"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 8 dicembre 2015

Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay

Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay

La storia è nota: l’arrivo dei cartoni animati giapponesi sulle nostre emittenti, alla fine degli anni Settanta, ha marcato un “prima” e un “dopo” nella storia del costume italiano, creando un legame fortissimo con un pubblico ben definito – principalmente quello dei più giovani, maggiormente attenti e ricettivi rispetto alla “novità”. Un amore che ha resistito al tempo e che ha assunto, negli anni, varie forme: c'è il collezionismo dei manga (i fumetti giapponesi), la costante visione degli anime (i cartoon appunto), e infine il cosplay, ovvero la pratica divertente e divertita di mascherarsi dal proprio personaggio preferito per partecipare alle manifestazioni dove inscenare i momenti più celebri dell’opera.

Quello che era iniziato come un semplice divertimento, magari da relegare ai soli anni d’infanzia, alla prova del tempo si è insomma dimostrato un enorme bacino di storie e forme. Di più: è il riflesso di una cultura lontana ma capace di farsi linguaggio universale, grazie alla forza espressiva del mezzo. Anime e manga vantano infatti uno stile dinamico e innovativo nell’uso delle tecniche visive, dove l'evocazione e la forza emotiva sopravanzano quel rispetto del verosimile più caro alle culture occidentali, donando all'esperienza un maggiore impatto immersivo. Da qui, a cascata, sono poi nati un fandom articolato e varie professionalità e competenze, come studiosi e critici della materia, nonché editori che si sono fatti carico di portare in Italia le più recenti produzioni.

A tutto questo è dedicato il documentario Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay, opera prima di Francesco Chiatante, che cerca di tracciare una mappa di questo composito universo, partendo dalle origini dell’invasione per poi inseguire le tracce sedimentate nell’immaginario italiano. Lo fa in due modi, attraverso i resoconti di “chi c’era” e le dichiarazioni di chi ha poi costruito a sua volta nuove forme, diventando parte della cultura popolare: attori (Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea), registi (Fausto Brizzi, Michel Gondry, Maurizio Nichetti), cantanti (Caparezza) solo per citarne alcuni, che compongono un mosaico affascinante.

Il racconto è fluviale e riesce replicare l'idea immersiva traghettando lo spettatore in un universo “altro”, ma familiare anche ai meno avvezzi, grazie alla capacità di fare appello a un bagaglio visivo-percettivo che è ormai percepito come globale e trasversale alle fasce d'età. Si parla insomma di Goldrake, Heidi, Candy Candy, Holly & Benji, Hayao Miyazaki ma poi il racconto si prende la libertà di concedersi i necessari detour, come a dire che quei titoli restano sicuramente dei punti cardine, ma non esauriscono il discorso in quanto singoli cascami di un tutto più grande e articolato: sono non il punto d'origine e d'arrivo, ma piuttosto la chiave per aprire la porta di un mondo più complesso. I bambini di ieri, quindi, sono diventati gli adulti di oggi e tutte queste storie e forme che hanno portato in dote sono diventate la via preferenziale per raccontare il percorso passato e definire le nuove tendenze del presente.

Ne emerge perciò un ritratto molto personale, che fa appello alla passione dell’autore, ma – esattamente come i lavori che racconta – diventa poi opera universale, capace di instaurare un dialogo con lo spettatore, affascinandolo con un’atmosfera fiabesca ma concreta per la specificità degli argomenti trattati. Un po' ricordo, insomma, un po' ricognizione documentata, grazie anche alle linee guida fornita da alcuni studiosi, primo fra tutti Luca Raffaelli, celebre saggista e qui elevato ad autentico “narratore” e voce critica di una generazione che ha deciso di affidarsi a questo flusso narrativo e visivo per definire la propria realtà.

Francesco Chiatante è un videomaker tarantino, montatore e autore di cortometraggi e documentari, ed è stato premiato per il suo backstage del film di Ivano De Matteo, I nostri ragazzi, al Festival del Cinema Città di Spello. Animeland è stato realizzato in piena indipendenza attraverso anni di ricerche, incontri con le varie personalità e un’impressionante mole di materiale iconografico, ed è stato infine presentato in anteprima mondiale al Roma Fiction Fest 2015. Su Siderlandia è possibile leggere la mia intervista al regista, sul film e la passione per anime e manga:

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