L’era glaciale 3: L’alba dei dinosauri
Qualcosa sta cambiando all’interno dell’eterogeneo “branco” di superstiti dell’era glaciale: Manny ed Ellie stanno infatti per avere il loro primo cucciolo e lui è particolarmente ansioso di fronte alla prospettiva di diventare padre; Diego invece si sta allontanando dal gruppo per ritrovare il vigore perduto dopo anni di scarsa attività; Sid, dal canto suo, si sente escluso dagli eventi e per questo decide di “adottare” tre uova che trova abbandonate nel sottosuolo e che si riveleranno appartenere a un possente Tyrannosaurus Rex. I dinosauri infatti non si sono estinti come si credeva e hanno invece colonizzato un mondo sotterraneo nel quale il povero Sid si ritrova prigioniero! Manny, Ellie, Diego e i due opossum chiacchieroni Crash e Eddie partono per recuperare l’amico e nell’avventura trovano una guida nel coraggioso Furetto Buck. Nel frattempo anche il povero Scrat ha il suo daffare: la sua ghianda è infatti contesa da una Scrattina che ben presto farà breccia nel cuore del nostro…
C’è della neve all’inizio dell’Era glaciale 3, quasi a ricordare da dove tutto è iniziato, sebbene l’evento eponimo ormai sia lontano, confinato ai ricordi del primo capitolo: in compenso è cambiata la composizione del branco, che si allarga e assume sempre più i crismi di una famiglia allargata e felicemente disfunzionale, similmente a quanto accade con altri celebri gruppi della moderna animazione (basti pensare a quello di Madagascar). D’altronde, sebbene retrodatata ai tempi della preistoria, l’avventura non teme di riflettere lo scenario di un altro tempo (il nostro) caratterizzato dal tramonto della tipica famiglia nucleare, in favore di nuovi equilibri affettivi che devono però essere ridiscussi volta per volta: il concetto stavolta è analizzato attraverso un nuovo pericolo che sia in grado di cementificare l’unione dei protagonisti, e che permetta loro di analizzare i contrasti o le insicurezze sorte nel frattempo. Questo, inevitabilmente, fa dell’avventura una sorta di viaggio/percorso di formazione simile a quelli che già avevano caratterizzato i due precedenti capitoli: in tutti i casi alla base c’è il tempo, quello che porterà la glaciazione o permetterà il manifestarsi dei sintomi del disgelo e che qui è sovvertito nella sua linearità dal paradosso dei dinosauri redivivi, autentiche incarnazioni della “disfunzionalità” alla base del nucleo di personaggi. Perché per cementare una comunità tanto eterogenea gli sforzi non devono essere pochi.
Ad aggiungersi stavolta è l’ottimo personaggio di Buck, sorta di grottesca rivisitazione dell’Achab melvilliano, visto come una sorta di guru dai due opossum affamati di sensazioni forti; e inoltre non va dimenticata Scrattina, ammaliatrice e famelica di ghiande, che produrrà un inedito risvolto sentimentale nella vita altrimenti monocorde del pur spassoso Scrat: uno scossone che peraltro mostrerà, con intento chiaramente satirico, i disagi del rapporto di coppia tradizionale, a ribadire la passatezza di certi modelli sociali. I tradizionalisti comunque non temano: l’animazione americana conferma la sua propensione al ripristino finale dello status quo, nulla verrà realmente cambiato, ma l’avventura servirà per ribadire concetti e far nascere nuove consapevolezze in grado di fortificare i legami già solidi (ivi incluso quello fra Scrat e la sua ghianda).
Ciò che d’altronde colpisce, in un film gradevolissimo e in linea con i precedenti, è soprattutto la capacità di sfruttare i meccanismi del racconto seriale in modo consapevole e volto a produrre una riconoscibilità empatica, quasi una complicità, fra pubblico in sala e personaggi sullo schermo: lo stesso impiego del 3-D sembra quasi un escamotage per “avvicinare” le due realtà attraverso l’illusione dell’abbattimento della piattezza dell’animazione tradizionale in favore di un’immagine corposa e profonda. L’inserimento di nuove figure o lo stravolgimento di alcune situazioni canoniche (si veda Manny che per la prima volta si sente piccolo di fronte ai dinosauri, laddove era abituato ad essere considerato un gigante) non mina quindi alle fondamenta gli elementi portanti del racconto. D’altronde appare abbastanza chiaro come i conflitti interiori dei personaggi o i contrasti che si innescano tra loro siano nel complesso meno pregnanti che nei precedenti capitoli, e scalzati facilmente sia dall’intraprendenza dei personaggi che dalla forza trascinante di alcuni virtuosismi avventurosi (si veda lo splendido duello aereo sugli pterodattili in puro stile Star Wars).
L’era glaciale 3 riesce per questo a risultare nuovo ma allo stesso tempo familiare e il divertimento non nasce tanto dalle gag (in più di un caso, anzi, abbastanza prevedibili), ma dal conforto che lo spettatore prova nel riconoscere, in tutte le situazioni, i comportamenti tipici degli irresistibili personaggi. Si innesca in questo modo una “fidelizzazione” che per certi versi può essere vista come un deperimento dell’idea originale, ma in realtà rappresenta un elemento di pregio per i protagonisti, che ormai hanno sfondato il loro ruolo e sono diventati a tutti gli effetti degli elementi cari all’immaginario dello spettatore.
L’effetto non è dissimile a quello creatosi negli anni Ottanta e Novanta con la saga di Arma letale: anche in quel caso il presupposto del capitolo fondativo veniva diluito in una narrazione seriale dove il rapporto di complicità che si andava via via instaurando fra personaggi e pubblico generava il divertimento maggiore e la voglia di proseguire l’avventura. In questo senso si può attendere con fiducia il quarto capitolo dell’Era!
L’era glaciale 3: L’alba dei dinosauri
(Ice Age: Dawn of the Dinosaurs)
Regia: Carlos Saldanha e Mike Thurmeier
Sceneggiatura: Peter Ackerman, Michael Berg Yoni Brenner e Mike Reiss (storia di Jason Carter Eaton)
Origine: Usa, 2009
Durata: 94’
Sito italiano
Sito ufficiale americano
Intervista a Carlos Saldanha (in inglese)
Dichiarazioni dei doppiatori italiani
Scheda film e trailer sul sito Fox Italia
Sito dei Blue Sky Studios
2 commenti:
Io ho trovato il film disgustosamente sessista con i più triviali cliché del caso dai maschi che non si confidano come le femmine, a scrattina (nome sessista) che schiavizza scrat secondo il classico cliché dei mobili spostati per tacere della misoginia di fondo che gli fa preferire una ghianda (birra e tv immagino per i maschi umani) all'amore.
Non so se mi sono offeso più per la banalità del cliché o per la sua cattiveria di fondo.
Il 3d poi è del tutto ingiustificato. Il film è stato originariamente pensato in 2d e solo in un secondo momento, per cavalcare l'onda del 3d, è stato trasfromato in questo nuovo standard. E si vede. Non c'è nemmeno una gag che sfrutta le possibilità del 3d (tranne una, timida, nel finale, con Scrat) il 3d è un lusso esornativo e del tutto inutile per cui si può vedere il film nella versione 2d senza nulla perdere.
Altra perplessità la descrizione della cattiveria dei soli dinosauri (in una serie che in passato aveva invece trovato il lato buono anche nei più feroci predatori), trattati con inaudita violenza soprattutto nella scena finale quando per difendere la sua femmina partoriente il Mammut uccide (in maniera anche efferata) molti dinosauri.
L'unica parte interessante è quella che è stata rubata alla grande letteratura (Melville) o le idee contenute nei capitoli precedenti.
Credo che questo terzo film dimostri della morte cerebrale di tutto il cinema main stream hollywoodiano, incapace di scalfire anche solo la superficie di una realtà complessa che non riesce più a vedere comprendere e rielaborare.
Compito che invece la tv riesce a fare in maniera egregia.
E' forse per questo che i più grandi nomi di Hollywood (da Glenn Close a Geena Davis, da James Spader a Candice Begen) lavorano là?
Ovviamente il cognome corretto di Candice è Bergen...
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