"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

domenica 2 dicembre 2012

Torino 30+9

Torino 30+9

Ultimi fuochi del Torino Film Festival, che si congeda dal suo pubblico (numerosissimo) con uno dei titoli più attesi della sezione Festa Mobile, Anna Karenina, di Joe Wright, scritto da Tom Stoppard e che può contare su un cast davvero notevole. Accanto a Keira Knightley (Anna) troviamo infatti un ottimo Jude Law (il marito tradito) e il sempre più sorprendente Aaron Johnson, che ne ha fatta di strada dai tempi dell'adolescente sfigato di Kick-Ass. La messinscena sontuosa (e vagamente à la Baz Luhrmann, ma evitiamo confronti troppo stringenti) rinfaccia spesso allo spettatore l'idea del proscenio, o del palco teatrale su cui si consumano le azioni, in un andirivieni di ricostruzione storica e sfarzo scenografico. Il tutto esalta la natura barocca di una Russia imperiale evidentemente percepita come una sorta di universo autosufficiente nella sua finzione. In effetti, la storia di Anna e Aleksej, amanti adulteri in una nazione dove il “rispetto delle regole” (sociali e familiari) è considerato più importante della stessa legge, diventa più che altro il pretesto per mettere in scena un conflitto tra la pulsione irrazionale dei sentimenti e la rigidità schematica di una logica che pretende di governare il mondo. Come spesso accade, però, la struttura così apparentemente libera risulta soffocata dalla natura colossale della messinscena: per questo, alla fine spiccano soprattutto i personaggi minori, capaci di far vibrare la struttura narrativa più degli stessi protagonisti.
Se il cinema mainstream non ride, al contrario quello indipendente si dimostra estremamente capace di interessare e divertire: la sezione Rapporto Confidenziale, infatti, ci porta Thanks for Sharing, di Stuart Blumberg, già sceneggiatore dell'ottimo I ragazzi stanno bene. Abbiamo già visto passare in questo spazio altre pellicole dedicate alle ossessioni della contemporaneità. Stavolta tocca alla dipendenza sessuale, che affligge il sempre grande Mark Ruffalo e i suoi compagni di sedute in puro stile Alcolisti Anonimi. Viene spontaneo fare il confronto con il più noto Shame, ma significherebbe far passare al povero Blumberg (qui al suo primo lungometraggio) un brutto quarto d'ora, vista la superiorità tecnica della pellicola di Steve McQueen. Sul piano della scrittura, però, Thanks for Sharing vince la partita, grazie a dialoghi straordinariamente briosi, divertenti e pieni di citazioni pop, e a una struttura narrativa che, nel passaggio dai toni della commedia a quelli del dramma, centra l'argomento con maggiore pertinenza, aprendo davvero uno squarcio su questa patologia. Da segnalare una Gwyneth Paltrow straordinariamente sexy e, in un piccolo ruolo, la celebre cantante Pink, la cui presenza dovrebbe (si spera) assicurare visibilità alla pellicola quando sarà distribuita dalle nostre parti (con il titolo Tentazioni irresistibili).
Tornando poi alla sezione Festa Mobile, si cambia del tutto latitudine (e tipologia di film) con il francese L'étoile du jour, di Sophie Blondy, storia di una piccola compagnia circense squassata da gelosie che sfociano in tentativi di omicidio e tradimenti. Anche qui il cast è significativo, per i volti che riflettono varie realtà del cinema francese: si va infatti da Beatrice Dalle (purtroppo ormai sfatta e irriconoscibile) al bessoniano Tcheky Karyo, al Denis Lavant visto anche in Holy Motors di Leos Carax, fino alla dolce Natasha Regnier, che rimanda al cinema di Eugène Green, grande protagonista dell'edizione 2011 del festival. Su tutto un'anomala “coscienza” che ha le fattezze rock del mitico Iggy Pop, qui in inedita versione “angelica” e di bianco vestita. Il film è una malinconica ballata attraversata da sequenze oniriche effettivamente vicine a Carax e in grado di rendere ancora più affascinante un'operazione raffinata e visivamente molto intrigante, in cui i sentimenti più forti si stemperano in un'atmosfera decadente e surreale.
Chiusura affidata infine a Sally Potter, con il suo Ginger & Rosa (sempre Festa Mobile, ma avrebbe meritato il Concorso): è la storia di due giovani nate nel giorno del bombardamento di Hiroshima e che vivono la loro adolescenza durante la crisi dei missili di Cuba del 1962. Il contesto storico disegna uno scenario senza futuro, che si riflette nella frantumazione del microcosmo di Ginger (autentica protagonista, interpretata dalla sempre ottima Elle Fanning): suo padre infatti tradisce la madre con Rosa, determinando in tal modo la fine sia della famiglia che dell'amicizia fra le due ragazze. A colpire, comunque, non è tanto il dramma intenso e “bergmaniano”, che chiama in causa i conflitti edipico-familiari, quanto il fatto che tutto sia traslato sui valori che muovono i personaggi e che finiscono per essere svuotati di senso. L'attivismo di Ginger (che vuole protestare contro la possibile Terza Guerra Mondiale provocata dalla crisi dei missili) diventa infatti un mero surrogato della mancanza di punti fermi nella vita quotidiana; e i ragionamenti anticonformisti e filosofici del padre risultano soltanto un modo per mascherare le sue mancanze di uomo e genitore. In questo modo si crea una risonanza fra i vari livelli del film (umano, familiare, sociale e storico), tutti accomunati dal tema della disgregazione, che rendono la pellicola intensa e potente. Ottimo ancora una volta il cast, con ruoli minori per Oliver Platt e Annette Bening, come a ricordarci che, pur nella differenza qualitativa delle proposte, questa ultima giornata ci consegna un festival di splendidi volti, capaci di disegnare bellissimi personaggi.

Thanks for Sharing - trailer
L'étoile du jour - trailer

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