"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 27 aprile 2009

Intimissimi

Intimissimi

La nuova campagna pubblicitaria dedicata alla Collezione Basic di Intimissimi è da qualche giorno sugli schermi televisivi italiani e ha già prodotto una forte risonanza on-line, raggiungendo sicuramente lo scopo dei suoi realizzatori. Probabilmente per i più l’interesse avrà inizio e fine con la sfolgorante bellezza della protagonista, la modella russa Irina Sheik (nata Shaykhlislamova) che sta vivendo il suo warholiano quarto d’ora di celebrità sebbene sia testimonial del marchio da un paio d’anni, dopo essere subentrata alla non meno splendida collega brasiliana Ana Beatriz Barros e alla nostrana Monica Bellocci, protagonista, qualche tempo fa, di un altro celebre spot del marchio. Un volto e un corpo, quello di Irina, che si rivelano senz'altro scelta vincente, perché dotati di incredibile intensità e in grado per questo di emozionare al solo apparire su schermo.

Ecco, l’emozione, quella che da questo spot scaturisce e che nella nostra società dell’immagine non si può spiegare soltanto con il semplice mostrare la bella: occorre uno sguardo, un lavoro di elaborazione che sappia elevare il proprio oggetto a un livello archetipico tale da produrre una forza evocativa e trasmettere, tour-court, l’idea (platonicamente intesa) della bellezza. Il linguaggio delle immagini deve quindi porsi in una posizione dialettica rispetto al corpo che rappresenta per veicolare un “messaggio” e produrre un’emozione. Pertanto, l’aspetto che più colpisce nello spot, realizzato dal regista e fotografo Greg Kadel per l’agenzia Leo Burnett Italia, è principalmente la sua capacità di elaborare il materiale a disposizione nel segno della semplicità, dell’immediatezza e, va da sé, dell’incisività.

A un livello immediato, infatti, colpisce l’essenzialità del set, dove vediamo Irina muoversi in uno spazio dai contorni indefiniti, con indosso soltanto l’intimo e un bracciale: si muove descrivendo quasi una danza, accarezzata dal vento che le muove i capelli e a volte appare decisa e quasi sfrontata nei confronti della macchina da presa, in altri momenti sembra invece come colta in un momento di malinconia, secondo una efficace alternanza che esalta l’ossimoro di una femminilità a un tempo forte e fragile. Diventa in questo modo abbastanza evidente come si voglia riverberare già a livello visivo l’idea della semplicità insita nel modello “Basic” della linea Intimissimi e l’autosufficienza di una femminilità che non ha bisogno di particolari eccessi per risaltare in tutta la sua evidenza.

Su questa base si innesta il gioco di sguardi che è costruito secondo una logica di stratificazione: lo sguardo di Irina innanzitutto, che si rivolge all’obiettivo (e quindi allo spettatore), ma a volte anche agli specchi che le rimandano la propria immagine, costruendo due differenti traiettorie in cui lo spettatore è alternativamente chiamato in causa ma anche escluso dal “possesso” (visivo) di quel corpo così sensuale; ancora una volta, dunque, una femminilità che si offre con sfrontatezza, ma si ritrae anche, come a non aver bisogno d’altro che di se stessa. Il tutto è poi rilanciato dall’astrazione visiva che la moltiplicazione offerta dagli specchi crea sulla figura stessa di Irina, scomposta in una serie di “doppi” che rendono i suoi movimenti puro segno grafico sul bianco dello sfondo, come un tratto di pennello su una pagina, e rivendicano la natura artistica di un’immagine che vuole essere ispirazione di bellezza, donna ma anche musa. Come tale la modella si offre e si espone, ma nel far ciò non evoca, come spesso accade, l’idea di una volgare mercificazione della propria figura, nascosta magari nei piani ravvicinati sul viso e sul corpo che tendano a solleticare i più facili istinti: al contrario la leggiadria dell’insieme, unita all’intensità espressiva della coreografia e all’intelligenza della regia che tiene insieme il tutto con consapevolezza e attenzione, trasmettono un’idea di eleganza molto rara nel mondo della comunicazione usa e getta, dove spesso si preferisce fare appello a sentimenti molto viscerali e immediati sforando nella pura rozzezza.

Infine la musica, ovvero il brano L’amour toujours (I’ll Fly with You), nella versione cantata dall’artista israeliano Sagi Rei, il cui testo ancora una volta evoca l’idea del desiderio, del sogno di poter “avere accanto” la propria compagna. Gli stacchi di montaggio accompagnano il ritmo della canzone creando una sinergia fra le forme espressive dello spot e del videoclip, allo scopo di esaltare le movenze di Irina e rinnovare l’emozione di ogni sua apparizione in ogni inquadratura. Ma l’aspetto più interessante sta nel fatto che la canzone, in quanto cover (di un brano portato al successo in versione dance dal dj Gigi D’Agostino negli anni Novanta), contribuisce a riverberare il gioco dei “doppi” su cui si fonda visivamente lo spot. La canzone è essa stessa un “doppio”, richiamato da uno sfondo immateriale (quello del tempo) per contribuire all’idea evocativa di una bellezza come puro stato dell’essere che si fa emozione. Non a caso il testo, estremamente semplice perché pensato per servire una ritmica ossessiva tipica della musica dance, viene ricontestualizzato e trova nuova forza nella voce potente e aggraziata di Sagi Rei, il quale riesce a rendere emozionante un brano nato con finalità da tormentone, e gli conferisce una inedita dolcezza.

Tutto questo in soli 30 secondi che con la loro brevità sanciscono ulteriormente come la bellezza sia tale quando è fuggevole, un lampo che rischiara il buio e si imprime nel cuore salvo poi sparire quando non se ne può più fare a meno, lasciando lo spettatore preda di una malinconia e di un desiderio che a loro volta si rispecchiano nel duplice sguardo ammaliatore e triste che la stessa Irina ha sfoggiato durante la sua breve apparizione.

Spot Intimissimi Collezione Basic 2009
Regia: Greg Kadel
Agenzia: Leo Burnett Italia
Origine: Italia, 2009
Durata: 30’

Lo spot su YouTube
Sito di Intimissimi
Il brano I’ll Fly with You con testo e traduzione
Il brano originale L’amour toujours/I’ll Fly with you
Pagina di wikipedia su Irina Sheik
Blog dedicato a Irina Sheik
Pagina di Wikipedia su Sagi Rei

4 commenti:

Tamcra ha detto...

Ho rivisto con più attenzione lo spot Intimissimi, e devo dire che mi ha convinto. Quante pubblicità di biancheria intima femminile girano attorno al concetto "fai vedere le mutande"? Questa invece si istingue per l'insistenza, più che sui dettagli del corpo, sul viso e sullo sguardo della splendida Irina. Uno sguardo che si fa intrinsecamente "ricordo", che poi è la vera essenza della bellezza.

Univers ha detto...

Questo ultimo spot martellante suscita chiaramente un messaggio basato sul desiderio che lascia una malinconia di fondo (vuoi per i toni e il sonoro).
Puoi ottenerlo ma non puoi raggiungerlo in pieno, imho.
Ben felice di essere qui a leggere. Hai notevoli capacità critiche e sai imbastire delle concrete e piuttosto 'democratiche' recensioni (mi piace leggere di cinema più che il resto).
Probabilmente mi conosci, HM forever.
Un saluto.

Anonimo ha detto...

Una donna di straordinaria e folgorante bellezza, nonchè di particolare e intrigante fascino. E lo dico io che sono donna eterossesuale...

Anonimo ha detto...

Bravo Davide, interessante e originale quest'analisi estetico-critica-massmediologica dello spot, che peraltro confesso di non aver visto xchè evito come la peste qualsiasi blocco pubblicitario.

Comunque il post merita considerazione e lettura.