"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 25 novembre 2011

Torino 2011: Day 0

Torino 2011: Day 0

Torino finalmente, con il suo clima rigido ma per certi versi accogliente, così come calorosi nella loro compostezza sono gli applausi che accompagnano la pre-anteprima del festival, una sorta di “Giorno Zero” che anticipa e si completa nell'unica serata dedicata a Aki Kaurismaki e al suo Miracolo a Le Havre, da domani in tutte le sale: è la storia di un lustrascarpe della Normandia che si ritrova suo malgrado a dover badare a un ragazzo di colore, entrato clandestinamente in Francia e deciso a raggiungere la madre oltremanica. In mezzo anche il male che improvviso colpisce la moglie del protagonista e che costituisce una sorta di terzo personaggio, una metafora di quel dolore e quella mancanza che affliggono un mondo dove i valori di solidarietà, altruismo e comprensione sembrano scomparsi e si trovano ad essere incarnati dal più improbabile degli eroi, un vecchio squattrinato e “un po' bambino”, poetico eppure buffo nella sua delicata sensibilità: una figura trasversale nel suo approccio disincantato eppure mai urlato alla vita, capace per questo di far sentire inadeguato un mondo abituato allo scontro e al guardie contro ladri. In fondo è la stessa sensazione che si prova di fronte a Kaurismaki stesso e al suo approccio al cinema, una specie di “terra di mezzo” dove convivono le pressioni di un presente difficile e una sorta di desiderio per una fanciullezza perduta (frequenti risultano i richiami alle iconografie degli anni Cinquanta e Sessanta e a generi puri come il noir, incarnati nelle figure di improbabili poliziotti): fra lo straniamento della recitazione e i colori di una fotografia che dipinge splendidi contrasti fra i colori vivi delle strade e l'atmosfera più vissuta della città portuale, il vero miracolo il film lo fa raccontando la concretezza di un mondo ideale dove la salvezza è affidata agli ultimi. Il tutto mentre Kaurismaki, omone dall'apparenza burbera, conquista il pubblico annunciando serissimo di aver realizzato un film particolarmente brutto ma in realtà irresistibile, capace di affrontare la serietà del tema senza rinunciare al divertimento di mettere in scena una girandola di personaggi improbabili nella loro umanità. Se il buongiorno si vede dal mattino (o meglio, dalla serata) l'edizione 29 del Torino Film Festival si preannuncia gustosissima.

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