"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 6 maggio 2011

Machete

Machete

Machete è un incorruttibile agente federale messicano cui viene sterminata la famiglia dal boss Torrez, suo grande nemico. Creduto morto, Machete si ritira in Texas per vivere alla giornata come manovale. Il potente uomo d'affari Michael Booth, però, lo convince ad assassinare il senatore ultraconservatore McLaughlin, responsabile di una feroce repressione contro gli immigrati ispanici. Si tratta in realtà di una trappola, ordita con la complicità dello stesso McLaughlin, che esce indenne dal tentato omicidio, guadagnandone una grande popolarità, ottima per la sua campagna elettorale. La colpa, immancabilmente, viene invece fatta ricadere su Machete, che diventa così un ricercato. Insieme al fratello prete Padre, a Sartana Rivera, agente dell'ufficio anti-immigrazione e a Luz, barista nota con il nome di battaglia di “She”, Machete parte al contrattacco di Booth, McLaughlin e di Torrez, socio dei due.


Presentato alla Mostra di Venezia 2010 in anteprima, Machete arriva finalmente nelle sale italiane, in continuità con la neo-exploitation di cui è alfiere, essendo nato da un finto trailer realizzato per il lancio di Planet Terror come parte del progetto Grindhouse. All'epoca della sua realizzazione, inoltre, il film si è potuto giovare di un'involontaria campagna pubblicitaria dovuta alle polemiche sulla politica repressiva operata dalla Governatrice dell'Arizona Jan Brewer contro gli immigrati clandestini, in perfetta opposizione al tema libertario veicolato dal film.

Ciò che però interessa in questa sede è il lavoro compiuto da Rodriguez a seguito di quanto già seminato con Grindhouse, operazione che già arrivava a chiudere un cerchio iniziato da tempo dal cinema commerciale hollywoodiano: il regista ispanico, infatti, porta a definitivo compimento il passaggio dell'exploitation al mercato di serie A, attraverso una messinscena “grezza” che però non nasconde un impianto produttivo decisamente distante dall'improvvisazione dei modelli (basti pensare ai nomi coinvolti nel cast).

Si tratta quindi di rimettere in scena quelli che nel tempo sono diventati degli autentici codici espressivi, basati non soltanto sullo sfruttamento intensivo degli elementi più “forti” (violenza, sesso, azione), ma anche sulla messinscena di elementi apparentemente dissonanti e che invece finiscono per generare sorpresa e trasmettere l'idea di un cinema non compromissorio. Machete diventa così non tanto un ritorno a un cinema noto, quanto una rivitalizzazione di un'idea ormai diventata canone e che perciò deve esibirsi in quanto amalgama di svariati elementi. Il gioco è articolato attraverso puntuali citazioni trasversali rispetto a qualsiasi genere, che creano un ponte e annullano qualsiasi differenza tra “alto” e “basso”: così come in Planet Terror John Carpenter e Umberto Lenzi venivano appaiati come modelli equivalenti, così qui si passa dal James Cameron di Terminator 2 (l'arma nascosta dai fiori) alla guerriera con occhio bendato del misconosciuto cult svedese Thriller (solo per citare due esempi).

Il lavoro sui codici espressivi dell'exploitation si unisce inoltre al gioco degli stereotipi sull'iconografia latina nella cultura pop, che passa per l'esibizione di corpi simbolo (Jessica Alba, Michelle Rodriguez, lo stesso Danny Trejo), di maschere wrestling e degli immancabili cibi. L'elemento di straordinarietà insito in questo lavoro di ricognizione è il fatto che spetti al già citato sottotesto “politico” cementare queste parti, dimostrando in sostanza come l'altro da sé, percepito sempre come “differente”, sia in realtà un componente tipico dell'immaginario condiviso, più occidentale di quanto gli stessi americani non vogliano accettare.

Non a caso il riferimento che viene spesso chiamato in causa è quello della blaxploitation, in quanto cinema “mainstream” che utilizzava l'immaginario nero per propagandarlo a un pubblico bianco, che ne era comunque consapevole in quanto parte del proprio quotidiano. Ecco dunque che Machete si staglia come un autentico film-meticcio (prima ancora che film-feticcio), che si connota in base alla concordanza con gli elementi sedimentati nell'utenza, ma anche in base alla differenza con il cinema normalmente praticato nel mercato contemporaneo. La sua inattualità è elemento di distanza, ma anche di riavvicinamento.

Proprio per questo, Machete può permettersi di viaggiare costantemente su un doppio registro, che è non tanto quello dell'omaggio e della parodia insieme (il tono è volutamente eccessivo e grottesco in molte invenzioni, quasi da cartoon), quanto quello che lo porta ad assecondare gli stereotipi e nel contempo anche a sovvertirli. Quasi tutti i personaggi, dunque, esistono in quanto antitesi del loro ruolo: da Machete, prima federale e poi ricercato per omicidio, all'agente Sartana, che combatte l'immigrazione clandestina ma ne diventa sostenitrice, al padre che cova sentimenti incestuosi per la figlia, fino alla ricorrente icona dell'uomo di chiesa che impugna (e usa) un'arma (il Padre di Cheech Marin e la suora di Lindsay Lohan).

Questo continuo rovesciamento delle parti si estende in modo molto naturale anche alla componente extra-narrativa, con l'uso consapevole di attori in ruoli opposti a quelli tipici della loro carriera. Si va da un irriconoscibile Don Johnson, lontanissimo dall'eleganza un po' coatta del Sonny Crockett di Miami Vice o a quella più fumettistica di Nash Bridges, qui riciclato come vigilante che spara sugli immigrati; per arrivare naturalmente a Steven Seagal, eroe di tanti action-movie, qui per la prima volta nel ruolo del cattivo. Entrambi corpi iconici, simbolo di quel meticciato filmico che, in ultima istanza, porta anche l'eterno comprimario Danny Trejo a esibirsi per la prima volta in un ruolo da protagonista.


Machete
(id.)
Regia: Robert Rodriguez, Ethan Maniquis
Sceneggiatura: Robert e Alvaro Rodriguez
Origine: Usa, 2010
Durata: 105'


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3 commenti:

Fabio ha detto...

Sono andato a vederlo ieri sera: semplicemente IMMENSO :-) mi sono fomentato durante tutta la visione, personaggi grandiosi e folli in puro Rodriguez's style, Trejo nel ruolo di protagonista mi è piaciuto un sacco, ottimo Bob De Niro, molto valide e belle la Alba e la Rodriguez.
Cane come al solito Seagal, ma tanto si sapeva eh ehe :-)
Ora speriamo che vengano realizzati preso Machete Kills e Machete Kills Again.

Anonimo ha detto...

Non vedo l'ora di riuscire a recuperarlo!!! Forse ce la faccio questa settimana. Bella la questione film-meticcio film-feticcio.

Ale55andra

clclaps ha detto...

secondo me è il capolavoro di rodriguez. l'ho adorato. è perfetto nella sua grezzaggine! la consapevolezza del b-movie. questa la mia personale recensione:
http://clapsbook.blogspot.com/2011/05/machete-il-capolavoro-di-rodriguez.html