"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 27 marzo 2014

The Plumber – L'uomo di stagno

The Plumber – L'uomo di stagno

L'antropologa Jill Cowper vive in un appartamento insieme al marito medico Brian: mentre l'uomo è preso da una ricerca che ha attirato le attenzioni di alcuni luminari svizzeri, Jill resta sola in casa e riceve la visita di Max, un idraulico che sostiene di dover effettuare delle riparazioni nel bagno a causa di un problema con le tubazioni. Per Jill è l'inizio di un incubo: non solo le riparazioni si protraggono più a lungo del previsto, ma Max si rivela anche un personaggio invadente e sui generis, che rompe la quotidiana routine con il suo comportamento sempre sopra le righe. Con Brian sempre più impegnato, Jill si ritrova sola ad affrontare il caos quotidiano portato dall'operaio e pensa a un modo per levarselo di torno...


Nasce quasi come uno scherzo il quarto lungometraggio di Peter Weir, che l'autore gira per Channel 9, in base a un contratto che il network televisivo aveva stipulato con la South Australian Film Corporation (cui lo stesso Weir era legato, era stata infatti lei a produrre Picnic a Hanging Rock e L'ultima onda): l'ispirazione viene infatti da alcuni amici che si erano ritrovati alle prese con un idraulico tanto chiacchierone quanto incapace di fare il suo mestiere. In effetti, a una prima occhiata, il film potrebbe quasi apparire come un divertissement o una sorta di faceta variazione sul tema dell'home invasion. Al più si può pensare a un interessante rovesciamento sugli stereotipi della tipica fantasia erotica dell'idraulico: Max non a caso si presenta come un individuo dalla forte fisicità, anche visibilmente attratto da Jill che, con il suo aspetto minuto e morigerato, vive l'irruzione nel proprio microcosmo come una autentica violenza e violazione dell'intimità (si vedano le scene in cui teme di essere vista nuda dall'uomo).

Chiaramente le possibili implicazioni dell'idea non sfuggono al regista, che le usa per dare corpo a ciò che più gli interessa, ovvero la messinscena di un nuovo racconto sul tema dell'ossessione metropolitana, che sotto certi aspetti integra e amplia quanto già visto proprio ne L'ultima onda. Come a ribadire la filiazione, da quel film vengono ripresi pure alcuni passaggi topici, ad esempio quello della cena come momento di acquisita consapevolezza rispetto al problema che si sta creando – è in quel momento, infatti, che anche Brian si rende conto di quanto la presenza dell'idraulico abbia portato scompiglio in casa.

Il contesto, al solito, è fondamentale per esprimere il conflitto che l'irruzione dell'elemento anomalo (nel caso specifico l'idraulico Max) compie rispetto a una realtà apparentemente ben equilibrata nella convivenza delle sue parti, ma in realtà articolata su una precarietà che si fa sempre più evidente. La professione di Jill, infatti, riporta in auge la componente aborigena insita nella cultura australiana (si parla in realtà di Nuova Guinea, ma il riferimento non pare messo a caso nelle implicazioni che chiama in causa) e ricondotta dalla donna a puro fenomeno di studio per le sue ricerche antropologiche, che fanno il paio con gli interessi medici di Brian: la loro mediazione nella convivenza con l'altro da sé è insomma mediata da dinamiche totalmente intellettuali e in fondo avulse da una reale comprensione, complice ne sia il racconto che la stessa Jill fa di un confronto con uno sciamano, nel quale lei cerca di non provocarlo, salvo poi gettargli irrazionalmente addosso una coppa di latte.

La figura di Max (per certi versi riconducibile alla figura dell'Ocker, sebbene Weir non cade nel facile errore di cedere a un manicheismo troppo scontato) arriva così a incarnare l'incapacità comunicativa dei due australiani borghesi, configurando un conflitto che stavolta non è tarato su dinamiche generazionali (come ne Le macchine che distrussero Parigi) né su quelle soprannaturali (si veda Picnic a Hanging Rock) o sepolte nei meandri più ancestrali della cultura originaria australiana (in riferimento a L'ultima onda): al contrario, stavolta si profila velatamente una autentica lotta di classe, fra l'operaio Max e l'intellettuale Jill, e serve a manifestare l'incapacità comunicativa di una concezione “inclusiva” (Max mostra enorme confidenza nei confronti della donna e del suo appartamento, e sembra risultare noto e simpatico a tutti nel quartiere), contro un'altra che alla fin fine è limitativa.

Come sempre, Weir non è però interessato a un pamphlet o a una semplice riflessione riconducibile all'emanazione di un giudizio, quanto alla possibile ambiguità che lascia allo spettatore la capacità di decidere se Max costituisca un'effettiva minaccia o se invece l'ossessione non sia il mero frutto della paranoia di Jill, complice la sua incapacità di relazionarsi a un individuo così lontano da lei. La destinazione televisiva articola il discorso su dinamiche visivamente più semplici, che comunque non rinunciano a mettere in scena un continuo gioco di superfici asettiche e geometrie degne di un James Ballard (o, se vogliamo, del Cronenberg de Il demone sotto la pelle, sebbene con un livello di radicalità molto diverso), tanto che sebbene non si possa attribuire al film la consueta qualità onirica, tipica delle opere di Weir, il tutto appare davvero come una sorta di deviata fantasia della donna: il tono è così grottesco, ma con una costante tensione quasi horror, verosimilmente l'elemento che deve aver attratto di più il network, insieme al prestigioso nome del regista. L'intrico dei tubi nel bagno diventa così una sorta di rappresentazione grottesca e kafkiana dei contorti processi mentali innescati dal conflitto posto in essere dalla storia.

Diffuso in un primo momento in Italia, chissà perché, come L'uomo di stagno, il film è stato successivamente presentato in DVD in versione sottotitolata e con il solo titolo originale. Alcune fonti, ad esempio Wikipedia, lo indicano però con il titolo italiano de L'idraulico.

Il film segna anche l'inizio della collaborazione artistica fra Weir e la moglie Wendy Stites, qui nel ruolo di scenografa. Come secondo assistente troviamo il futuro regista Scott Hicks, che si vede anche in un veloce cameo mentre entra nell'ascensore.


L'uomo di stagno
(The Plumber)
Regia e sceneggiatura: Peter Weir
Origine: Australia, 1979
Durata: 75'


Collegati:
Michael e Homesdale: gli esordi di Peter Weir
Le macchine che distrussero Parigi
Picnic a Hanging Rock
L'ultima onda

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