Captain America: The
Winter Soldier
Dopo i fatti di
New York (visti in Avengers),
Captain America continua le sue missioni per lo SHIELD, ma è sempre
più insofferente alle macchinazioni poco pulite dei superiori: ora è
al varo il nuovo progetto Insight, pensato per lanciare attacchi
preventivi dal cielo contro i nemici, attraverso una rete di
satelliti spia e Helicarrier. Gli eventi precipitano quando Nick Fury
muore in un attentato ordito da un misterioso assassino, il Soldato
d'Inverno, e viene poi accusato post-mortem da Alexander Pierce (alto
ufficiale dello SHIELD e anello di congiunzione con il Consiglio di
Sicurezza Mondiale), di spionaggio contro la stessa organizzazione, a
causa di alcuni file rubati durante un'operazione in cui era
coinvolto lo stesso Captain America. Giocoforza, anche il Capitano
viene perciò accusato di tradimento e diventa un fuggiasco. Con
l'aiuto di Vedova Nera e del nuovo amico Falcon, l'eroe scopre che
dietro tutta l'operazione è in atto una montatura dell'Hydra, ancora
in gioco e ansiosa di usare il progetto Insight per ottenere
finalmente il comando del mondo. Nel frattempo si snoda il confronto
con il Soldato d'Inverno, la cui identità è sepolta nel passato
dello stesso Captain America.
Superata la fase di
rodaggio, il progetto cinematografico dei Marvel Studios inizia a
favorire finalmente esperimenti complessi e in grado di riflettere
tanto sulle caratteristiche di ogni personaggio - nell'ottica dello
sviluppo singolo e in rapporto alla costruzione di un universo
condiviso - quanto sulle possibilità di usare il materiale d'origine
per più elaborate trasfigurazioni della realtà. La matrice può
essere ricercata negli X-Men di Bryan Singer, ma, per restare
ai titoli gestiti direttamente dallo Studio (i mutanti sono un
franchise della 20th Century Fox), il punto di snodo va
individuato nel maltrattatissimo Iron Man 3, coraggioso
esempio di operazione che scavalcava addirittura il fumetto originale, creando una mitologia più "realistica" sulla società che ha bisogno di generare i propri demoni per nascondere gli intrighi cari ai
poteri forti. Captain America: The Winter Soldier prosegue su
questa scia ma lo fa cercando di mantenere la dialettica con il
materiale cartaceo a un livello più paritario.
Ciò che si offre allo
spettatore è dunque uno spettacolo articolato sul confronto con il
tempo. Tema di per sé inevitabile data la natura assolutamente
paradigmatica di un eroe sbalzato fuori dalla sua epoca e trapiantato
in un contesto nuovo. Lo sfasamento temporale di Captain America in
rapporto al nuovo mondo, genera perciò quello che si rivelerà un
enorme ricorso storico. Tanto l'eroe è apparentemente inadeguato
rispetto a un tempo che ha smarrito il manicheismo dello scontro fra
gli Alleati (i buoni) e l'Asse Nazista (i cattivi), quanto il mondo
stesso si rivela più velatamente “congelato” (e il termine è
quanto mai calzante) in una dinamica dove, dissipata la coltre degli
intrighi, si profilano gli scheletri dei vecchi amici e nemici:
dunque libertà (simboleggiata da Captain America) contro oppressione
(incarnata dall'Hydra). L'intera vicenda può così essere vista come
un'enorme riflessione metatestuale sul tema del bisogno di eroismo
in un'epoca dove i valori non sono morti, ma risultano unicamente
scambiati di posto – e in quest'ottica “al rovescio” si pone
anche il ruolo spiazzante di nemico per un attore iconicamente “buono” come
Robert Redford. Anche per questo, la figura di Captain America è sì
messa in discussione, passando da simbolo virtuoso a ricercato, ma
non è mai problematizzata in sé (il personaggio, infatti, mantiene
sempre la sua tempra e il suo ottimismo), dribblando le facili accuse
di revisionismo (alla Iron Man 3 proprio...).
Il terreno su cui si
muovono i registi Anthony e Joe Russo è dunque impervio: c'è una
continuity da portare avanti in un universo in perenne divenire (e
infatti non mancano le accuse di lavorare sulla parte pensando al
tutto), i riferimenti cartacei da rispettare per non incorrere nelle
ire degli appassionati, le strizzatine d'occhio cinefile per il
grande pubblico (ancora Redford, usato per ribadire la filiazione
dagli spy-thriller anni Settanta), ma su tutto riesce a prevalere la forza
narrativa che sa mantenere una problematicità rispetto al mondo
reale. Le implicazioni della storia sono infatti complesse: se l'eroe
esce a testa alta dalla battaglia, è il mondo intorno a lui a
esibire il peggio di sé, chiamando in causa gli errori di un'umanità
che cede troppo facilmente ai timori e alle lusinghe del
totalitarismo, creando da sola il presupposto per la propria
infelicità. Il prezzo di avere un eroe che sia utile si paga
dunque amaramente.
Tutto questo è modulato
all'interno di una struttura che, per quanto globale nelle
implicazioni “politiche” e per la mitologia interna alla serie
(con un finale che spariglia le carte e lascia parecchia curiosità
sui nuovi scenari che si andranno a profilare) è comunque articolata
sui problemi di singoli personaggi. Ecco dunque che il grande
complotto mondiale trova la sua risoluzione in dinamiche personali
che chiamano in causa gli affetti. L'uomo dietro la maschera di
Captain America riverbera così la propria umanità costruendo un
tessuto emotivo che esiste attraverso gli amori del passato (la
vecchia fiamma Peggy Carter, ormai anziana), le amicizie perdute (il
compagno di avventure Bucky), i nuovi alleati (Falcon, anch'egli
“fuori tempo” in quanto veterano), in un panorama pure ondivago:
se infatti il simbolo eroico non è messo in discussione, il
panorama umano su cui l'icona agisce è comunque sempre ammantato
dall'ombra dell'incertezza circa il chi potersi fidare e la
ricostruzione del mondo dovrà necessariamente partire dalla
possibilità di formare nuovi e più duraturi legami.
E' questo continuo
scambio fra livelli, tempi, media e personalità a dire insomma del
fascino di una pellicola che, insieme a un ritmo sostenuto e privo di reali tempi morti, riesce a esibire una cifra più
sostanziale, finora troppo appannata dal contesto industriale in cui
nascono simili progetti. Forse un cinefumetto di qualità, che sia
Cinema prima ancora che mera trasposizione, è ancora
possibile.
Captain America: The
Winter Soldier
(id.)
Regia: Anthony & Joe Russo
Sceneggiatura:
Christopher Markus e Stephen McFeely
Origine: Usa, 2014
Durata: 136'
2 commenti:
sono andato a vederlo giusto ieri, davvero fico ;-) il primo non mi aveva detto molto, ma questo è stato davvero una bella sorpresa, mi è parso anche uno dei più "cupi" del filone dei Marvel, poi Redford e il suo personaggio son troppo ganzi.
Promosso senza dubbio
Bella recensione "interiore" sul personaggio Cap e il contesto in cui si muove che rischiano di essere oscurati dalle continue (ma di alto livello)scene d'azione. Gran film.
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