta, fino al raggiungimento dello status
di mezzo di diffusione di massa e alla più recente crisi. La seconda
parte (Comprendere il manga), entra invece nel merito delle
scelte espressive e dei generi, partendo proprio dalle superficiali
percezioni degli osservatori occidentali sui fumetti “disegnati
male” e sulla loro natura eccessiva, creando anche interessanti
collegamenti con la fiaba e la psicanalisi. In questo senso, Bouissou
non teme di utilizzare anche moduli analitici tipicamente
occidentali, ma la lucidità e il rispetto dimostrato nei confronti
della materia gli permettono di evitare qualsiasi
decontestualizzazione.
L'ultima parte (Il
mondo secondo i manga) passa infine in rassegna i vari filoni e
generi, con le più interessanti argomentazioni sull'espressione
della sessualità, che pure esprimono la dicotomia fra una morale
sociale orientata a contenere gli slanci fisici e le pulsioni
vitalistiche destinate a emergere con i progressivi cambiamenti
sociali (“Specchio fedele delle evoluzioni della società e
della mentalità, il manga non ha smesso di riflettere le
trasformazioni della mascolinità e della femminilità nipponici e
l'evoluzione della relazioni tra i due sessi che si cercavano e si
avvicinavano con tanto desiderio quanta goffaggine, a mano a mano che
crollava il muro che il rigido confucianesimo dell'epoca Edo aveva
eretto tra loro”).
Un ulteriore punto di
forza del lavoro di Bouissou è lo stile, che rende la lettura
estremamente scorrevole, quasi “appassionante” e capace perciò
di andare oltre i rigidi steccati del fandom per rivolgersi anche ai
neofiti, che sicuramente troveranno ampie argomentazioni per
esplorare questo variegato universo. Ricco come un manuale e profondo
come un'indagine storico-sociologica, Il manga è arricchito,
nell'edizione italiana, da un ricco apparato iconografico e da
un'introduzione di Marco Pellitteri che, sebbene troppo radicale nel
suo differente approccio accademico, fornisce un'utile panoramica
d'insieme sul lavoro di Bouissou, offrendone un'ulteriore lettura
alla luce della situazione italiana (Paese che, va ricordato,
possiede la comunità di cultori più vasta al di fuori della
madrepatria). Ulteriore motivo che rende il saggio esaustivo e
assolutamente imperdibile.
Il manga: Storia e
universi del fumetto giapponese
di Jean-Marie Bouissou
2011
Edizioni Tunué,
Latina
400 pagineIl libro sul sito dell'editore
Jean-Marie Bouissou su Wikipedia France
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