"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 17 luglio 2008

Visitors

Chi l’ha vissuta in diretta la ricorda come un evento, e di certo la trasmissione televisiva di Visitors è stata un grande successo commerciale, ma forse in pochi ne hanno compreso il valore e la lezione che ancora adesso ci testimonia di un momento di grande televisione. Oggi infatti si può tranquillamente affermare che il serial creato da Kenneth Johnson è stato uno spartiacque, che ha ricontestualizzato il soggetto dell’invasione aliena nella contemporaneità e nella società dell’immagine, sfruttandolo come metafora di temi immortali quali il Potere, il razzismo e l’ossessione dell’apparenza.

Le due miniserie originali (V e V: The Final Battle), realizzate rispettivamente nel 1983 e nel 1984, ci introducono infatti a un mondo che ancora non si è lasciato alle spalle i cascami della fantascienza classica, che sta ridefinendo i propri canoni estetici, ma che già ha compreso come la battaglia si vinca prima con la propaganda e poi con la potenza militare. In quest’ottica è assolutamente logico che gli invasori non arrivino con la forza delle armi, ma con le lusinghe dell’amicizia e della collaborazione e assumino immediatamente un ufficio stampa per i loro persuasivi proclami in mondovisione; ed è altrettanto giusto che a scoprire il loro aspetto di rettili (celato dietro perfette maschere) sia un reporter televisivo, che poi diventerà il leader di una Resistenza finalizzata a svelare al mondo, in diretta tv, chi si nasconde dietro il volto benevolo dei soldati in tuta rossa che hanno tappezzato le strade di ogni città di cartelli che inneggiano all’amicizia universale.

Nelle intenzioni di Kenneth Johnson il serial intende descrivere le possibili derive fascisteggianti di un regime che attecchisce nell’America democratica dove mai una dittatura è riuscita a instaurarsi, e diventa più in generale non solo un inno alle forme di Resistenza di ieri e di oggi, ma anche una acuta riflessione sui pericoli della Propaganda e sull’immaginario che le stesse Resistenza e Propaganda hanno naturalmente creato.

Ecco dunque che gli alieni vengono accolti con la marcia di Guerre Stellari, che la loro presenza dà vita a un fiorente merchandise fatto di giocattoli e modellini, mentre un giovane protagonista si lamenta perché il loro aspetto non è quello dell’E.T. spielberghiano e scrittori come Ray Bradbury vengono intervistati dalla tv a mo’ di opinionisti: in questi pochi eventi Johnson già mette lo spettatore di fronte all’evidenza che l’incontro con una civiltà extraterrestre non può non essere filtrato attraverso l’immaginario che il genere fantascientifico ha naturalmente sedimentato nella mente di ogni terrestre. Di come quindi la nostra mente sia incapace di prepararsi a una elaborazione critica rispetto a un evento inatteso perché troppo preoccupata di far aderire la realtà alle regole codificate dallo spettacolo.

Che la guerra sia interamente una questione di punti di vista, di verità da svelare e di inganni da smascherare è in fondo chiaro sin dalla primissima inquadratura di V: una soggettiva di Mike Donovan, che attraverso la sua camera a spalla tenta di documentare una guerra civile in El Salvador (poi interrotta dall’arrivo delle navi aliene). Il punto di vista è quindi il nodo focale per la Resistenza, anch’essa non immune da un immaginario proprio, che però si rivela decisamente più virtuoso di quello caro all’uomo assoggettato ai nemici. Ecco dunque che il primo a comprendere le macchinazioni dei Visitatori è Abraham, straordinario personaggio di anziano ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, l’unico che quindi capisce la posta in gioco e la necessità di resistere perché “altrimenti non abbiamo imparato niente”. E sarà proprio lui a creare il simbolo della “V” rossa che animerà la resistenza in nome della Vittoria. Insieme a lui vanno ricordati anche il giardiniere ispanico Sancho, il cui nonno ha combattuto con Zapata, e anche un prete che è stato testimone dei crimini perpetrati dai bianchi in Sudafrica.

Si palesa quindi una dicotomia fra un immaginario ripiegato in maniera inerte sui modelli codificati dallo show-business e uno invece vitale e virtuoso figlio della Storia, che trae forza dalla memoria collettiva come elemento unificante di uomini in lotta per la fratellanza universale, non falsa e meschina come quella dei Visitatori, ma reale e in grado di unire i popoli nel lirico finale di V: The Final Battle. Anche per questo il prosieguo della serie cerca di porre i protagonisti di fronte a conflitti interni alla loro comunità, che spesso vedono contrapposti genitori e figli: nello scontro generazionale si cela quindi la chiave del rapporto fra l’uomo e la sua memoria, per la ricerca di una verità condivisa che apra le porte a una pace reale fra i popoli contro ogni oppressione.

I presupposti sono ben esplicati nelle prime puntate della serie, laddove nelle ultime ci si abbandona maggiormente, per ovvi motivi di climax narrativo, a una maggiore adesione ai temi del fantastico, e quindi fanno capolino effetti speciali oggi primitivi e invenzioni fantastiche (come il mostruoso bimbo alieno o le psichedeliche tecniche di condizionamento mentale perpetrate dagli alieni ai danni dei prigionieri umani). Rimane però viva e forte una scrittura di ottimo livello, in grado di sfruttare ogni spunto in modo intelligente per dare vita a una storia compatta e coerente. La regia di stampo televisivo, tipica della serialità anni Ottanta, riesce per una volta a non apparire sciatta, ma funzionale al realismo ossequiato dalle tematiche della storia e per questo amplifica l’idea di una serie ben orchestrata.

La recente uscita in DVD della due miniserie originali e della successiva serie tv di 19 episodi permette quindi di riscoprire oggi un meritato cult, relegato erroneamente nei polverosi meandri della nostalgia e invece ancora in grado di riverberare la sua vitalità.

Sito di Visitors Italia
Gli episodi della due miniserie V su Wikipedia
Gli episodi di Visitors serie tv su Wikipedia
Servizio di Canal Jimmy dedicato a Visitors
La sigla di Visitors serie tv su You Tube

1 commento:

Zonekiller ha detto...

mi ricordo ancora l'emozione di aspettare in TV la trasmissione dei Visitors...e che flash quando si mettevano in bocca il topo!
Complimenti per la recensione...lo compro e lo riguardo volentieri