"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 7 febbraio 2012

Mission Impossible: Protocollo fantasma

Mission Impossible: Protocollo fantasma

Ethan Hunt viene richiamato in missione per fermare Kurt Hendricks, un ex stratega russo che vuole condurre il mondo a una nuova guerra nucleare in virtù di una folle idea evoluzionistica. Per portare a termine il suo piano, Hendricks ruba il congegno di attivazione delle testate nucleari russe dal Cremlino, e ne fa saltare un'ala per coprire le sue tracce. La colpa dell'attentato dinamitardo ricade così su Ethan e gli Stati Uniti attivano il “Protocollo fantasma”, smantellando l'intera IMF. Ethan riesce a fuggire, ma può contare solo sui colleghi Benji Dunn e Jane Carter, oltre che su William Brandt, formalmente un analista ma in realtà un agente con capacità operative. Oltre a tentare di fermare Hendricks, Ethan deve anche vedersela con Sidorov, un inarrestabile poliziotto russo che si ostina a dargli la caccia.


Fin dalle sue origini, la saga cinematografica di Mission: Impossible si è dimostrata molto sensibile alle potenzialità teoriche insite nel format spionistico, ma non tutti i registi che si sono avvicendati alla guida dei vari episodi hanno sfruttato questa possibilità sino in fondo. Brad Bird è al contrario consapevole dell'idea che ha fra le mani e riesce a sfruttarla in senso spettacolare, senza perdere di vista una riflessione tutta incentrata sul genere. Il “fantasma” evocato sin dal titolo diventa così una figura retorica che il film eleva a linea guida, offrendo capovolgimenti percettivi talmente estremi da iscrivere l'avventura fuori dal reale, in un mondo dove ogni cosa appare come il suo contrario. Pertanto, a essere ingannati di volta in volta non sono soltanto i personaggi - che devono barcamenarsi fra piani machiavellici e truffe ai danni dei nemici - ma anche gli spettatori, accompagnati lungo una corsa tra scenari, situazioni, ruoli e realtà mutevoli sin dall'incipit con Ethan galeotto.

Il meccanismo è dunque a cerchi concentrici e, nel suo interessare ogni possibile livello narrativo, rende obsoleti gli elementi ingannatori più evidenti. Le maschere vengono così evocate, ma non utilizzate (se non sporadicamente dal cattivo di turno), i meccanismi che le producono si inceppano, e i vari ritrovati tecnologici hanno una durata limitata, tanto che prima o poi si guastano. L'elemento straordinario, iscritto in una realtà ingannevole, viene ben presto "normalizzato" e ha dunque una sua ragione d'essere soltanto fin quando è temporaneo, mentre i personaggi possono permettersi di risolvere la loro missione solo quando diventano pure fantasmi in una realtà che li rinnega o li ignora: si ripensi in questo senso a Benji che alla fine lamenta il fatto che il mondo non è consapevole di essere stato salvato.

Ma l'aspetto più interessante è tutto insito nel modo in cui Bird modula espressivamente queste possibilità: gli spazi chiusi diventano aperti (la prigione), le pareti invece di essere ferme si muovono (l'irruzione nel corridoio del Cremlino), le superfici lisce si tramutano in montagne da scalare (il grattacielo), gli inseguimenti avvengono all'interno di una tempesta di sabbia e gli spazi cambiano e sembrano dare forma a un struttura labirintica. Da rimarcare in tal senso la bella sequenza in cui il venditore e il compratore dei codici di lancio delle testate nucleari vengono dirottati su due differenti stanze, in un inganno incrociato in cui la transazione avviene per interposta spia, ma soprattutto il lungo confronto finale fra pedane mobili che descrivono una situazione slapstick degna di una vecchia comica di Harold Lloyd.

Da questo versante è palese che il film, pur nel suo offrirsi come prodotto spettacolare di ultima generazione, sia a conti fatti un'opera che guarda al passato e che riesuma moduli espressivi classici. Più dei proiettili sparati dalle pistole, infatti, Bird dimostra di essere interessato alle possibilità offerte da fughe concitate in un andirivieni di porte che si aprono e si chiudono, mentre la struttura generale del film ammicca in modo evidente a quella del Bond-movie classico. Per questo si riesuma lo scenario da Guerra Fredda con i blocchi contrapposti e la minaccia nucleare che tiene sotto scacco il mondo, mentre un supercattivo da fumetto, fautore di idee tanto grandiose quanto assurde, spinge i nostri eroi a usare una vasta gamma di ritrovati tecnici per compiere imprese che nella loro spettacolarità sono anche abbastanza goffe (pensiamo a Brandt in bilico sulla ventola, con palese effetto demistificatorio).

Conseguentemente, uno dei più grandi inganni perpetrati scientemente dal film è quello di far oscillare la storia fra toni molto diversi: si parte come un prison-movie, che poi diventa un film d'azione, in una escalation che dal drammatico passa sfacciatamente al comico (si ride molto durante la visione), salvo poi assestare un magnifico colpo di coda con un finale capolavoro che riassesta il tutto su toni malinconici e crea la saldatura con la figura retorica del fantasma. L'immagine quasi eastwoodiana di Ethan Hunt che scompare all'orizzonte dopo aver deciso di abbracciare fino in fondo la sua natura di eroe “nascosto” che non può avere una vita personale, è la teorizzazione finale del genere, ma anche un momento dolcissimo e emozionante in cui il personaggio parla direttamente al cuore dello spettatore rivelando la sua intimità: ancora una volta le figure del cinema di Brad Bird (Il Gigante di Ferro, gli Incredibili e il topino di Ratatouille) sono irreali, ma riescono a dimostrare un'umanità assolutamente sincera.


Mission: Impossible – Protocollo Fantasma
(Mission: Impossible – Ghost Protocol)
Regia: Brad Bird
Sceneggiatura: André Nemec, Josh Appelbaum, Christopher McQuarrie, ispirato alla serie tv creata da Bruce Geller
Origine: Usa, 2011
Durata: 132'

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