Torino 2013
Come ogni anno è
arrivato il tempo di fare le valige e partire per il Torino Film
Festival: ormai si è quasi fatta l'abitudine a non dare mai nulla
per scontato e a considerare che per la manifestazione piemontese
ogni anno segna un nuovo punto di partenza. Perché il panorama dei
festival, si sa, è cambiato profondamente da un po' di tempo a
questa parte; perché l'annata 2013, in particolare, si è già
distinta per meritorie edizioni da parte delle rassegne “concorrenti”
(di Cannes e Venezia si è già scritto, ma anche Locarno e –
inaspettatamente – Roma hanno dimostrato di avere ottime frecce ai
rispettivi archi); e poi perché quest'anno c'è un nuovo cambio al
vertice, con Paolo Virzì che subentra a Gianni Amelio nel ruolo di
direttore.
Certo, lo “scossone”
è mitigato dal fatto che il gruppo di lavoro (coordinato da Emanuela
Martini) è rimasto sostanzialmente lo stesso, premiando una formula
che, nonostante le polemiche gratuite e le continue riduzioni di
budget, ha pagato, dando al festival la forma di un appuntamento di
qualità, curioso e attento alla ricerca e alla sperimentazione, ma
con un tono più “rilassato” rispetto alla concorrenza: se il
titolo è buono non c'è l'affanno di esibirlo necessariamente in prima mondiale (anche se le anteprime assolute non mancano),
perché Torino è un po' evento della propria città, un po' vetrina
per il mondo.
Il programma da questo
punto di vista è sempre un bel biglietto da visita e anche
quest'anno si presenta interessante: ci sono titoli acclamati da
registi come Quentin Tarantino (Big Bad Wolves, dai registi di
Kalevet),
c'è l'omaggio a un regista come Yu Lik Wai nella sezione Onde (che a
Venezia anni fa fece gridare al miracolo con il suo Plastic City),
c'è la solita formula “liquida” articolata attraverso spazi mai
chiusi ma in perenne comunicazione fra loro (la sezione “nera”
After Hours e il mare magnum di Festa Mobile). E poi c'è la
retrospettiva sulla New Hollywood, che prenderà due anni di
programmazione, essendo spalmata su questa edizione e sulla prossima,
e che conclude idealmente un percorso che a Torino inizia da lontano,
da quando, nel 1999, Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto
dedicarono un indimenticabile omaggio a John Carpenter con tutte le
sue pellicole.
Da allora il cinema
americano è sempre stato di casa a Torino, di concerto con tutte le
altre filmografie, rivolgendosi a un pubblico onnivoro e non snob, e
piace constatare come certe tradizioni trasversali a classificazioni
e generi siano rimaste intatte, dimostrando come la manifestazione
resti coerente con il proprio spirito, sebbene orientata al nuovo. Buon festival a tutti e ci si vede in sala!
4 commenti:
Nel programma di quest'anno c'è davvero "tanta roba". E' stato complicatissimo riuscire ad incastrare tutto.
ehy dav, ti è arrivata la mia mail di qualche giorno fa???
Io sarò al torino film festival le giornate del 27 e 28, cmq nella mail ti ho scritto più dettagliatamente gli orari e i cinema in cui presenzierò ;) in caso non ti fosse arrivata fa sapere che te la rimando
ci si vede li ;-)
finalmente ci sia visiti di persona ;-) in questi due giorni mi son divertito assai, nel blog ho scritto lo speciale sul festival.
Non so riuscito a vedere i Coen, la sala era sempre piena :-(
segno
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