"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 5 agosto 2011

Bitch Slap

Bitch Slap

Tre donne, Hel, Camero e Trixie, si fermano con la loro auto in pieno deserto: sono a caccia di una partita di diamanti che dovrebbe essere nascosta in quel luogo, e per scoprire il punto esatto in cui scavare hanno rapito Gage, un criminale di mezza tacca, legato a doppio filo al temibile Pinky. Mentre assistiamo ai tentativi delle tre di venire a capo del mistero, scopriamo anche i retroscena dell'avventura, il modo in cui si sono incontrate, i loro legami con Gage e Pinky, gli interessi reciproci e progressivamente anche i segreti delle rispettive vite, che le porteranno ben presto a dubitare l'una dell'altra, fino a degenerare nello scontro totale.


L'effetto di una distribuzione ritardataria permette a un film come Bitch Slap di approdare nelle nostre sale di luglio, nonostante sia stato realizzato nel 2009: il suo inserimento nel percorso della neo exploitation va quindi datato come precedente rispetto a titoli della presente stagione quali Drive Angry o Machete (che pure era del 2010). A metà strada fra il progetto Grindhouse e le derive più recenti, insomma, e in effetti il risultato pare proprio quello di un prodotto “di mezzo”, derivativo eppure originale rispetto ai modelli forniti da Quentin Tarantino e Robert Rodriguez.

Se, infatti, la matrice tarantiniana è sostanzialmente apparentabile a quella dell'exploitation classica (l'uso feticistico della katana, la figura di Kinky che sembra una versione più sopra le righe della Go Go Yubari di Kill Bill, e la stunt-coordinator Zoe Bell, coprotagonista di A prova di morte), è anche vero che stavolta non si tende soltanto alla rievocazione, quanto alla rielaborazione di uno schema che sia capace di stare nella contemporaneità. Ciò determina una interessante natura ibrida fra il progetto fattivamente grottesco ed eccessivo, e l'operazione più consapevole e riflessiva, tipica di chi non intende sforare più di tanto il recinto del genere. A tal proposito è giusto notare come il ritmo stesso sia ondivago, costretto fra la necessità di dare alla storia il tempo di srotolarsi nella sua pienezza, e i ripiegamenti autoreferenziali che creano delle vere e proprie “pause” narrative, durante le quali il film si diverte a giocare con le situazioni e il sex appeal delle tre protagoniste (in particolare si rimarca la scena in cui le tre si gettano addosso dei secchi d'acqua).

Esiste dunque una componente scopica che però si stempera nella progettualità, al punto che la carica erotica delle tre burrose protagoniste si riequilibra nel loro essere corpi iconici che devono rimandare a una tradizione, come rimarcato dai titoli di testa, che passano in rassegna un'idea di femminilità ripresa dalla tradizione exploitation. Abbiamo così Hel, che rimanda al modello delle pin up anni Cinquanta (ma più che alla “dark” Betty Page, penso alle pubblicità vintage della Coca Cola); Camero è invece l'amazzone, prototipo perfetto della donna guerriera, i cui riferimenti peraltro pescano anche da un immaginario maschile (il suo uso di droghe per darsi la carica è esplicitamente riferito al Gary Oldman di Léon); infine Trixie è la personalità apparentemente più fragile ed esteriore, essendo non a caso una spogliarellista.

Al pari della storia che segue un approccio contemporaneo alla narrazione, rimescolando le carte e giocando con la continuità narrativa partendo dal finale per poi rivelare progressivamente i retroscena, allo stesso modo la natura così definita delle tre ragazze è propedeutica a mettere in crisi le certezze dei loro ruoli: la guerriera si rivelerà perciò una romantica in crisi che è sfuggita alle autorità nascondendosi fra le suore (!), la pin up una donna che sopporta una serie non indifferente di rischi e la bellona una personalità astuta e calcolatrice.

Ciò che resta immutato è lo spazio nel quale le tre si muovono, che è puramente cinematografico nella misura in cui i continui rivolgimenti di campo non fanno mai venir meno la natura iconica di tre donne che sono corpi filmici in perenne movimento fra personalità comunque riconducibili a modelli codificati. Hel, Camero e Trixie sono discendenti di una tradizione che può essere fatta ondeggiare fra vari estremi, ma è sempre perfettamente chiusa in se stessa e aderente a un'ideale spettacolare capace di coinvolgere il pubblico. La confusione delle identità si sovrappone così a quella presente nel film, che trova la sua unitarietà nell'essere derivazione di un immaginario composito e che perciò favorisce la ricombinazione degli elementi e l'accostamento di caratteristiche apparentemente opposte.

In tal modo Bitch Slap finisce per essere un noir “serio”, ma anche una parodia; un sexploitation con curve sempre in evidenza, ma anche un modello di proto-femminismo privo di nudi reali e in cui ogni figura maschile è umiliata, meschina o inerme; un epigono del Russ Meyer di Faster Pussycat Kill Kill, ma anche un “tarantinismo”; un film vintage che guarda al passato, ma anche un prodotto figlio di logiche narrative più recenti, dove citazioni letterarie si mescolano a pratiche "basse".

E pure lo stile si adegua a questa “porosità” che è “fissità”: al segmento narrativo principale ambientato nell'unico spazio del deserto (che non a caso è un luogo ben preciso, ma anche indefinibile) si contrappongono i continui flashback girati con la tecnica del green-screen, che conferiscono una carica lisergica all'impianto visivo della storia. Tutto questo mentre gli elementi più dichiaratamente exploitation (azione, curve esplosive, violenza) si accumulano secondo una logica grottesca che tiene alta l'attenzione e mantiene sempre fresco il ritmo, e coinvolgono anche il ricorso continuo ai sopracitati flashback, talmente insistiti, da sembrare a volte una parodia dei contorcimenti del cinema attuale, basato sulle continue rivelazioni a posteriori. Niente male per un B-movie composto in gran parte da volti e maestranze della tv anni Novanta.


Bitch Slap – Le superdotate
(Bitch Slap)
Regia: Rick Jacobson
Sceneggiatura: Rick Jacobson e Eric Gruendemann
Origine: Usa, 2009
Durata: 106'

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