Sin City: Una donna per
cui uccidere
Nuove storie si
intrecciano intorno al Kadies Bar di Basin City, ormai diventata la
città del peccato:
Johnny è un giocatore
d'azzardo molto fortunato, ma ha l'ardire di sfidare il potentissimo
senatore Rourke, che non ammette sconfitte. E per questo la pagherà
cara.
Il detective Dwight
McCarthy viene avvicinato da Eva Lord, la donna che aveva amato
alcuni anni prima e che ora ha bisogno di aiuto, minacciata com'è da
un marito sadico e violento. Ma è tutta una macchinazione per
impossessarsi dell'eredità. Per ottenere la sua rivincità, Dwight
si rivolge a Gail e alle ragazze che dettano legge nella parte
vecchia della città.
La ballerina Nancy
Callahan non ha ancora dimenticato l'amato Hartigan e vuole
vendicarne la morte: difficile quando l'obiettivo è Rourke. Per
questo Nancy chiede aiuto all'amico Marv (che del film è quasi il
collante e l'anima che commenta e tiene insieme le varie parti) e
assalta la villa del senatore.
Quello di Sin City
è ormai un progetto che si rinnova ciclicamente ogni dieci anni: i
Novanta furono infatti caratterizzati dall'uscita del fumetto
originale, scritto e disegnato da Frank Miller. In quell'opera
monumentale, l'autore americano portava a compimento una pulsione
narrativa e stilistica già sperimentata nei lavori per la Marvel e
la DC Comics, che rielaborava i codici estetici del noir
cinematografico, dando forma a geometrie stilizzate in grado di
riflettere le traiettorie emotive dei personaggi. Il pessimismo
esistenziale, tipico del genere, si amplificava e consolidava in una
griglia di linee e segni, esasperata dal bicromatismo rotto da
singole macchie di colore, tale da conferire al tutto una matrice neo
espressionista.
I Duemila hanno poi visto
l'uscita del primo film cinematografico, realizzato da Robert
Rodriguez, che in un certo senso riportava a casa gli umori primari
del genere: nel farlo, però, teneva conto delle coordinate visive
settate da Miller e il risultato era uno straordinario ibrido fra le
geometrie della pagina disegnata e le possibilità conferite dalle
immagini in movimento. Già si evidenziava, perciò, l'intrigante
contrasto fra la stilizzazione estrema di Miller e la fisicità cara
a Rodriguez, con personaggi in perenne oscillazione fra una
smaterializzazione data dalla loro riduzione a ombre e sagome (da cui
sprizza sangue virato al bianco) e l'imponenza estremamente materica
dei corpi di Marv/Mickey Rourke o Nancy/Jessica Alba.
Ora Sin
City: Una donna per cui uccidere segna l'ulteriore
tassello del progetto, attraverso un uso del 3D mai così consapevole
delle proprie possibilità teoriche ed estetiche, perché capaci di
ridisegnare le coordinate grafiche del progetto, aggiungendo una
profondità in grado di esasperare ogni contrasto. Alla pulsione
grafica orizzontale/verticale che ridisegna spazi e corpi sulla
griglia originariamente data dal fumetto, si aggiunge uno “spessore”
di corpi e oggetti che viaggiano lungo la linea della profondità di
campo, permettendo infine alla vignetta originaria di risorgere come
su un ipotetico proscenio (simboleggiato dalla pedana di Nancy nel
Kadies Bar, non a caso autentico crocevia per i vari personaggi).
Questa natura proteiforme
di un concept che trascolora senza soluzione di continuità dalla
carta allo schermo, fino all'illusione dello spazio reale dato dalla
stereoscopia, si riflette nella natura stessa dei personaggi, che
cambiano ruolo e facce, mutano come ombre cinesi ma restano sempre
creature di carne che soffrono l'amore perduto, i legami parentali
recisi e la discesa negli inferi di un crimine che sembra lasciare
illeso il solo Marv di Mickey Rourke (che in un divertito gioco
metanarrativo ricorda come “i Rourke” siano difficili da
abbattere!). Sarà per quella maschera su cui già il destino si è
divertito a iscrivere geometrie ineffabili, ma Marv/Mickey resta un
personaggio sospeso tra più dimensioni: imponente eppure quasi
sfuggente (si allontana durante i balli di Nancy mentre tutti gli
avventori non hanno occhi che per lei), forte ma ripetutamente
colpito dalle pallottole, unico a essere “usato” senza inganno ma
consapevolmente, ha il “potere” di “azionare” letteralmente
gli spazi della città a suo piacimento. Marv è l'anima di un luogo
ondivago e sospeso fra la continua riscrittura delle leggi del Bene e
del Male.
Ne emerge un lavoro che è
pura sperimentazione grafica, che nei passaggi migliori diventa puro
gesto in libertà, opera quasi d'avanguardia in continua
proliferazione di angoli, oggetti che attraversano l'inquadratura,
corpi che si congelano in pose plastiche salvo poi collidere nella
violenza dello scontro fisico, e che si riplasmano fra muri, acque,
fiamme e fumi, apparendo ora granitici, ora fragili, ora desiderabili
e eroticamente irresistibili (come la Nancy di Jessica Alba o la Eva
di Eva Green, per l'appunto). L'intero impianto grafico si palesa
ancor più come un curioso ibrido di passato e presente, noir e
yakuza eiga, dove pistole, katane e frecce scoccate dagli angoli
delle inquadrature convivono con estetiche bondage, diafani corpi
anni Quaranta ed erotismo esplicito degno dei Settanta, in una
sovrapposizione di stili e dinamiche che stratificano un'immagine in
perenne e vorticoso ripensamento. Proprio per questo, sebbene
“chiuso” nella sua dimensione noir, il film si dimostra al
contrario spesso “aperto” alle varie possibili contaminazioni del
caso.
La dinamica di
attrazione/repulsione evocata dalle storie è infatti la stessa che
poi oppone i film e i fumetti. Il passaggio terminale della
conversione fumetto-film-opera in 3D marca infatti una vicinanza e,
allo stesso tempo, una distanza tra le varie forme espressive che
disegna uno spazio di sperimentazione totalmente libero. In questo
modo, Rodriguez può permettersi di far proprio il progetto, pur
continuando a rispettare alla lettera il dettato milleriano.
Per tutto questo Sin
City: Una donna per cui uccidere è al contempo una trasposizione
e un'evoluzione dell'idea originale, un film tanto milleriano quanto
profondamente addentro a quella qualità mimetica e allo stesso tempo
“infedele” (perché personalissima) che Rodriguez sta
contemporaneamente portando avanti con i Machete e i
Grindhouse e che ne fa uno dei maggiori e più liberi
sperimentatori della messinscena e delle possibilità narrative della
scena contemporanea. Un sofisticato esempio di autorialità dove al
piacere materiale e quasi “artigianale” della messinscena
(Rodriguez scrive, dirige, fa l'operatore, realizza le
musiche, cura la fotografia, il montaggio e gli effetti speciali) si accompagna una
consapevolezza teorica dei linguaggi: che poi è la stessa distanza
che passa tra la palese irrealtà di un set in green-screen e la
forza con cui le storie e i personaggi di carne credono nel mondo che
mettono in piedi.
Sin City: Una donna
per cui uccidere
(Sin City: A Dame to
Kill For)
Regia: Robert
Rodriguez e Frank Miller
Sceneggiatura: Frank
Miller, Robert Rodriguez, William Monahan (dal fumetto di Frank
Miller)
Origine: Usa, 2014
Durata: 101'
2 commenti:
Ottima rece! ...e pensa che io non l'ho visto in 3D! prenderò di sicuro il blu ray 3D;)
Il 3D in questo film è fondamentale (oltre che ottimo). Anch'io sarò "costretto" a prendere il Blu-Ray 3D anche se non ho il televisore adatto. Un investimento per il futuro ^_^
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