"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

domenica 28 aprile 2013

Kiki - Consegne a domicilio

Kiki - Consegne a domicilio

La piccola Kiki ha finalmente raggiunto i 13 anni di età e deve quindi abbandonare il suo paese per un anno di apprendistato da strega in una grande città. Accompagnata dal gatto Jiji, vola con la sua scopa in una località in riva al mare, dove trova accoglienza presso la panetteria della signora Osono. Sfruttando la sua unica abilità, quella di volare, Kiki riesce in fretta a mettere in piedi un servizio di consegne: le avventure e i disagi non mancano, ma la streghetta può così inserirsi nella vita cittadina. A lei si interessa anche il giovane Tombo, membro di un club di appassionati del volo. Tutto sembra procedere bene, fino al giorno in cui Kiki non si rende conto che il suo potere magico si è affievolito fino a sparire quasi del tutto.


Curiosa storia quella di Kiki - Consegne a domicilio, che nel lontano 2002 era stato distribuito direttamente in DVD dalla Disney Italia, con una colonna sonora manipolata pesantemente e una serie di vicissitudini tecniche legate all'edizione home video (la prima partita era fallata). Sarà anche per questo che era stato dimenticato abbastanza in fretta, e certamente in pochi si sarebbero aspettati che la Lucky Red gli avrebbe riservato un'uscita in sala, con un'operazione di indubbio merito.

A rivederlo su grande schermo, infatti, Kiki acquista una forza nuova: di base resta il film più apparentemente “leggero” di Hayao Miyazaki, nonché il più aderente ai canoni di un genere abbastanza codificato - quello delle “streghette”, molto popolare in Giappone soprattutto grazie alle serie televisive, da Sally la maga in poi. Un'opera che procede attraverso una serie di episodi che vedono la giovane protagonista di volta in volta impegnata in una consegna, nel rapporto con la gente della città fino allo spettacolare evento finale, con un'animazione che non accusa particolarmente i suoi anni. Ma in realtà, una visione più approfondita rivela altro, e riesce persino a scompaginare molte certezze.

Perciò, ritroviamo sì la curiosità ludica per i siparietti comici, l'empatia per la natura e il gusto per i comprimari in grado di attirare la simpatia dello spettatore (l'irresistibile gatto Jiji), ma accanto al resoconto ironico e lieve dell'avventura, si può notare una cifra insolitamente ansiogena, attraverso la quale Miyazaki riflette una sorta di timor panico per l'incedere inesorabile del tempo: è qualcosa che al solito si misura nella concretezza delle figure, come il corpo stesso di Kiki, che sta fra la “pesantezza” acquisita con l'età (il padre che la solleva con difficoltà perché non è più una bambina) e la leggerezza con cui si libra nel cielo a cavallo della sua scopa. Si torna in questo caso al tema puramente miyazakiano del volo, che qui appare come l'unica abilità realmente propria della strega. In effetti, null'altro connota Kiki come adepta della magia: i genitori (e in particolare la madre) appaiono quasi come degli scienziati un po' bislacchi e non c'è esibizione di incantesimi. Si potrebbe anzi affermare che la natura stregonesca della protagonista sia puramente strumentale a giustificare la sua attitudine a volare (fra l'altro è davvero intrigante la coincidenza che vede il film arrivare nelle sale insieme a Le streghe di Salem, che inquadra il tema della magia da un versante totalmente opposto).

Siamo insomma decisamente lontani dal semplice e spensierato racconto fantasy che si potrebbe credere, il film si inscrive anzi profondamente nel reale e l'allegoria della crescita e dell'andare incontro alla pubertà si fa più palese, così come l'ansia di corrispondere alle aspettative di un mondo che misura il valore della gente attraverso la sua capacità di “darsi da fare” e incasellarsi in un ben definito posto di lavoro. Ritroviamo qui l'altro grande tema di Miyazaki e dello Studio Ghibli, ovvero il conflitto tra la modernità e quell'innocenza perduta che sta nella prima giovinezza e anche nella vecchiaia (le figure anziane non a caso giocano un ruolo abbastanza evidente). Così, nessuno si stupisce più di tanto che Kiki sia realmente una strega, la sua capacità di volare assume una caratura speciale soltanto quando si rivela utile alle ragioni professionali o a quelle più eminentemente “mediatiche” (l'impresa finale commentata in tv e osservata con divertimento dal pubblico).

Tali ragioni ci dicono di un film dunque molto più moderno di quanto all'epoca non fosse legittimo pensare: il suo maggiore merito, comunque, sta tutto nella capacità del regista di portare avanti le sue istanze attraverso un discorso che rimane quasi completamente intimo, o comunque legato a dinamiche sempre vicine a una dimensione personale. Così, abbiamo le ansie della protagonista e il suo rapporto con una realtà altra verso cui è mossa da un sentimento ambivalente: da un lato affetto e grande fascinazione per la città (modellata sui modelli nord-europei, soprattutto della Svezia), dall'altro timore per la voglia di riuscire. Ma abbiamo anche rapporti fecondi con i comprimari, prima fra tutti Ursula, ragazza emancipata e ideale proiezione della stessa Kiki (parallelo suggerito anche dall'utilizzo della stessa doppiatrice), quasi una sorta di proiezione di un possibile futuro senza magia. Oppure il giovane Tombo, che nel suo interesse per le capacità di Kiki, è mosso da una spensieratezza un po' guascona che stempera l'ansietà della protagonista e del racconto.

Non stupisce, quindi, che a un certo punto tutto volga proprio al conflitto tra magia e realtà, con Kiki che perde il suo potere e si lascia quindi avvolgere dalla disperazione legata al non avere più quella caratteristica in grado di determinare il proprio valore “commerciale”. Un conflitto il cui punto di fuga è naturalmente dato dalle qualità intrinseche del personaggio, che, come la madre le ricorda, sono interiori e non esteriori e si legano all'abnegazione e alla capacità di risalire la china. L'allegoria si fa così concreto percorso di crescita, in grado di definire ulteriormente la stratificazione del racconto.

Va segnalato, infine, che l'uscita cinematografica si giova di un nuovo doppiaggio: oltre a ripristinare le musiche originali, l'edizione cambia anche la voce della protagonista, qui interpretata da un'eccellente Eva Padoan, addirittura sorprendente nelle due diverse tonalità di Kiki e Ursula.


Kiki - Consegne a domicilio
(Majo no takkyūbin)
Regia e sceneggiatura: Hayao Miyazaki (dal romanzo di Eiko Kanodo)
Origine: Giappone, 1989
Durata: 102'


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