"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

mercoledì 26 marzo 2008

25 anni di… “Thriller”!

Cortometraggio o videoclip? E’ una domanda legittima considerando come sia spesso inserito anche in ambiti che non riguardano necessariamente la musica e lo si ritrovi citato in dizionari del cinema horror e non solo. Lo scoccare del venticinquesimo anniversario, che cadrà proprio il 2 dicembre di quest’anno, rappresenta comunque un’ottima occasione per riscoprirlo, sempre che sia legittimo usare un termine del genere a proposito di uno degli shorts più celebrati di tutti i tempi, appendice finale eppure punta dell’iceberg di un successo senza pari. Con 104 milioni di copie all’attivo, l’album “Thriller” di Michael Jackson risulta infatti ancora oggi il più venduto di tutti i tempi, nonché quello che ha definitivamente incoronato il cantante americano come Re del pop. Il videoclip arrivò a posteriori, un anno dopo l’uscita dell’album, e contribuì, incredibile ma vero, a rilanciarne il successo.

Come ammesso dal regista John Landis, Jackson lo coinvolse nel progetto dopo essere rimasto folgorato dal suo Un lupo mannaro americano a Londra. Landis, dal canto suo, accettò soprattutto perché attratto dall’idea di poter reintrodurre il cortometraggio nelle sale cinematografiche. L’idea di abbinare un breve film a un lungometraggio, infatti, apparteneva soprattutto al passato, con comiche o brevi cartoons che accompagnavano i successi del momento, e nel 1983 rappresentava ormai un ricordo di un’epoca lontana, che Landis rivitalizzò con piacere. Thriller accompagnò così la riedizione di Fantasia prima dei vari passaggi su Mtv (in anni più recenti si può prendere a esempio la proiezione de L’ultimo volo dell’Osiris della serie Animatrix, abbinato in sala a L’acchiappasogni di Lawrence Kasdan).

Non stupisce pertanto notare come il lavoro svolto da Landis con questo videoclip sia del tutto ascrivibile alla sua personale idea di cinema: in 14 minuti di girato, infatti, vengono passati in rassegna una serie di sottofiloni dell’horror cinematografico passato e presente, in ossequio al gusto cinefilo dell’autore. Per meglio comprendere questo aspetto bisogna considerare come, insieme a colleghi quali Joe Dante, John Landis stava conducendo negli anni Ottanta un fecondo tentativo di innovare la tradizione del fantastico in senso iconografico e linguistico con un citazionismo che non diventava semplice riproposizione dei modelli, ma una vera e propria scomposizione e ricomposizione di figure, scenari e storie del passato: un approccio che partendo dal ricordo diventava analisi critica del passato e apriva la strada a possibili interpretazioni del presente (in tempi più recenti questa pratica è stata ripresa e portata avanti da Quentin Tarantino). Non è un caso che, proprio un anno prima di Thriller, Landis avesse realizzato il bizzarro Coming Soon, raccolta-omaggio di trailer e sequenze di film horror classici, e che sempre negli stessi anni cercasse di far tornare dietro la macchina da presa il grande maestro del fantasy anni Cinquanta Jack Arnold (un progetto purtroppo naufragato).

Alla luce di tutto questo, Thriller parte con un incipit che cita gli exploitation horror-adolescenziali degli anni Cinquanta come I was a Teenage Werewolf e i gotici anni Trenta della Universal, e passa quindi allo zombie movie con una scena di resurrezione dei cadaveri fra le migliori della storia del cinema, omaggio sia a George Romero che a La lunga notte dell’orrore di John Gilling, piccolo classico della Hammer Film. E se la voce narrante di Vincent Price rimanda ovviamente al gotico anni Sessanta, la gustosa coreografia che vede Jackson danzare insieme ai morti viventi può essere vista come una simpatica strizzata d’occhio a Skeleton Dance, macabra eppure divertentissima Silly Simphonie disneyana del 1929!

Il gioco di scatole cinesi che mescola realtà e finzione attraverso un Jackson di volta in volta lupo mannaro o zombie, ci dice anche della natura critica di un progetto che vuole metaforizzare il disagio dello stesso Jackson circa la propria immagine: in quegli stessi anni, infatti, l’interprete di “Billie Jean” e “Bad” stava sottoponendosi ai primi interventi di chirurgia plastica, una tendenza che nel tempo avrebbe definitivamente mutato il suo aspetto. In tal senso la sua conversione in mostro ha un retrogusto che oggi possiamo considerare sicuramente amaro.

Altro lavoro interessante riguarda quello compiuto sul corpo stesso della canzone: il video infatti non viene costruito intorno al testo, ma è quest’ultimo a essere adattato, smembrato e, anch’esso, mutato e adeguato alle esigenze ritmiche del racconto. Alcune parti sono accorpate o eliminate, mentre altre vengono ampliate per offrire allo spettacolo, sempre in bilico fra orrore e ironia, le sue occasioni migliori. Il rapporto fra realtà e sua rappresentazione gioca inoltre con il cinismo dello spettatore, anticipandolo e dribblandolo in quello che diventa un vero e proprio gioco che rinnova il potere di un cinema fatto per divertire e stupire. Quasi un artificio illusionistico insomma, che si pone in perfetta continuità con il testo stesso della canzone: analizzandone infatti le parole è chiaro come “Thriller” sia un brano volto a riverberare il divertimento (alquanto infantile, ma non bambinesco) per la paura, per il piacere di spaventare il prossimo attraverso l’evocazione di immagini vivide e spaventose (mani che afferrano il collo, creature che strisciano nel buio e quant’altro).

Merito di Landis è stato dunque anche quello di non aver semplicemente esplicitato in immagini quanto inventato nel testo, ma di averne adeguato lo spirito a una narrazione divertita e citazionista affine alla sua memoria cinefila.

Thriller rimane quindi un momento importante nella storia del videoclip e del fantastico anni Ottanta, pur non essendo il primo esempio del genere: un anno prima, nel 1982, i Duran Duran e il regista Russell Mulcahy avevano realizzato l’interessante e poco considerato videoclip “Nightboat”, mentre bisogna tornare al 1962 (ben prima dell’avvento dei video musicali quindi) per trovare un altrettanto interessante brano musicale assorto a fenomeno di costume, ovvero “Monster Mash” di Bobby “Boris” Pickett. A conti fatti “Thriller” può considerarsi quasi un suo erede.

Michael Jackson’s Thriller
(id.)
Regia: John Landis

Sceneggiatura: John Landis, Michael Jackson
Origine: Usa, 1983
Durata: 14

Il video sul sito della Sony BMG

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